Era il 2004. I Lakers avevano appena perso in maniera catastrofica
la Finale contro i Pistons. Un 4-1 senza storia, inatteso e parente
stretto di un cappotto. L'unica vittoria in gara 2 era stata acciuffata
in extremis dopo un tempo supplementare con una tripla concessa a Kobe
Bryant. Era il Superteam con Gary Payton e Karl Malone al passo d'addio.
Opinioni, analisi e i miei libri: il mondo del basket americano visto da me di Claudio Limardi
NBA Finals 1990-1999
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New York Basketball Stories 2.0
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Golden Times
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All-Star
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Kobe Bryant
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I più grandi tiratori
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American Way
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San Antonio Spurs
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Mike D'Antoni
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LeBron James
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venerdì 30 dicembre 2016
giovedì 29 dicembre 2016
NBA WEEK 9/Kyrie Irving è il miglior closer della Lega?
2 JAMES HARDEN - Almeno 10 assist in 10 partite su 11.
3 KEVIN DURANT- È la vita che si è scelto. Gioca una strepitosa partita con energia estrema a Cleveland ma i Warriors perdono e lui si prende le colpe.
mercoledì 28 dicembre 2016
Joel Embiid un rookie avvantaggiato ma unico per i Sixers
Joel Embiid vincerà il trofeo di rookie dell'anno. La corsa non è neppure cominciata. Il suo dominio è schiacciante. Ha un vantaggio netto sulla concorrenza, quello di essere stato scelto due anni fa. Pur non avendo giocato, ha due anni di più, ha potuto maturare fisicamente e tecnicamente, è stato esposto per due anni ai ritmi di lavoro, al contesto di un club NBA. Potrebbe essere discutibile la regola ma ne hanno beneficiato altri prima di lui. David Robinson ad esempio debuttò a San Antonio due anni dopo la scelta e a differenza di Embiid non era nemmeno infortunato. O Blake Griffin.
lunedì 26 dicembre 2016
Ecco come Pat Riley portò Shaq a Miami
Era il 2004. I Lakers avevano appena perso in maniera catastrofica la Finale contro i Pistons. Un 4-1 senza storia, inatteso e parente stretto di un cappotto. L'unica vittoria in gara 2 era stata acciuffata in extremis dopo un tempo supplementare con una tripla concessa a Kobe Bryant. Era il Superteam con Gary Payton e Karl Malone al passo d'addio.
I ritiri di maglia degli Spurs: ma chi era Captain Late James Silas?
Il ritiro della maglia numero 21 di Tim Duncan da parte dei San Antonio Spurs era un gesto scontato. Nessun giocatore ha vinto di più o è stato più importante nella storia della franchigia. Per quanto si tratta di un'organizzazione modello quasi nulla di quello che è stato realizzato sarebbe stato possibile senza il colpo di fortuna della Lotteria del 1997. Il 21 di Duncan è l'ottavo numero ritirato dagli Spurs. Prima di lui sono stati onorati dello stesso gesto David Robinson, Sean Elliott, Avery Johnson, Bruce Bowen, George Gervin, Johnny Moore e James Silas.
sabato 24 dicembre 2016
NBA WEEK 8/All in One
Se fosse una squadra NCAA, Minnesota sarebbe difficilmente battibile
ma
siccome gioca nella NBA il problema è più serio e non pare averlo
risolto la presenza di un top coach come Tom Thibodeau. I Wolves sono
l'ultimo esperimento di squadra costruita attraverso il draft con
iocatori coetanei da crescere tutti assieme. In passato ha funzionato
raramente. Il mix giovani-veterani ha un record storico migliore.
Golden Times: quando i Warriors scelsero Jerry West
Joe Lacob voleva un consigliere. Una persona che suggerisse, un appoggio esperto per lui e per i suoi manager o allenatori. Una voce sicura. Joe Lacob voleva Jerry West, l'uomo simbolo - letteralmente - della NBA. Un uomo che ha sempre avuto un appuntamento fisso con la Finale NBA prima da giocatore, quasi sempre dalla parte sbagliata (nel 1969 fu MVP di una finale persa: non è mai più successo), poi da infaticabile, geniale general manager. West aveva scambiato Norm Nixon per Byron Scott, un rookie, aveva firmato Bob McAdoo quando nessuno l'avrebbe voluto toccare, aveva scelto Pat Riley come allenatore preferendolo a sé stesso!, era l'uomo che aveva sfasciato i Lakers per poter firmare da free-agent Shaquille O'Neal e poi girare Vlade Divac a Charlotte per un 18enne di nome Kobe Bryant. Ma Jerry West, il cui ultimo lavoro era stato a Memphis, era sempre stato soprattutto una bandiera dei Los Angeles Lakers.
mercoledì 21 dicembre 2016
NBA WEEK 8/the next 10 con Gordon Hayward e il caso Cousins
11 STEPHEN CURRY - Dei top players dei Warriors è l'unico che stia tirando peggio ma è possibile che succeda semplicemente perché non si poteva tirare meglio di come ha fatto l'anno scorso.
12 DEMARCUS COUSINS - Periodo durissimo culminato con la guerra personale al Sacramento Bee, il quotidiano di casa. Trade Watch. Full Alert. Il cambio di scenario forse inevitabile.
lunedì 19 dicembre 2016
NBA WEEK 8/nei top 10 compare The Greek Freak
1 RUSSELL WESTBROOK - Tre partite di fila senza tripla doppia di cui due perse prima di dare via 22 assist contro Phoenix dimostrano che dopo tutto è umano.
2 JAMES HARDEN - Non riuscirà a emulare Nate Archibald perché lo status di unica superstar di Houston lo conduce sui binari degli assist più che dei punti. Ma se i Rockets con meno star power delle altre sono tra le prime cinque squadre della Lega il credito va a lui.
2 JAMES HARDEN - Non riuscirà a emulare Nate Archibald perché lo status di unica superstar di Houston lo conduce sui binari degli assist più che dei punti. Ma se i Rockets con meno star power delle altre sono tra le prime cinque squadre della Lega il credito va a lui.
NBA WEEK 8/c: la guerra ai riposi delle star
Il
nuovo contratto collettivo prevede una seria riduzione del numero di
partite back-to-back e soprattutto la combinazione ritenuta più letale,
le quattro gare in cinque giorni. Per creare spazio - essendo fuori
discussione la riduzione del calendario- la stagione comincerà due
settimane prima circa per dilatare la durata. L'obiettivo è duplice:
proteggere la salute dei giocatori quindi ridurre i rischi di infortunio
e con più tempo per recuperare convincere gli allenatori a non
"riposare" i giocatori chiave in talune partite.
NBA WEEK 8/b: il nuovo contratto creerà un problema ai Warriors
Il nuovo contratto collettivo siglato in linea di principio è un atto di intelligenza. La NBA attraversa un momento strepitoso e rovinarlo o comprometterlo con una battaglia sindacale sarebbe stato delittuoso. Anche da parte dei giocatori ovviamente.
I dati salienti a quanto è dato sapere sono soprattutto quattro:
NBA WEEK 8/a: l'evoluzione imperfetta dei Timberwolves
Se fosse una squadra NCAA, Minnesota sarebbe difficilmente battibile ma
siccome gioca nella NBA il problema è più serio e non pare averlo
risolto la presenza di un top coach come Tom Thibodeau. I Wolves sono
l'ultimo esperimento di squadra costruita attraverso il draft con iocatori coetanei da crescere tutti assieme. In passato ha funzionato
raramente. Il mix giovani-veterani ha un record storico migliore.
Lo sanno bene a Minnesota perché il triangolo Marbury-Garnett-Laettner non è durato molto e la squadra ha ottenuto i risultati migliori quando è stata costruita attorno a Kevin Garnett con veterani quali Latrell Sprewell e Sam Cassell. A Dallas la combinazione Kidd-Jackson-Mashburn si sciolse ai primi accenni di gelosia. Il precedente migliore è il più recente. Oklahoma City avrebbe certamente vinto se avesse conservato il trio Westbrook-Harden-Durant. Ma in fondo il problema è anche questo. Harden se ne andò per pochi milioni di dollari - so quanto è paradossale dirlo - e maggiori responsabilità. Qualcosa succede sempre.
Lo sanno bene a Minnesota perché il triangolo Marbury-Garnett-Laettner non è durato molto e la squadra ha ottenuto i risultati migliori quando è stata costruita attorno a Kevin Garnett con veterani quali Latrell Sprewell e Sam Cassell. A Dallas la combinazione Kidd-Jackson-Mashburn si sciolse ai primi accenni di gelosia. Il precedente migliore è il più recente. Oklahoma City avrebbe certamente vinto se avesse conservato il trio Westbrook-Harden-Durant. Ma in fondo il problema è anche questo. Harden se ne andò per pochi milioni di dollari - so quanto è paradossale dirlo - e maggiori responsabilità. Qualcosa succede sempre.
giovedì 15 dicembre 2016
NBA WEEK 7/All in One
I Warriors hanno vinto per la settima volta consecutiva
contro i Clippers che per molti - incluso me - sarebbero l'unica squadra con il
potenziale teorico per metterli in difficoltà nella Western Conference. Che si
sia giocato a Los Angeles e che la partita non abbia avuto storia è allarmante
per l'equilibrio o presunto equilibrio dei playoffs.
martedì 13 dicembre 2016
NBA WEEK 7/i top 20 della stagione
1 RUSSELL WESTBROOK - Donovan fa notare che quando va a rimbalzo
difensivo con forza poi in stile Magic il contropiede diventa letale. E i
Thunder sono quasi obbligati a correre perché non hanno tiratori. Ha
chiuso a 7 la sua serie di gare in tripla doppia.
2 JAMES HARDEN - Ha perso il duello con Westbrook e vinto la partita. Beverley gli consente di nascondersi in difesa sugli Andre Roberson della situazione. Contro Dallas i suoi 16 assist sono solo uno in meno rispetto al record carriera.
2 JAMES HARDEN - Ha perso il duello con Westbrook e vinto la partita. Beverley gli consente di nascondersi in difesa sugli Andre Roberson della situazione. Contro Dallas i suoi 16 assist sono solo uno in meno rispetto al record carriera.
NBA WEEK 7/ranking: il grande ritorno dei Knicks al 10!
1 GOLDEN STATE – Ha vinto tre gare su quttro giocate in cinque giorni inclusa quella più significativa contro i Clippers. Con Zaza Pachulia afflitto da qualche problema fisico, in quintetto si è visto Kevon Looney, da UCLA, numero 30 nei draft del 2015 ma di fatto un esordiente.
2 SAN ANTONIO – La prima sconfitta in trasferta è stata presa male da Gregg Popovich. La risposta è stata violenta. Interessante la crescita del centro Dewayne Dedmon, che probabilmente per il quarto anno di fila avrà più rimbalzi che punti a fine stgione.
lunedì 12 dicembre 2016
NBA WEEK 7/d: Patrick Beverley il Bad Boy della NBA
NBA WEEK 7/c: LeBron alla scalata dei più grandi di sempre
Nel giro di pochi giorni LeBron James ha realizzato due imprese
statistiche. Naturalmente rappresentano anche due buoni motivi per
rafforzare la sua candidatura, scontata, tra i più grandi giocatori di tutti i tempi. Ma è ovvio che tutte le grandi individualità nella storia
della NBA abbiano al loro attivo numeri stupefacenti. LeBron è
diventato il nono realizzatore di sempre superando Elvin Hayes,
probabilmente il meno noto al grande pubblico dei primi 10-15
realizzatori.
domenica 11 dicembre 2016
NBA WEEK 7/a: la lezione dei Warriors ai Clippers
I Warriors hanno vinto per la settima volta consecutiva
contro i Clippers che per molti - incluso me - sarebbero l'unica squadra con il
potenziale teorico per metterli in difficoltà nella Western Conference. Che si
sia giocato a Los Angeles e che la partita non abbia avuto storia è allarmante
per l'equilibrio o presunto equilibrio dei playoffs.
giovedì 8 dicembre 2016
NBA WEEK 6/all in one
I Milwaukee Bucks sono decisamente in area playoffs in una Eastern Conference in cui solo le due squadre migliori sembrano definite, Cleveland e Toronto. I Bucks stanno lievitando ma soprattutto lo stanno facendo senza aver preso alcuna scorciatoia. Michael Beasley è stato firmato solo per sopperire ai sei mesi di assenza di Khris Middleton ma ha più spazio di lui il giovane Tony Snell, acquistato da Chicago anche se per ora il suo teorico tiro da fuori non si è visto (29%). Jason Terry è l'unico veterano ma la squadra è soprattutto nelle mani di Giannis Antetokounmpo, 22 anni. La seconda star della squadra è Jabari Parker che è del '94. I due migliori giocatori hanno 43 anni in due. Chi vive una situazione simile? In quintetto ci sarebbe Middleton che ha 25 anni (quanto è grave la sua assenza? Lo scorso anno aveva 18.2 punti e 4.2 assist per gara). Ha 25 anni anche Snell, ne ha 26 John Henson che ormai gioca anche centro.
mercoledì 7 dicembre 2016
Larry Bird 60 anni da Larry Legend, i Celtics nel DNA
Nel 1992 volai a Portland. Prima volta da inviato in America. Una serie di disavventure aeree e arrivai in Oregon con un giorno di ritardo. Mi persi il debutto del Dream Team e una grande prova di Larry Bird contro Cuba. Era nella squadra ma aveva la schiena a pezzi. Si sarebbe ritirato a 35 anni con l'oro olimpico al collo. A Portland non giocò più fino alla finale del Preolimpico contro il Venezuela ma solo perché Magic lo alzò di peso da terra. Bird era un duro ma la schiena era un disastro. La gente però voleva vederlo. Sarebbe stata la sua ultima apparizione da giocatore sul suolo americano. Magic con grande senso dello spettacolo l'aveva capito.
lunedì 5 dicembre 2016
NBA WEEK 6/ranking: gli Spurs sulle orme dei Warriors
1 GOLDEN STATE –Ha fatto rumore la sconfitta con Houston, arrivata dopo due tempi supplementari con la complicità - non decisiva - di un discutibile fallo in flagrante fischiato a Draymond Green. Ha un differenziale di +12.7 che fa impallidire le altre squadre. Segna 119 punti a partita.
NBA WEEK 6/the race for the MVP: uno sguardo ai Next 10
Questa settimana scorriamo brevemente i primi 10 e andiamo sui "NEXT" perché si possono scorgere molte cose interessanti.
1 RUSSELL WESTBROOK - E' il mondo di Westbrook. Primo nei tiri liberi segnati, tentati e nei tiri sbagliati...
2 JAMES HARDEN - Ha vinto contro i Warriors ed è primo nelle palle perse. Non è un pregio ma dimostra quante iniziative stia prendendo.
NBA WEEK 6/c: a Dallas conviene fare "tanking"?
Mark Cuban ha negato che i Dallas Mavericks possano essere interessati a
estrarre dal cilindro di questa stagione una sorta di "tanking job" per
scegliere molto in alto nel prossimo draft e ricostruire. Cuban è
abbastanza pratico e moderno da considerare l'opzione. Ed è abbastanza
furbo da negare di averlo fatto. Ma i motivi addotti meritano
un'analisi. Banale e scontato ricordare che perdere non assicura la
prima o seconda chiamata. Lo è anche notare che per quanto quotato il
prossimo draft non offra LeBron James o Shaquille O'Neal o Tim Duncan
ovvero giocatori per i quali varrebbe la pena compiere qualsiasi
sacrificio. Ma è molto interessante Cuban quando dice che giocare per
non vincere sviluppa cattivi abiti nei giocatori. Fallo diventare uno
status mentale e finisci per allevare giocatori perdenti che non saranno
mai capaci di vincere.
NBA WEEK 6/b: quale futuro per DeMarcus Cousins?
DeMarcus Cousins diventerà free-agent nel 2018 +ma ci sono molti motivi
per pensare che non arriverà a quel giorno con la maglia dei Sacramento
Kings addosso. Cousins è il miglior giocatore nella NBA attuale che non
abbia mai neppure sfiorato i playoffs. E a dispetto delle cifre - spesso
esibite per ricordare quanto sia fortr Anthony Davis - che nel suo caso
sembrano secondarie rispetto al temperamento o la reputazione, i falli
tecnici o le dichiarazioni fuori luogo. Come quando ha ammesso che il
suo sogno sarebbe giocare di muovo assieme a John Wall. E magari anche a
Eric Bledsoe. Tutti e tre erano insieme a Kentucky. Tutti e tre
andarono via dopo un anno. Tutti e tre furono prime scelte. Tutti e tre
si sentono incompresi e giocano per squadre che probabilmente non
giocheranno i playoffs e vanno costantemente monitorate sul mercato.
Cercando i nomi di giocatori che potrebbero cambiare squadra a breve
loro tre figurano ai primi posti. Cousins al primo.
NBA WEEK 6/a: il futuro è con Milwaukee e con Antetokounmpo
I Milwaukee Bucks sono decisamente in area playoffs in una
Eastern Conference in cui solo le due squadre migliori sembrano definite,
Cleveland e Toronto. I Bucks stanno lievitando ma soprattutto lo stanno facendo
senza aver preso alcuna scorciatoia. Michael Beasley è stato firmato solo per
sopperire ai sei mesi di assenza di Khris Middleton ma ha più spazio di lui il
giovane Tony Snell, acquistato da Chicago anche se per ora il suo teorico tiro
da fuori non si è visto (29%). Jason Terry è l'unico veterano ma la squadra è
soprattutto nelle mani di Giannis Antetokounmpo, 22 anni. La seconda star della
squadra è Jabari Parker che è del '94. I due migliori giocatori hanno 43 anni
in due. Chi vive una situazione simile? In quintetto ci sarebbe Middleton che
ha 25 anni (quanto è grave la sua assenza? Lo scorso anno aveva 18.2 punti e
4.2 assist per gara). Ha 25 anni anche Snell, ne ha 26 John Henson che ormai
gioca anche centro.
venerdì 2 dicembre 2016
Prima Adams ora Harden: la pericolosa china di Green
(Aggiornamento) Quando parla Draymond Green è una persona articolata, che elabora e non ha problemi ad assumersi le proprie responsabilità. Ma ci sono dei limiti al perdono e verrà presto il giorno in cui persino i Golden State Warriors dovranno porsi delle domande se ogni notizia riguardante Green continuerà ad essere una brutta notizia.
mercoledì 30 novembre 2016
Golden Times: Baron Davis, Stephen Jax e il "We Believe"
Baron Davis, californiano
di Los Angeles (anzi di UCLA) con il pallino del cinema e una personalità
dirompente, venne acquistato dai New Orleans Hornets, la sua unica squadra NBA
fino ad allora. Era un All-Star, generalmente disinteressato alla difesa ma di talento
enorme, un leader. Per averlo, Mullin sacrificò un giocatore marginale come
Speedy Claxton e un veterano a fine carriera, il suo ex compagno di squadra a
Indiana, Dale Davis. Una grande operazione.
martedì 29 novembre 2016
NBA WEEK 5: New Orleans, Kevin Love, i delusi e i deludenti, Noah, Westbrook
Tutto sommato la stagione dei Pelicans non era finita
prima di cominciare, a dispetto dei tanti infortunati. Il rientro di Jrue
Holiday ha avuto un effetto dirompente. Sia dal punto di vista tecnico - ha
molto più talento di qualsiasi altro giocatore del roster di New Orleans che
non si chiami Anthony Davis - che mentale. Holiday era stato dispensato
dall'unirsi al gruppo a causa della malattia della moglie - giocatrice di
calcio di livello internazionale -, colpita durante la gravidanza da un tumore
al cervello. La moglie ha partorito, ora sta meglio e Holiday è tornato a
giocare. Con lui in campo i Pelicans hanno vinto quattro gare su sei (in
assoluto 6-4 nelle ultime 10) e allentato la pressione su Coach Alvin Gentry e
anche l'attesa spasmodica di un'esplosione di Davis a chiedere una cessione che
ovviamente non avrebbe senso per il club. Holiday viaggia a 16.2 punti e 6.6
assist per gara partendo per ora dalla panchina.
lunedì 28 novembre 2016
NBA WEEK 5/the race for the MVP: le triple di Westbrook
Non succede mai
che l’MVP della stagione giochi in una squadra da meno di 50 vittorie stagionali.
Anche se questa potrebbe essere una discriminante a favore di uno dei tre
grandi protagonisti di questo primo quarto di stagione, il concetto andrebbe
forse rivisto in una stagione in cui ci sono tre giocatori di squadre al
momento “borderline” da questo punto di vista (se non meno, molto meno che “borderline”).
NBA WEEK 5/c: da Turner a Diaw è ora di pentimenti
I cinque
colpi più infelici del mercato 2016.
1 EVAN TURNER (Portland) - Contratto da 70 milioni per un giocatore offensivo in una squadra che sul perimetro aveva già tutto il talento di cui si può avere bisogno con Lillard e McCollum. La mossa può avere un senso futuro ipotizzando che Turner possa servire sul mercato ma tecnicamente aveva poco senso prima e non ne ha ora. Per lui ci sono 8.6 punti con il 40.4% dal campo che è minimo in carriera.
1 EVAN TURNER (Portland) - Contratto da 70 milioni per un giocatore offensivo in una squadra che sul perimetro aveva già tutto il talento di cui si può avere bisogno con Lillard e McCollum. La mossa può avere un senso futuro ipotizzando che Turner possa servire sul mercato ma tecnicamente aveva poco senso prima e non ne ha ora. Per lui ci sono 8.6 punti con il 40.4% dal campo che è minimo in carriera.
NBA WEEK 5/b: l'asterisco sui 34 di Kevin Love
I 34 punti segnati da Kevin Love in in solo quarto sono la seconda prestazione NBA di sempre dopo i 37 di Klay Thompson ma dovrebbero portare un asterisco perché ottenuti contro Portland. I Blazers capeggiano la classifica delle squadre più deludenti della stagione per colpa principalmente della difesa. In questo momento la peggiore della West Coast. In ogni caso Love è un giocatore difficile da digerire quando gioca come centro nominale perché obbliga l'avversario a giocare piccolo visto che nessun centro vero può marcarlo sul perimetro in una situazione di pick-and-roll. Quindi l'unica speranza è che il tiro non entri. Ma se entra possono succedere queste cose. Tyronn Lue chiama per lui il primo gioco di ogni partita. Love ha un primato di 51 punti in carriera ma giocava a Minnesota. A Cleveland 34 era il suo top ma in quella gara l'ha obnubilato già nel primo periodo.
NBA WEEK 5/a: la piccola rinascita di New Orleans
Tutto
sommato la stagione dei Pelicans non era finita prima di cominciare, a dispetto
dei tanti infortunati. Il rientro di Jrue Holiday ha avuto un effetto
dirompente. Sia dal punto di vista tecnico - ha molto più talento di qualsiasi
altro giocatore del roster di New Orleans che non si chiami Anthony Davis - che
mentale. Holiday era stato dispensato dall'unirsi al gruppo a causa della
malattia della moglie - giocatrice di calcio di livello internazionale -,
colpita durante la gravidanza da un tumore al cervello. La moglie ha partorito,
ora sta meglio e Holiday è tornato a giocare. Con lui in campo i Pelicans hanno
vinto quattro gare su sei (in assoluto 6-4 nelle ultime 10) e allentato la
pressione su Coach Alvin Gentry e anche l'attesa spasmodica di un'esplosione di
Davis a chiedere una cessione che ovviamente non avrebbe senso per il club.
Holiday viaggia a 16.2 punti e 6.6 assist per gara partendo per ora dalla
panchina.
mercoledì 23 novembre 2016
NBA WEEK 4: Lakers, Utah, Green, Oden, Irving, Harden e i Clips
Negli ultimi tre anni i Los Angeles Lakers hanno vinto 65 partite, otto in meno di quelle vinte dai Golden State Warriors nella sola stagione scorsa. Ecco perché la discesa di Luke Walton da Oakland giù verso Los Angeles è stata mossa più sentimentale che cerebrale. A meno che Walton non sappia qualcosa delle sue qualità di allenatore che noi non sappiamo ancora.
martedì 22 novembre 2016
lunedì 21 novembre 2016
NBA WEEK 4/a: la giusta direzione dei Lakers di Walton
Negli ultimi tre anni i Los Angeles Lakers hanno vinto 65 partite, otto in meno di quelle vinte dai Golden State Warriors nella sola stagione scorsa. Ecco perché la discesa di Luke Walton da Oakland giù verso Los Angeles è stata mossa più sentimentale che cerebrale. A meno che Walton non sappia qualcosa delle sue qualità di allenatore che noi non sappiamo ancora.
sabato 19 novembre 2016
Golden Times: prima di Klay c'era stato Mychal Thompson
Prima di Klay Thompson,
molto prima di lui, c’era stato Mychal Thompson, il padre, un centro di 2.08
che avrebbe giocato anche a Caserta, nato e cresciuto a Nassau, la capitale
delle Isole Bahamas. Con la famiglia si trasferì presto negli Stati Uniti, a
Miami. Fu qui che conobbe il basket e diventò una star. La sua squadra del
liceo, Jackson High, vinse 33 partite a zero nel suo ultimo anno a scuola.
Purtroppo, quattro starters incluso Thompson erano accademicamente non
eleggibili, tutti provenienti da Cuba o dalle Bahamas. La stagione sarebbe
stata invalidata. Per Thompson sarebbe diventato un tema ricorrente.
giovedì 17 novembre 2016
NBA Notes: Phil Jackson voleva colpire Riley non LeBron
Quando l'allenatore più vincente della storia (Phil Jackson) si concede
al più grande strumento mediatico dei nostri tempi (ESPN), ad una
giornalista di altissima qualità che ha alle spalle una storia di
interviste a cuore aperto (Jackie McMullan) e parla in maniera
controversa come gli è sempre capitato in passato del giocatore più
forte e potente della generazione attuale (LeBron James) è normale che
si scateni l'inferno. Il bello è che probabilmente Jackson voleva
colpire Pat Riley non LeBron.
martedì 15 novembre 2016
lunedì 14 novembre 2016
NBA WEEK 3/c: il ritorno di Dwyane Wade a Miami
Ci sono storie che finiscono bene anche quando finiscono male. Dobbiamo dare credito a Dwyane Wade e ai Miami Heat. Wade avrebbe dovuto finire la carriera a South Beach. Non è stato possibile ma il suo ritorno da avversario è stato gestito bene da tutti. Soprattutto dal pubblico riconoscente. Nella NBA è molto difficile che anche una star conclamata riesca a spendere tutta la carriera con la stessa squadra. Perché succeda è necessario uno sforzo collettivo. Il giocatore dovrebbe abbreviare la carriera, chiuderla uno o due anni prima.
NBA WEEK 3/b: il talento di Mister Steve Clifford
Move over Brad Stevens. Il coach emergente nella NBA non ha il look da enfant prodige (bravissimo davvero peraltro) dell'allenatore dei Celtics e nemmeno da divo di Hollywood alla Pat Riley prima maniera ma sta confezionando un'altra stagione superiore alle previsioni a Charlotte. Steve Clifford è la mossa migliore che Michael Jordan abbia mai fatto da proprietario degli Hornets.
Perché Anthony Davis resta incedibile
Nell'arco delle prime 10 gare della stagione solo nove giocatori prima di Anthony Davis avevano segnato almeno 300 punti, catturato 100 rimbalzi e distribuito 30 stoppate. Gli altri nove da Wilt Chamberlain a Kareem Abdul-Jabbar a Bob McAdoo a Shaquille O'Neal sono tutti nella Hall of Fame. I numeri di Davis ottenuti in una squadra da 50 vittorie stagionali gli garantirebbero il trofeo di MVP per acclamazione.
venerdì 11 novembre 2016
giovedì 10 novembre 2016
Golden Times: quando da Brooklyn arrivò Chris Mullin...
Nel 1985, l’ultimo draft
dell’era Mieuli portò a Oakland uno dei più grandi giocatori nella storia della
franchigia. Chris Mullin era stato giocatore dell’anno a St.John’s. Aveva le
chiavi della palestra, era legatissimo alla famiglia, la fidanzata Liz veniva
dallo stesso quartiere e tutto quello di cui aveva bisogno per stare bene era
un canestro, un pallone e una birra irlandese.