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giovedì 11 maggio 2017

Tutte le scelte possibili di Gordon Hayward

A differenza dei Toronto Raptors o dei Los Angeles Clippers o dei Chicago Bulls ovvero tutte squadre a metà strada tra la voglia di insistere con il gruppo attuale per prolungare uno status di medio-alto livello e quella di provare a ripartire usando le proprie stelle per accumulare asset (i Bulls) o ripulire il salary cap, gli Utah Jazz hanno idee chiarissime in un'estate tuttavia ricca di incertezze. I Jazz hanno due dei loro tre migliori giocatori in scadenza di contratto e senza restrizioni. Un altro, Derrick Favors, diventa free-agent tra un anno. Diversi giocatori giovani della squadra sono in un limbo. Promettenti ma anche in procinto di monetizzare.
Ma tutto parte ovviamente da Gordon Hayward, percepito come uomo franchigia, probabilmente il più amato a Salt Lake City dai tempi di John Stockton e Karl Malone. Di recente la città è stata tappezzata di manifesti pubblicitari che lo invitavano a rimanere. Nei minuti finali della sconfitta con Golden State in gara 4 Hayward è stato ricoperto di cori. La tifoseria ha fatto tutto per convincerlo a restare. I Jazz gli offriranno il massimo salariale e una squadra molto competitiva e futuribile. Quest'anno Utah ha vinto 51 partite a dispetto di una situazione infortuni tragica. Ha eliminato i Clippers e giocato almeno due partite dignitose contro i Warriors nonostante indisponibilità di George Hill (l'altro free-agent). I Jazz così come sono concepiti valgono la finale di conference. E possono guadagnare tempo in attesa che magari i Warrios si sgonfino prima che sia troppo tardi. Ma hanno bisogno di Hayward. Rudy Gobert è stato esteso, sugli altri si può lavorare, l'eventuale perdita di Favors tra un anno sarebbe dolorosa ma sopportabile e Hill ha ammesso che la sua decisione sarà influenzata da quella di Hayward. Cosa farà Hayward?
La logica dice che resterà. È un ragazzo dell'Indiana, sposato, figli, testa a posto, unica priorità il basket. I soldi saranno tanti, più di quelli che prenderebbe in qualsiasi altro posto. Sembrerebbe un esito scontato e forse lo è. Eppure nessuno a Salt Lake City è tranquillo. Non del tutto.
Nel 2014 Hayward era già stato free-agent ma con restrizione. Firmò con Charlotte per 63 milioni di dollari. Rimase a Utah perché i Jazz inghiottirono la pillola e pareggiarono la proposta. Ma se l'ha fatto una volta, se già una volta aveva scelto di andarsene, perché non potrebbe farlo di nuovo? I motivi sono tanti. Nel 2014 Utah valeva 25 vittorie. Adesso ne vale 51, probabilmente di più. È una squadra forte e lui ha un legame più solido. Tre anni fa era un emergente. Adesso è una star, un leader e una bandiera.
Miami e Boston sono considerate le squadre più pericolose per Utah. Gli Heat sono molto più lontani da Utah dal ruolo di contender ma Pat Riley è capace di cambiare tutto in due settimane. L'ha già fatto. Anche se Hayward non è LeBron e non è nemmeno il Wade del 2010. Boston però ha tutto per costruire uno squadrone. Hayward accanto ad Isaiah Thomas e le scelte dei Nets. E magari un altro giocatore top attraverso uno scambio ulteriore. L'accostamento ai Celtics è scontato perché Brad Stevens ha allenato Hayward a Butler. È un rapporto però durato due anni, meno lungo di quello tra Hayward e Quin Snyder ai Jazz. A Utah gioca con Shelvin Mack che era suo compagno a Butler. Pensare che Hayward decida su queste basi è sbagliato.
Hayward resterà a Utah perché non ha motivo per lasciarla a meno che non si convinca di poter vincere un titolo solo andandosene. In questo caso Boston non avrebbe avversarie.
Ma Hayward potrebbe giocare questa partita diversamente. Con sette anni di NBA non è eleggibile per lo status di Designated Player che tra un anno - complice l'inclusione in un quintetto All-NBA che quest'anno non c'è stata - potrebbe valergli una cifra in eccesso di 200 milioni in cinque anni. Quindi Hayward potrebbe a sorpresa non uscire dal contratto attuale e giocare un anno ai Jazz per 16.7 milioni che sembrano davvero tanti se non segni 22 punti a partita in una squadra da 51 vittorie nella folle NBA di oggi.
Ancora più percorribile è l'opzione di mezzo: firmare un 1+1 con i Jazz per alzare la cifra che prenderà nel prossimo torneo ma ripresentandosi comunque sul mercato tra un anno con una possibile (non necessariamente probabile) etichetta di Designated Player da sfruttare. Quell'etichetta vale circa 70 milioni di differenza tra un'estensione con Utah e la scelta di andare a Boston più che a Miami. Ma uscendo dal contratto e rinunciando a questa opzione può comunque firmare a Utah o altrove e guadagnare subito 30.3 milioni contro 16.7.
A ruota c'è  la posizione di George Hill con il quale Utah non ha trovato un accordo durante la stagione. Hill ha chiarito che si aspetta a sua volta un contratto massimo ma non è invece chiaro come la pensino i Jazz. Hill può essere uno dei point-man più attraenti del mercato. Ma a quali cifre? Quest'anno Hill ha guadagnato 8 milioni giocando soprattutto all'inizio quasi da All-Star. Il mercato dei point-man è difficile da interpretare: da un lato tantissime squadre potrebbero essere a caccia avendo il titolare del ruolo in scadenza (New York, New Orleans, Clippers) e dall'altro il draft è ricco di giocatori molto attesi proprio in quel ruolo (non solo Markelle Fultz e Lonzo Ball, anche De'aron Fox, Dennis Smith o il francese Ntilikina, tutti proiettati tra i primi 10). Hill a suo tempo è stato ceduto da Indiana (ora ha Jeff Teague in scadenza) e San Antonio. Gli Spurs hanno il problema dell'infortunio occorso a Tony Parker ma per prenderlo in cambio di 15 o 16 milioni - e lui ne vorrebbe di più - dovrebbero essere creativi. È una situazione fluida per un 31enne che ha giocato solo 49 partite anche se con cifre alte e la seconda stagione consecutiva oltre il 40% da tre.
Ma Utah dovrà pagare presto Rodney Hood e Dante Exum forse o dare ad Exum il ruolo di Hill. Deve decidere cosa fare con Favors: fino a dove esporsi. Joe Ingles è Restricted Free-agent e non guadagnerà ancora due milioni. Tutto questo si abbatte su una franchigia che quest'anno aveva con 80 milioni e rotti il monte salari più basso della Lega. Quindi oculata nelle decisioni. Ma su Hayward non deve decidere nulla. Decide lui.

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