martedì 14 febbraio 2017

NBA WEEK 16: Miami, come è salita così in alto?

Prima di fermarsi a Philadelphia nella seconda gara in due giorni in trasferta, i Miami Heat avevano vinto 13 partite consecutive. La striscia, la più lunga della stagione, ha colto tutti di sorpresa. Solo una volta, nel 2007/08 (Portland), una squadra senza All-Star aveva vinto così tante partite di fila; nessuna squadra sotto il 50% di vittorie per l'intera durata della striscia aveva mai vinto 13 partite e infine gli Heat ne avevano vinte appena 11 in totale prima di esplodere (sopra Dion Waiters).

La striscia ha sorpreso anche loro: prima erano considerati dei potenziali "sellers" ovvero una squadra intenzionata ad approcciare la "trade deadline" con l'idea di vendere per accumulare asset e ricostruire gradualmente. Goran Dragic, uomo da 20 punti di media (ma oltre 22 durante la striscia) era il giocatore più seguito per una qualsiasi trade che avrebbe attratto acquirenti di altissimo livello, se possibile. Adesso sono considerati potenziale "buyers" addirittura interessati a migliorare la squadra per entrare nei playoffs.
La striscia è un tributo a Erik Spoelstra, il coach che ha vinto due titoli e giocato quattro finali in quattro anni passando semi inosservato perché tutti i riflettori erano su LeBron James e il Superteam costruito per lui da Pat Riley. Ma Spoelstra ha amministrato un ciclo più o meno con la stessa brillantezza di Steve Kerr a Golden State, forse meglio. Spoelstra è uno dei migliori allenatori NBA. Chi attribuisce i suoi successi ai giocatori dimentica che aveva vinto 47 partite prima che arrivassero LeBron e Chris Bosh, quando allenò gli Heat dall'inizio per la prima stagione. Quando LeBron è andato via, pur subendo il problema delle condizioni di salute di Bosh, Spoelstra l'anno passato ha vinto 47 partite e forzato Toronto alla settima partita della semifinale di conference. Quella stagione è paragonabile a quella dei Bulls del 1994 senza Michael Jordan. Anche loro - Phil Jackson in panchina - persero gara 7 contro i Knicks nella semifinale di conference. Quest'anno, si è trovato per le mani una squadra senza più Wade, senza ovviamente Bosh e a metà del guado tra una ricostruzione totale e la caccia ai playoffs. Pat Riley che come allenatori in carriera ha scelto Stan Van Gundy e lui, quindi è sostenuto dai risultati, ha voluto che estendesse il contratto.
La storia recente dimostra che ricostruire attraverso le sconfitte quando hai un grande allenatore è complicato perché arriva sempre il momento in cui avresti interesse a perdere ma sei troppo preparato perché succeda ancora. Vedi Brad Stevens nei primi due anni di Boston. Vedi Rick Carlisle a Dallas, anche adesso. Vedi Erik Spoelstra a Miami.

Questa striscia è maturata attorno a Dragic (spinge, attacca, tira), Hassan Whiteside (ha avuto una gara da 30 punti e 20 rimbalzi, è il miglior rimbalzista della Lega anche se molti sospettano sia un po' troppo innamorato delle proprie statistiche: è nella foto sopra) e prima che si infortunasse Dion Waiters (12 gare in doppia cifra, due prove da 33, giocatore della settimana, due canestri risolutivi). Se Waiters avesse svoltato la carriera, Miami avrebbe tre giocatori affidabili ad alto livello più un sesto uomo di qualità come Tyler Johnson (13.8 punti, 4.2 rimbalzi, 3.2 assist a giustificare i 50 milioni di contratto). Ma attualmente, con Waiters infortunato (caviglia), Spoelstra ha giocato con tre guardie in quintetto tra cui Wayne Ellington (tiratore ma di fatto un journeyman di quasi 30 anni) che sta segnando quattro punti a partita più della media carriera (7.4 per gara, sono 11.3) e il cui contratto per l'anno prossimo da poco oltre sei milioni di dollari (fa effetto definirlo basso ma nella NBA di oggi è così) non è neppure garantito. L'altra guardia in quintetto si chiama (è nella foto in basso) Rodney McGruder, un 26enne da Kansas State che nei primi tre anni da professionista ha giocato in Ungheria da rookie e nella D-League. Stan Van Gundy ha definito Spoelstra il miglior allenatore della NBA. Un bel complimento per uno che ha cominciato in Germania (giocatore e vice allenatore), poi ha cominciato a Miami (nonostante il padre Jon sia stato per anni nel front-office di Portland) da videomaker scalando le gerarchie fino a diventare il naturale sostituto di Riley.


Ora Miami deve ponderare bene i propri passi perché sul futuro della squadra pesano le due prime scelte cedute a Phoenix ai tempi dello scambio per Dragic quando Riley pensava di poter andare avanti ancora un po' con lo sloveno e Wade almeno. I Suns prenderanno la scelta di Miami del 2018 purché non sia tra le prime sette altrimenti sarà quella del 2019 (probabile). Interesse degli Heat è svalutare quella scelta portandola via dalla Lotteria e poi presentrsi ai draft del 2021 (prima scelta a Phoenix senza se e senza ma) rendendola quasi superflua. Quindi dovranno fare tutto velocemente e questo spiega perché fossero restii a ricostruire semplicemente per scegliere bene nel 2017.

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