martedì 4 ottobre 2016

Le maglie ritirate dai Rockets prima dell'11 di Yao Ming


Gli Houston Rockets hanno annunciato il ritiro della maglia numero 11 di Yao Ming. E' curioso osservare i nomi dei giocatori che hanno ricevuto lo stesso onore ovvero Rudy Tomjanovich, Calvin Murphy, Hakeem Olajuwon, Clyde Drexler e Moses Malone, più Carroll Dawson.
Rudy Tomjanovich è al di sopra di ogni sospetto. Se c'è stato un personaggio con il quale identificare i Rockets questi è stato Rudy T, prima da giocatore, un bomber, poi da allenatore. I Rockets hanno vinto due titoli e Tomjanovich era il loro allenatore. Robert Horry, che è stato allenato e ha vinto anche con Phil Jackson e Gregg Popovich, l'ha definito il suo allenatore preferito, il migliore che abbia avuto. Ma macabramente nonostante una grande carriera da giocatore e poi da allenatore l'episodio che ne ha circoscritto l'esistenza non ha nulla a che vedere con il basket. Tomjanovich incassò il pugno più devastante nella storia della NBA, dal muscolare dei Lakers, Kermit Washington. Questi stava "discutendo" con Kevin Kunnert: Tomjanovich corse verso il luogo dell'incidente con intenti pacifisti. Washington non lo sapeva: scorse un avversario che correva verso di lui, alle proprie spalle, e lo colpì di incontro.
La faccia di Tomjanovich si aprì come un melone. Andò in terapia intensiva. Un episodio che ha segnato la carriera di Washington, un self-made player che era un grande rimbalzista, e di Tomjanovich del quale vennero smarrite le enormi qualità di tiratore. Fu anche l'inventore dello slogan "Never Underestimate the Heart of a Champion" che accompagnò la squadra nella corsa al secondo titolo consecutivo, nel 1995.

Tra i suoi compagni preferiti, c'era Calvin Murphy, il piccolo grande uomo, 1.75 di statura, un'energia pazzesca, istinto per il canestro selvaggio e duro, durissimo, il più basso giocatore che abbia mai giocato un All-Star Game o conquistato la Hall of Fame. E nessuno si metteva contro Calvin Murphy. Gli bastava un attimo per prendere a pugni chiunque. Era una guardia, saltava, un atleta e un realizzatore da 33.1 di media al Niagara College. Purtroppo la sua vita fuori del campo era più disordinata di quanto a volte fosse il suo stile di gioco. Ha avuto 14 figli da nove donne diverse ed è stato accusato di molestie nei confronti delle figlie, accuse poi cancellate dal Tribunale.
Moses Malone non si discute. Nel 1981 da solo prese in spalla i Rockets e li portò alla Finale NBA contro Boston che aveva Robert Parish, Cedric Maxwell, Nate Archibald, Kevin McHale e il giovane ma già affermatissimo Larry Bird. Malone dominava i rimbalzi, prendeva a culate i difensori, si faceva largo e segnava sempre perché aveva una forza fisica spaventosa. Per un periodo di quattro o cinque anni, fino al titolo vinto con Philadelphia, Malone  è stato il giocatore più efficace della NBA. Non il migliore ma il più efficace.
Hakeem Olajuwon ha ereditato da Malone la nomina come più grande giocatore della storia della franchigia. Tomjanovich ha allenato i Rockets nei due titoli vinti nel 1994 e 1995, Olajuwon di quella squadra era il miglior giocatore, l'MVP. Poche volte si ricorda che per vincere quei due titoli dovette superare David Robinson e, nelle due finali, Patrick Ewing e Shaquille O'Neal. Ovvero tutti i migliori centri della sua generazione (Shaq faceva parte della successiva).
Nel secondo dei due titoli vinti dai Rockets, c'era anche Clyde Drexler, acquistato a stagione in corso da Portland. La maglia numero 22 di Drexler è l'unica sulla quale si potrebbe obiettare: per quanto abbia avuto ovviamente una carriera strepitosa, Drexler andrebbe considerato un Trail Blazer. E' a Portland che ha giocato le sue stagioni migliori. A Houston ha raccolto un titolo ma è difficile pensare che la sua maglia sia stata ritirata per quello che ha fatto con i Rockets, ovvero meno di Robert Horry, Kenny Smith e Sam Cassell che hanno vinto due titoli da protagonisti. Ma Drexler è nato e cresciuto a Houston, ha fatto il college a Houston ed è sempre stato considerato "uno di loro".
Quando i Rockets licenziarono Don Chaney come allenatore, offrirono la panchina a Tomjanovich, che era uno degli assistenti di secondo piano ma aveva un nome spendibile. Tomjanovich rifiutò perché il mestiere lo consumava e non voleva quella responsabilità. Inoltre il suo grande amico e mentore Carroll Dawson lo precedeva nelle gerarchie dello staff. Ma Dawson aveva problemi di salute e di vista. Non voleva fare il capo allenatore. Quando Tomjanovich gli confessò di voler rinunciare, gli spiegò che se l'avesse fatto sarebbe arrivato un coach da fuori e loro da assistenti avrebbero perso il posto in automatico. Tomjanovich capitolò. Dawson diventò la sui guida. Insieme vinsero due titoli NBA. Per i Rockets ha significato molto: per questo non hanno ritirato un numero ma le iniziali "CD".

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