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venerdì 8 luglio 2016

Ma i Warriors di Durant sono davvero imbattibili?


È bastato un tweet a Kevin Durant. Un tweet per cambiare tantissime cose. Probabilmente pur diventando il giocatore più pagato dei Warriors - ma Steph Curry si riprenderà lo scettro l'estate prossima - scegliendo Golden State ha sacrificato il proprio ruolo nella storia del gioco perché  i titoli che presumibilmente vincerà saranno comunque titoli di gruppo. Possibile che non diventi mai il giocatore di riferimento dei Warriors e di sicuro non ne sarà mai il volto. Attenti però a non sottovalutarlo: Durant è un sette piedi che gioca come una guardia ma con tutti i vantaggi di essere cosi alto e avere braccia lunghissime. Quindi magari farà incetta di titoli da MVP, non sarà il volto dei Warriors ma sarà lo stesso riconosciuto come il giocatore più forte della Lega. Ma non è questo l'effetto più dirompente della sua firma: il fatto è che ha eliminato l'avversario più temuto dai Warriors, Oklahoma City, il più pericoloso a ovest di sicuro (a est ovviamente c'è sempre un problema chiamato LeBron). Non c'è una squadra adesso che possa davvero superare i Warriors, non con Durant a bordo.

È vero che i titoli vanno vinti sul campo e che i Superteam storicamente hanno sempre risposto un po' meno bene di quanto sembravano forti sulla carta, persino quelli che hanno vinto. I Lakers aggiunsero a Jerry West ed Elgin Baylor addirittura Wilt Chamberlain ma vinsero un solo titolo. E lo vinsero senza Baylor. I Miami Heat hanno vinto due titoli con LeBron, Wade e Bosh ma due li hanno persi. I Lakers del 2004 aggiunsero a Kobe e Shaq due Hall of Famer come Gary Payton e Karl Malone. E implosero.

Ma questo è un caso senza precedenti perché il più vecchio delle star di Golden State ha 28 anni e le stelle sono quattro e ne sono bastate tre per vincere 73 partite, un titolo e arrivare a due minuti dal secondo titolo. E la quarta star, Durant appunto, forse è il miglior giocatore della squadra. In più questa abbondanza di talento è una polizza assicurativa contro gli infortuni. I Warriors sono nella posizione unica di poter sopportare la perdita di una megastar e poter vincere lo stesso. Nessun altro potrebbe farlo. Non Cleveland se perdesse Kyrie Irving o San Antonio senza Leonard.

I Superteam di solito hanno un difetto. Sono squadre poco profonde e con equilibri precari. Per avere Durant, i Warriors hanno rinunciato seduta stante a tre giocatori, di cui due centri. E dovranno per accontentare tutti giocare tanto smallball. Diventerà quasi un'arma costante per non eliminare Andre Iguodala con il risultato che Draymond Green spenderà molto del suo tempo da centro. Tuttavia l'assunto per cui questo utilizzo sarà punitivo è fuorviante: quando Golden State gioca piccolo nessuno gioca con un centro che possa fisicamente metterlo in difficoltà quando lo attacca. Tutti si abbassano a loro volta nel tentativo di alzare la pressione sul perimetro. Nella misura in cui terranno a rimbalzo, e Zaza Pachulia è perfetto per fare questo per 20 minuti a partita, non avranno problemi.

Certo, si gioca con un pallone solo e non tutti i bomber di Golden State potranno segnare quanto in passato. Lo scorso anno Curry e Durant sono stati primo e terzo realizzatore della Lega. Ma l'efficienza può crescere ancora. Come si possono marcare con un minimo di efficacia tre tiratori come Curry, Thompson e Durant? Il pick and roll Curry-Green ha messo a soqquadro la Lega fino a quando in parte Billy Donovan e certamente Tyronn Lue (almeno da gara 3) l'hanno neutralizzato - per quanto possibile - usando Durant o James da 4 nominale su Green per cambiare e mettere un giocatore fisico, lungo e veloce contro Curry dopo il pick. In questa situazione Durant nella finale di conference ha mostrato possibilità difensive che non tutti gli riconoscevano.

Ma adesso quel pick and roll può essere completato giocando con Durant e Thompson, tutti e due!, lontano dalla palla. Mentre un pick and roll Curry-Durant sulla carta è spaventoso. Se prima potevi concedere a Green il tiro da tre  soprattutto con un piccolo addosso, cosa puoi fare contro Durant? Quando giocava il pick and roll con Russell Westbrook la scelta più comune era concedere il tiro da fuori a Westbrook ma questo lusso contro Curry non è ipotizzabile. È il perfetto pick and roll. Si tratta di scegliere come morire.

E questo è il motivo per cui a memoria non c'è mai stata una stagione partita con un pronostico così sbilanciato a favore di una singola squadra. Neppure i Bulls di Michael Jordan sono mai stati cosi nettamente favoriti come lo saranno i Warriors al via della prossima stagione. Infine l'ultimo obiettivo centrato da Durant: ha trasformato i Warriors da squadra simpatia, bellissima, intrigante in una macchina da guerra, impressionante, ma odiata da tutti. Nessuno tifava Miami quando i Superfriends si misero d'accordo per portare il loro talento a South Beach. Nessuno sarà dalla parte di una squadra che adesso ha davvero troppo per risultare simpatica. Dopodiché, andremo a misurare l'ego di tutti e quella piccola formalità di dover battere LeBron James (e Kyrie Irving), ma per lui è sempre più difficile.

2 commenti:

  1. Effettivamente hanno una profondità di talento disarmante, ma personalmente resto scettico sull'effetto di lungo periodo del loro modo di giocare sul basket come interpretazione sportiva collettiva. Sono bellissimi da vedere ma continuo a preferire il sistema Spurs, che poi non è neanche così nettamente diverso ma ai miei occhi profani più equilibrato.

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    1. I concetti sono simili. Muovere la palla alla ricerca di un buon tiro. Gli Spurs sono solo meno innamorati degli Home Run. Ma con Curry e Thompson puoi fare diversamente?

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