domenica 11 dicembre 2016

NBA WEEK 7/a: la lezione dei Warriors ai Clippers

I Warriors hanno vinto per la settima volta consecutiva contro i Clippers che per molti - incluso me - sarebbero l'unica squadra con il potenziale teorico per metterli in difficoltà nella Western Conference. Che si sia giocato a Los Angeles e che la partita non abbia avuto storia è allarmante per l'equilibrio o presunto equilibrio dei playoffs.
I Golden State Warriors sono una squadra difensivamente sottovalutata persino ora che non hanno Andrew Bogut. Possono non esprimere questo potenziale tutte le sere ma quando conta lo fanno. Concedono 101.6 punti ogni 100 possessi, settimi assoluti. I Clippers sono stati devastati. Area chiusa, linee di passaggio occupate e tanti tiri obbligati allo scadere dei 24 secondi. Così i Warriors hanno alimentato contropiede primario e transizione. Per quanto possa essere difficile difendere contro quattro o cinque tiratori di talento su metà campo, questo è nulla se vanno in transizione. Di fatto non li prendi mai e segnano a volontà: non a caso i Warriors hanno una media di 21.1 punti segnati in contropiede a partita, primi nella Lega. I Clippers non sono riusciti a tirare bene e a limitare le palle perse. Quindi la loro difesa (la seconda nella Lega) è stata inadeguata ma tutto è cominciato con il loro attacco confuso. O con la difesa dei Warriors.
Golden State ha battezzato e concesso a Richard Luc Mbah-a-Moutè due lunghi tiri da due nei primi possessi. I due errori hanno confermato che l'attacco dei Clippers non è competitivo con due non-attaccanti in campo. Quindi non può permettersi di affrontare i Warriors senza Jamal Crawford e JJ Redick accanto a Chris Paul. E l'alternativa più percorribile si chiama Austin Rivers. Il secondo non attaccante è DeAndre Jordan ma lui deve reggere la difesa e far pagare ai Warriors la loro vulnerabilità a rimbalzo. Aggredendo il tabellone con Kanter e Adams, Oklahoma City lo scorso anno ha spinto i Warriors sotto 1-3. Ovviamente era anche in grado di attaccare bene. Ora i Warriors sono meno vulnerabili con Durant ma l'unico modo per batterli resta quello di fermarne la transizione attaccandoli con ordine, dominandoli a rimbalzo e rientrando in difesa. I Clippers hanno solo in qualche momento controllato i rimbalzi (tre schiacciate in tap-in di Jordan e Griffin) e attaccato decentemente grazie ai missili di Crawford. Non sono mai rientrati adeguatamente. E se Blake Griffin non può segnare contro Draymond Green negli isolamenti che piacciono a Doc Rivers non hanno una speranza. Ma questa non è solo una critica a questi Clippers. Piuttosto è la scomoda denuncia di una superiorità che sul campo è proprio come era sulla carta. 

FROM "GOLDEN TIMES"
Come Joe Lacob diventò proprietario dei Warriors

"Nel 2004, Robert Sarver comprò i Phoenix Suns dalla famiglia Colangelo e i loro partner per 401 milioni di dollari. Nessuna franchigia NBA era mai stata venduta per una cifra così alta. Ma per battere Larry Ellison, il miliardario di Oracle, Joe Lacob e Peter Guber, il suo socio principale, versarono a Chris Cohan 450 milioni di dollari. L’aveva comparata per 119. Da allora il mercato è ulteriormente esploso. I Los Angeles Clippers sono stati acquistati da Steve Ballmer per 2 miliardi di dollari, più di quattro volte quanto sono stati pagati i Warriors, nell’estate del 2014. Quando Lacob e Gruber acquistarono i Warriors, la franchigia era stata valutata nel suo ranking annuale dalla rivista economica Forbes 319 milioni. E’ abbastanza normale che il prezzo pagato risulti superiore al valore stimato. Ma eravamo nel 2010. E nel gennaio del 2016, i Warriors sono stati valutati dalla stessa rivista 1.9 miliardi di dollari. Se Lacob non fosse nel basket a lungo termine, al punto da aver coinvolto i figli nella gestione del club, potrebbe rivenderli quintuplicando il proprio investimento. In appena sei anni". 



LA STATISTICA 1
Russell Westbrook tanto per cambiare ha la possibilità di diventare il primo giocatore dopo Michael Jordan a chiudere una stagione oltre i 25 punti, 8 rimbalzi, 8 assist e 2 palle rubate di media.
LA STATISTICA 2
Russell Westbrook cattura il 18.1% dei rimbalzi difensivi disponibili quando è in campo. La media per le ali forti è del 19.2%.
LA STATISTICA 3
Nella loro storia i Warriors hanno 30 gare in cui un loro giocatore ha segnato almeno 60 punti. 27 di queste sono state firmate da Wilt Chamberlain
LA STATISTICA 4
Quando Wilt Chamberlain segnò 100 punti, ebbe 2.08 punti al minuto. Klay Thompson ha segnato 2.07 punti al minuto nei 29 minuti giocati contro Indiana.
LA STATISTICA 5
I 52 di John Wall nella sconfitta dei Wizards contro i Magic sono il massimo nella storia della franchigia da quando Earl Monroe ne fece 56 in una sconfitta contro i Lakers nel 1968.
LA STATISTICA 6
I Sixers hanno chiuso a New Orleans una striscia di 23 sconfitte esterne consecutive che è comunque record NBA.


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