mercoledì 7 settembre 2016

Welcome to Rucker Park




La 42nd Street taglia in due Midtown, dall’Hudson River all’East River. Percorrendola da ovest verso est si parte da Port Authority, la stazione degli autobus, e si arriva a Grand Central dalla parte opposta. Ma per andare ad Harlem conviene partire proprio da Port Authority, dalla stazione della metropolitana coincidente, prendere la linea blu, fare attenzione, salire sul treno “C” perché è quello che effettua tutte le fermate e soprattutto ferma sulla 155th Street proprio a St.Nicholas, proprio a Rucker Park. Il viaggio richiede una ventina di minuti, non di più. Il Rucker Park è ad un isolato di distanza dalla stazione della metropolitana, all’incrocio con il Frederick Douglass Boulevard come qui si chiama la 8th Avenue. Il campo è recintato, circondato da una tribuna a tre file, facilmente riempibile. All’esterno alberi altissimi e un vero e proprio parco, ristrutturato nel 1993 per la modica domma di 423.000 dollari, che separa la miseria di Uptown dal fascino del playground più ricco di storia al mondo, dove vieni accolto dal classico cartello verde che all’esterno di ogni playground ti racconta dove sei: Holcombe Rucker Park.

Il parco comprende un diamante per il baseball, quattro campi da pallamano (che non è la pallamano europea ma una specie di squash con la palla battuta al muro ma senza racchette), persino una doccia che d’estate spruzza vapore per combattere il caldo, ma è il campo da basket a dominare la scena. La prima grande leggenda di questo campo è stato “Jumpin’ Jackie” Jackson, che era alto 1.91 ma che quando andò a Virginia Union, il college di Division Two in seguito reso un minimo famoso da Charles Oakley prima e Ben Wallace poi, giocava centro. Secondo gli storici del Rucker, Jackson ebbe la soddisfazione di stoppare addirittura Wilt Chamberlain in una delle sue non rare apparizioni al torneo.
Nell’albero genealogico del torneo dopo Jackie Jackson viene Pablo Robertson, prodotto della De Witt Clinton High nel Bronx, 1.75 scarso di statura, un mago del palleggio, che nel 1963 portò Loyola-Chicago al titolo NCAA. Robertson andò a combattere nel Vietnam, giocò un memorabile All-Star Game al Rucker nel 1967 e poi se ne andò a giocare nei Globetrotters. Ma i Jackie Jackson e i Pablo Robertson di questo mondo non avrebbero mai dato alcuna notorietà al Rucker perché le loro storie, cestisticamente rilevanti o addirittura di successo come quella di Robertson, non lo sono altrettanto da un punto di vista – come dire? – drammatico. Ecco quindi l’ingresso in scena di Earl Manigault, Pee Wee Kirkland, Joe Hammond e Herman Knowlings, innanzitutto.


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