Da un punto di vista strettamente individuale, nonostante i
ben noti difetti (tiro da tre sotto il 30 %, qualche volta resiste alla
tentazione di usarlo, spesso no, specie nei finali di gara, ma lui è così,
agonista anche nello sfidare i propri limiti) o la tendenza a esagerare, Russell
Westbrook potrebbe essere confermato MVP della stagione. Perché no? Chiuderà
molto vicino alla seconda tripla doppia media in carriera. Qualche rimbalzo qua
e qualche rimbalzo là e ce l’avrebbe fatta ancora. Ha vinto la classifica degli
assist così autorizzandosi a cedere a James Harden lo scettro di miglior
realizzatore della Lega. I Thunder accanto a lui sono cambiati tanto e hanno
inciso anche sulla sua stagione: ha tirato meno (soprattutto da tre), ha tirato
meglio (45 %), ha segnato meno perché è andato meno in lunetta, ha “usato” il
34.3% dei possessi di Oklahoma City contro il 41.7% di un anno fa, cifra
record. Ha assistito quasi il 50 % dei canestri segnati dai compagni con lui in
campo. Perché quindi Westbrook non dovrebbe essere l’MVP?
Ci sono due motivi: la stagione di James Harden è stata
troppo buona e assistita dai risultati dei Rockets perché gli venga tolto il
trofeo in un anno in cui è anche il capocannoniere della Lega; e Oklahoma City
non ha vinto abbastanza. Era vero anche l’anno passato: il principale ostacolo
incontrato da Westbrook nella sua corsa al titolo di MVP era nel numero di
vittorie dei Thunder, sotto l’eccellenza delle 50. Ma la squadra di un anno fa
era oggettivamente mediocre, orfana di Kevin Durant e con un Victor Oladipo
buono ma non buono com’è diventato quest’anno a Indiana. Westbrook ha
trascinato la squadra: più di così non poteva fare.
Ma quest’anno i Thunder hanno aggiunto Paul George, un Top
15 almeno, più Carmelo Anthony come terza punta e la presenza di queste bocche
da fuoco ha restituito a Steven Adams la possibilità di attaccare l’area dei
tre secondi con risultati eccellenti. I Thunder avrebbero dovuto vincere di
più, non si scappa, anche mettendo in conto l'infortunio ad Andre Roberson (peraltro Corey Brewer lo sta sostituendo come meglio non avrebbe potuto, meno difesa certo ma molto più attacco ed è tutto dire). La panchina è scarsa. Patrick Patterson è rimasto al di
sotto degli standard di Toronto e per la verità è stato usato principalmente
come cambio di Adams (via Enes Kanter, non hanno un centro di riserva
credibile), non necessariamente il ruolo perfetto. I bomber Alex Abrines e
Terrance Ferguson hanno fatto dentro e fuori dalla rotazione. Le riserve migliori
sono stati Raymond Felton e naturalmente Jerani Grant, un atleta straordinario,
multifunzionale. La stagione dei Thunder è da tutto o niente: rifirmato
Westbrook, resta l’incognita Paul George. I conti si faranno dopo i playoffs: lo star-system allestito da Sam Presti potrebbe anche sorprendere. Ma la
regular season è stata insufficiente. Ecco perché metterei Westbrook nel primo
quintetto All-NBA ma non tra i primi tre giocatori della stagione. Dopo Harden, tocca ad Anthony Davis
e LeBron James (6-continua)
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