lunedì 19 dicembre 2016

NBA WEEK 8/a: l'evoluzione imperfetta dei Timberwolves

 Se fosse una squadra NCAA, Minnesota sarebbe difficilmente battibile ma siccome gioca nella NBA il problema è più serio e non pare averlo risolto la presenza di un top coach come Tom Thibodeau. I Wolves sono l'ultimo esperimento di squadra costruita attraverso il draft con  iocatori coetanei da crescere tutti assieme. In passato ha funzionato raramente. Il mix giovani-veterani ha un record storico migliore.
Lo sanno bene a Minnesota perché il triangolo Marbury-Garnett-Laettner non è durato molto e la squadra ha ottenuto i risultati migliori quando è stata costruita attorno a Kevin Garnett con veterani quali Latrell Sprewell e Sam Cassell. A Dallas la combinazione Kidd-Jackson-Mashburn si sciolse ai primi accenni di gelosia. Il precedente migliore è il più recente. Oklahoma City avrebbe certamente vinto se avesse conservato il trio Westbrook-Harden-Durant. Ma in fondo il problema è anche questo. Harden se ne andò per pochi milioni di dollari - so quanto è paradossale dirlo - e maggiori responsabilità. Qualcosa succede sempre.
I tre migliori giocatori dei Wolves sono tutti nati nel 1995. Fossero rimasti al college sarebbero tutti all'ultimo anno. Incredibile ma vero. Tutti e tre segnano oltre 20 punti di media e venissero messi sul mercato troverebbero decine di estimatori. Da free-agent varrebbero il massimo salariale nella NBA di oggi. Insieme al momento continuano a non produrre risultati consistenti.
Zach LaVine è una guardia di ovvia esplosività e con un tiro da fuori spettacolare. Quest'anno gioca quasi 38 minuti per gara, 11 in più di un anno fa e per la terza stagione consecutiva sta elevando in modo importante la sua media punti, raddoppiata rispetto a quando era un rookie. Balzano all'occio due cifre: pur giocando molto di più palle perse e assist sono inalterati. Da 1.8 a 1.7 perse. Da  3.1 a 3.0 assist. Questo dice soprattutto una cosa: LaVine non passa la palla, LaVine tira. Se non passi non puoi avere assist ma riduci anche il rischio di palle perse. Con compagni come Wiggins e Towns può non essere la scelta filosofica migliore. Tuttavia LaVine tira molto meglio quindi questo egoismo offensivo lo sta usando bene.  Nel tiro da due è passato dal 48.2 al 53.5% con un tiro e mezzo in più a partita. La percentuale effettiva è schizzata al 55%. E infatti con LaVine in campo i Wolves segnano 116 punti per 100 possessi. Normalmente sono meno di 109 (non pochi: Minnesota ha il decimo attacco della Lega).
Il fenomeno Karl-Anthony Towns è un'altra storia. Quando arrivò a Kentucky, John Calipari lo obbligò a guadagnarsi da vivere dentro l'area senza farsi irretire dal proprio talento da clone di Garnett per tirare da fuori, palleggiare, giocare come se fosse una guardia. Ora la sensazione in questo suo secondo anno da oltre 21 e 10 di media è che Towns abbia di nuovo ceduto alla tentazione di specchiarsi nel proprio talento. Ha aumentato i tiri ma di fatto ha aumentato i tiri da fuori. È pericoloso dall'arco ma intanto cln tre tiri in più per fara è precipitato dal 54 al 49% dal campo. Niente di allarmante al momento ma è un trend da tenere sotto controllo.
Andrew Wiggins è il figlio del Mitchell che prese a pallate la propria carriera negli anni '80 quando giocava nei Rockets che fecero la Finale del 1986 contro Boston  (lui e Lewis Lloyd vennero squalificati per uso di droghe, per fortuna Wiggins poi ha messo ordine nella propria vita). Andrew è un'ala straordinaria perché creativo, notevole tiratore dal palleggio, arresto e tiro, porta la palla al ferro. È dinamico e atleticamente formidabile. Anche se il 43.9% dal campo con 17.7 tiri di media è migliorabile, quest'anno Wiggins ha ampliato il proprio range di tiro diventando affidabile anche da tre con il 38.5%. Inoltre si procura circa sette liberi a partita. I numeri nudi e crudi lo promuovono anche se non è un rimbalzista - peccato grave per il nuovo LeBron - e rispetto al talento sforna pochi assist.
Questo ci conduce al primo problema dei Wolves: le tre stelle offensivamente sono terminali puri e passatori riluttanti. È vero che Ricky Rubio passa per tutti ma il problema resta. Una star che non passa la palla è destinato a giocare contro difese chiuse e questo spiega perché sia Towns che Wiggins hanno percentuali inferiori alla stagione scorsa pur essendo ambedue migliorati nel tiro da tre. Che Lavine invece tiri meglio e trovi più facile avvicinarsi al canestro è una conseguenza del maggiore spazio a disposizione della star meno temuta della squadra. Ma nonostante questo i Wolves segnano 108.8 punti per 100 possessi. Sono decimi. Sono una buonissima squadra offensiva. I problemi veri sono difensivi.
Lo scorso anno i Wolves concedevano 110.8 punti per 100 possessi
ed erano la squadra numero 28 su 30. Poi hanno assunto il guru difensivo Tom Thibodeau ma con risultati attualmente sconfortanti ovvero 111 punti concessi per 100 possessi e 27° posizione assoluta. Con questi numeri difensivi non vai da nessuna parte. Il più inquietante è proprio Wiggins. Con lui in campo Minnesota segna 106 punti per 100 possessi quindi peggiora in attacco e concede 116 punti quindi peggiora anche in difesa. Sono dati impietosi perché al tempo stesso con LaVine la difesa resta inalterata ma almeno l'attacco produce 116 punti. Towns esercita un minimo di impatto difensivo (109 punti per 100) e in attacco con lui ci sono 111 punti.
I Wolves conoscono queste cifre e molte altre. Considerato che i tre giovani fenomeni giocano molto assieme, l'unica strada da battere è limitare il tempo in cui Wiggins gioca senza gli altri due o gioca solo con LaVine perché questa combinazione è difensivamente improponibile.

LA STATISTICA 1
James Harden ha pareggiato Hakeem Olajuwon per numero di triple doppie in carriera con la franchigia di Houston, 14. Ma Olajuwon ha impiegato 283 partite in più di quelle giocate da Harden.
LA STATISTICA 2
Contro New Orleans, Houston ha fatto 24 su 61 da tre. Record NBA per tiri da tre tentati e segnati. Secondo Eric  Gordon cadranno ancora tutti e due. Il concetto è semplice. O trovi un tiro facile da sotto o tiri da tre. Naturalmente per applicare bene questa teoria devi avere i tiratori giusti. D'Antoni e i Rockets hanno fatto la squadra per averli. E li hanno. Incluso James Harden che al tempo stesso crea tiri per i compagni e li prende lui stesso.
LA STATISTICA 3
Russell Westbrook contro Phoenix è diventato il primo giocatore dl 1988 (Magic Johnson) a realizzare una tripla doppia con almeno 25 punti e 20 assist.

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