lunedì 6 febbraio 2017

Boston Celtics verso una nuova dinastia: Danny Ainge



I Boston Celtics arriveranno alla pausa dell’All-Star Game nelle condizioni perfette per andare all’assalto dei Cleveland Cavaliers per il miglior record ad Est e in ogni caso con il vento alle spalle e un presente brillante. Eppure il futuro potrebbe essere ancora migliore. I Celtics hanno ricostruito sui resti dello squadrone che nel decennio scorso ha vinto un titolo e perso una Finale alla settima partita, in trasferta, senza dover scendere agli inferi e con una rapidità stupefacente. In pratica dopo la rinuncia a Kevin Garnett, Paul Pierce (oltre  Ray Allen ma è un'altra storia) e la partenza di Doc Rivers per Los Angeles, nel 2013, hanno dovuto accettare una sola stagione di mediocrità. In tre anni completi da capo allenatore, Brad Stevens ha amministrato un club da 25, 40 e 48 vittorie. Quest’anno saranno di più, nonostante nel “defensive rating” i Celtics siano passati dal quarto posto della stagione passata al 22° attuale. Un dato che non sarà sfuggito a Stevens e di certo non lo rende felice, conseguenza presumibile di quello che è il problema tecnico attuale dei Celtics, i rimbalzi.
I Celtics hanno molte ragioni per essere invece felici del loro presente e molte di più per guardare al futuro. Anche se la concorrenza è importante e ad Est nei prossimi anni è probabile che squadre come Milwaukee e Philadelphia sfruttino il lavoro svolto sul movimento giovanile, i Celtics sono nella posizione migliore per raccogliere l’eredità dei Cleveland Cavaliers post LeBron. Di certo sono molto più avanti nello sviluppo della squadra e hanno prospettive spettacolari perché hanno seminato bene sull’intelligenza e le strategie del general manager Danny Ainge oltre che sull’irresponsabilità passata dei Brooklyn Nets.
DANNY AINGE – Red Auerbach l’aveva definito bravo ma anche fortunato. E fortunato lo è di sicuro. Lui è il primo ad ammettere che non avrebbe mai immaginato che le scelte dei Nets del 2017 e 2018 sarebbero state così buone. Davvero? In parte sì, ma i Nets nel 2013 vollero Kevin Garnett e Paul Pierce con l’idea (avevano anche Deron Williams e Joe Johnson e Brook Lopez) di vincere subito il titolo. Ma quel progetto di squadra non poteva durare a lungo vista l’età dei soggetti. Se anche avessero vinto, la loro situazione oggi sarebbe stata identica. Garnett si è ritirato e Pierce di fatto anche. Lopez è un buon giocatore. Gli altri due, che non giocano più a Brooklyn e sono competitivi, vivono comunque gli anni dell’irreversibile declino. Quindi è normale che Brooklyn sia mediocre. I Celtics avranno la loro prima scelta quest’anno (in realtà è il diritto di scambiarsi la scelta che significa che Brooklyn sceglierà attorno al 25 e i Celtics entro le prime quattro posizioni con le migliori chance di chiamare all’1) e di nuovo quella del prossimo anno quando i Nets saranno ancora scarsi. Persino troppa roba. Ainge era stato in grado di confezionare una squadra da titolo in pochi giorni nel 2008 aggiungendo all’emergente Rajon Rondo e Paul Pierce gli scambi per Ray Allen e Kevin Garnett. Ma qui potrebbe aver fatto meglio costruendo una squadra destinata a durare tantissimo. La fortuna cui alludeva Auerbach è ben esposta: ha trovato in Billy King, allora manager dei Nets, un partner di mercato ingenuo come Auerbach costruì i Celtics degli anni ’80 scegliendo Larry Bird con un anno di anticipo e poi “rapinando” i Warriors di Robert Parish e Kevin McHale in cambio di Joe Barry Carroll. Ma Ainge ha anche “vinto” tutte le trade recenti che ha effettuato e in modo eclatante. Isaiah Thomas, oggi un All-Star, candidabile come MVP della stagione, come primo o secondo quintetto All-NBA (per me secondo quintetto), minaccia consistente come capocannoniere della Lega, è stato ottenuto da Phoenix (che a sua volta l’aveva firmato da free-agent portandolo via da Sacramento) in cambio di una scelta di fine primo giro e Marcus Thornton. Jae Crowder, un’ala piccola fisica che tira in uscita dai blocchi e difende fortissimo, uomo da 14 punti abbondanti di media, è stato ottenuto da Dallas in cambio di Rajon Rondo che ai Mavericks è durato qualche mese e poi non è più tornato quello del 2008-2010.
Eppure molti pensano che il colpo migliore Ainge l’abbia fatto assicurandosi nel 2013 Coach Brad Stevens. Per tanti nei circoli NBA il “baby face” dei Celtics se non è già il miglior allenatore della Lega, è destinato a diventarlo. E’ considerato il miglior “situational coach” della NBA, perfetto nel preparare la squadra, sofisticato negli schemi difensivi, nell’utilizzo delle informazioni (a Butler fu il primo allenatore di college ad assumere un assistente per l’analisi statistica della propria squadra e degli avversari).
1- continua

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