Sul mercato allenatori nella NBA sta accadendo qualcosa di interessante.
È scomparsa la figura dell'allenatore-star, affermato, quello che può
scegliere quale squadra allenare. Chi lo ha o pensa di averlo lo tiene
per molti anni come Gregg Popovich o Rick Carlisle. Chi l'ha trovato lo
blinda come Golden State con Steve Kerr o Boston con Brad Stevens (ma
l'elenco potrebbe allungarsi con Quin Snyder a Utah, Brett Brown a
Philadelphia). Le squadre che cambiano coach sono per lo più quelle di
bassa classifica e la nuova tendenza è quella di svolgere colloqui con
10-12 allenatori diversi, il classico casting che non significa non
avere idee chiare ma svolgere con grande attenzione la propria ricerca.
Persino Houston, che due anni fa ha scelto un coach affermato ed esperto
come Mike D'Antoni, ha prima "intervistato" una decina di altri
allenatori. Ma oggi normalmente sembra più facile avere una chance per
un assistente che per un ex capo.