martedì 8 novembre 2016

NBA WEEK 2: Knicks, Ray Allen, Mutombo, Westbrook, Kemba ecc


Ritengo che i New York Knicks non saranno molto diversi da quelli delle prime partite. Possono andare a Chicago e vincere in modo convincente salvo perdere due giorni dopo in casa contro Utah (della quale ci sarebbe molto da dire). Il problema panchina – altra squadra afflitta dallo stesso difetto è Houston – è enorme. 
Con i cinque big in campo, i Knicks producono 112.5 punti ogni 100 possessi e concedono 107.1 punti. Ma tutti gli altri quintetti perdono consistenza non appena deve uscire uno di loro. Il quintetto ha giocato finora 88 minuti. Nessun altro assetto ha toccato i 14 minuti totali. Ovviamente Jeff Hornacek mescola le carte per evitare di avere in campo più di due riserve, spesso gliene basta una. Ma con quattro uomini oltre i 30 minuti per necessità è dura arrivare ai playoffs. Derrick Rose è ancora capace di accelerare in campo aperto, Kristaps Porzingis quando tira da tre sul pick and pop è uno spettacolo. I suoi 220 centimetri di coordinazione non hanno limiti. Courtney Lee come prevedibile è stato l’acquisto migliore. Tuttavia le cifre sono impietose e non promettono nulla di buono. I Knicks segnano 100.8 punti di media, ne concedono 109. Il “defensive rating” di 112.7 punti concessi su 100 possessi li colloca al penultimo posto nella Lega. Porzingis è il giocatore più efficace in attacco perché allunga le difese, segna, corre, crea spazi (121 punti per 100 possessi con lui in campo), il che relega in secondo piano i suoi dati difensivi che sono mediocri (113 punti concessi per 100 possessi, il saldo resta attivo e non di poco). Joakim Noah, unico starter dal minutaggio umano, aiuta la difesa più di tutti coprendo tanti limiti. Lui e il lettone sono i giocatori più importanti, quelli che fanno funzionare meglio la squadra. Il problema sono le due star che in difesa si adeguano alla cronica mediocrità generale ma in attacco contrariamente a quanto si potrebbe pensare sono negativi. 
Con Carmelo Anthony, i Knicks segnano 101 punti ogni 100 possessi. Il motivo: tira cinque triple a partita con il 28.0% e perde 3.0 palloni di media. Con Derrick Rose, i Knicks segnano 95.0 punti ogni 100 possessi. Anche il suo plus/minus è negativo. Rose e Anthony tirano 33.8 volte a partita, entrambi più di Porzingis, con il 43.2% globale (gli altri tre starters hanno 25.2 tiri di media, e tutti e tre tirano meglio, Lee ha addirittura il 53.3% dal campo). Anthony ha più palle perse che recuperate. Rose come point-guard si ferma a 4.2 assist di media, 0.8 a partita in meno di Noah. Kyle O’Quinn e Brandon Jennings sono gli unici cambi affidabili per ora, perché Lance Thomas quello che dà in difesa lo lascia in attacco dov’è tragico. I segnali sono negativi anche ignorando il rischio infortuni con minutaggi così alti per giocatori logori come Rose e Noah. 
La sensazione è che il tentativo di fare i playoffs e una stagione di alto livello contando su sei-sette uomini di spessore non sarà un tentativo vincente. I Knicks fortunatamente non hanno ipotecato il futuro per costruire questa squadra. Ma ancora una volta costruire attraverso il draft attorno a Porzingis sembra l’unica via percorribile. E nell’attesa bisogna fare quello che si può sviluppando qualche giocatore (Justin Holiday) e forse puntare di più su Jennings in generale, su Porzingis come prima opzione. Hornacek voleva un attacco più rapido e lo sta utilizzando. Ma la difesa se possibile è peggiore di quanto lo fosse l’anno scorso.


MUTOMBO 55
Dikembe Mutombo avrà la maglia numero 55 dei Denver Nuggets ritirata. È la seconda squadra dopo Atlanta a ritirare il suo numero, un fatto notevole per un giocatore che non ha mai vinto un titolo e l'unica finale l'ha giocata con una terza squadra, Philadelphia. È il quinto giocatore dei Nuggets a ricevere l'onore ma il primo che non facesse parte della squadra estrosa degli anni '80 (Alex English, Dan Issel e David Thompson), allenata da Doug Moe, a sua volta onorato con il numero 432 ovvero le partite vinte da allenatore. Il quarto giocatore il cui numero 40 è stato ritirato è Byron Beck che è stato uno dei sei giocatori che hanno disputato tutte le nove stagioni di esistenza della ABA sempre a Denver. Mutombo ha giocato cinque anni a Denver. Li lasciò da free-agent nel 1996 per andare ad Atlanta. Resta famosa la sua immagine, sdraiato in terra abbracciando la palla della vittoria dei Nuggets a Seattle in gara 5. Diventarono la prima numero 8 del tabellone a eliminare la 1. Lo fecero rimontando da 0-2 e vincendo gara 5 in trasferta. Era il 1994. Pochi ricordano che i Nugs nel secondo turno andarono 0-3 con Utah salvo impattare sul 3-3. Persero gara 7 ma fu una rimonta clamorosa anche quella.


LA CLASSE DEL 2013
Otto giocatori della classe dei draft 2013 hanno firmato estensioni contrattuali che prevarranno il conseguimento dello status di restricted free-agent. In quattro hanno firmato per 100 milioni o poco più in quattro anni.
Giannis Antetokounmpo a Milwaukee, CJ McCollum a Portland, Rudy Gobert a Utah e Steven Adams a OKC. Seguono Victor Oladipo, Dennis Schroder, Gorgui Dieng e Cody Zeller. A posteriori fu un draft valutato malissimo in cui il numero 1 Anthony Bennett è già ora un giocatore irrilevante e il 3 fu Otto Porter di Washington. Il 5 Alex Len a Phoenix. Tre dei primi cinque non hanno estensione e non per loro scelta ma anche nove dei primi 10 (il 10 fu appunto McCollum, 37 punti record carriera a Memphis domenica sera).

TIRARE ALLA RAY ALLEN
La tripla con cui Ray Allen salvò il titolo di Miami nel 2012 va considerata il più grande canestro nella storia della Finale? Uno dei più grandi certamente. Senza quel canestro Miami non avrebbe vinto il titolo ma è vero che dopo quel canestro si è giocata una gara 7 che gli Heat hanno vinto. Personalmente ritengo più importante la tripla risolutiva di Kyrie Irving nell'ultima finale. È stata quella del titolo. Basta. Altri canestri decisivi in finale?
1 Michael Jordan, Chicago Vs Utah 1998. The Shot. Segnò e rimase in posa. Gara 6. Chicago vinse il sesto titolo in otto anni. Nulla batte quel tiro. Altri grandi canestri segnati in finale?
2 Don Nelson, Boston Vs Lakers 1969. Gara 7. Tiro sbilenco e fortunoso ma chiuse trionfalmente la carriera di Bill Russell prolungando la maledizione in finale di Jerry West. I Lakers erano convinti di vincere e avevano i palloncini appesi al soffitto pronti ad essere liberati. Rimasero lì per un bel po' come profetizza vedendoli Red Auerbach.
3 Magic Johnson, Lakers Vs Boston 1987. Il famoso Baby Hook di gara 4 che portò i Lakers sul 3-1. Chiusero poi la serie in 6 partite.
4 John Paxson, Chicago Vs Phoenix 1993. La tripla che chiuse gara 6 da tre su scarico di Horace Grant. Se i Bull non avessero vinto i Suns avrebbero giocato gara 7 in casa contro un avversario squadra fisicamente morta e l'inerzia a favore.
5 Kyrie Irving, Cleveland Vs Golden State 2016. Ha dato un senso pratico alla strepitosa stoppata di LeBron su Iguodala. Ed era gara 7.
6 Ray Allen, Miami Vs San Antonio 2013. Il secondo titolo di Miami riacciuffato per i capelli in gara 6 con la tripla dall'angolo eseguita indietreggiando.
7 Steve Kerr, Chicago Vs Utah 1997. Michael Jordan scaricò sul tiratore di Arizona per il quinto titolo dei Bulls in sei partite, dalla lunetta.
8 Avery Johnson, San Antonio Vs New York 1999. Dall'angolo la tripla di gara 5 che consegnò il primo titolo agli Spurs, a Tim Duncan e a David Robinson.
9 Robert Horry, San Antonio Vs Detroit 2005. La bomba dall'angolo certificò un ultimo quarto sensazionale. Gli Spurs vinsero gara 5 a Detroit anche se poi per vincere ebbero bisogno della settima gara. 
10 Kobe Bryant, Lakers Vs Indiana 2000. Il tap-in di gara 4 a Indianapolis con Shaq fuori per falli valse il 3-1, parente stretto del titolo poi vinto in sei.




FROM  “GOLDEN TIMES”
Nel capitolo dedicato ai più grandi tiratori da tre punti, al numero 2 c’è Ray Allen. "Allora, ci sono otto stagioni in carriera oltre il 40%, meno di Reggie Miller, il 40.0% esatto per la carriera su 5.7 tentativi per gara. Si potrebbe aggiungere il canestro da tre più difficile e famoso della storia, quello che salvò il secondo titolo di Miami in gara 6 contro San Antonio nel 2013, dall’angolo, senza tempo, marcato, senza vedere il canestro. L’anno prima, l’ultimo a Boston, ebbe la sua miglior stagione con il 45.3% su 5.1 tentativi. Comunque fa già parte di una generazione successiva a quella di Miller, che è dieci anni più anziano: a Seattle ha fatto in tempo a giocare due anni con oltre otto triple tentate a partita nella prima metà degli anni ’10. Credibile come miglior tiratore di sempre, possibile si debba considerare Thompson davanti a lui, difficile però non considerare Curry, per raggio di tiro e volume di conclusioni, davanti a lui".

IL RANKING
1 CLEVELAND- Kyrie Irving potrebbe diventare il primo compagno di squadra di LeBron James a chiudere una stagione con una media punti più alta. Irving sta segnando 23.0 punti per gara contro i 22.8 di LBJ che è diventato il decimo realizzatore di sempre davanti a Hakeem Olajuwon.
2 GOLDEN STATE- La strana sconfitta con San Antonio cancellata da vittorie di qualità contro Portland e Oklahoma City. Poi la debacle annuale a Los Angeles contro i Lakers di Luke Walton. Posizione immeritata per quanto mostrato sul campo ma obbligata. Kevin Durant ha toccato quota 70 partite oltre i 20 di fila superando il primato di Michael Jordan che si era fermato a 69 nel 1991.

3 OKLAHOMA CITY – Non ha solo sfruttato la follia di Westbrook e un calendario compiacente perché prima di perdere a Golden State aveva vinto sul campo dei Clippers. Unica squadra a battere i Clippers finora. Considerate le condizioni impossibili di Golden State (seconda partita consecutiva in trasferta, terza in quattro giorni contro una squadra che aveva riposato il giorno prima), finora non ha commesso errori.
4 LA CLIPPERS – Inaspettata la sconfitta interna con i Thunder, ma poi non ha sbagliato nulla strapazzando anche gli Spurs. Blake Griffino 20.3 punti e 9.7 rimbalzi di media.
5 SAN ANTONIO – Altra squadra dal rendimento altalenante finora. Ha stravinto a Golden State, è stata travolta in casa da Utah poi ha stravinto a Utah ma è caduta male contro i Clippers.

THE RACE FOR THE MVP
1 Russell Westbrook- I Thunder sono al top contro logica e pronostici, lui ha 33.2 puntidi media con 9.7 assist e 9.0 rimbalzi. Non serve altro. 
2 Kevin Durant – Sembra essere l’unico dei Warriors ad aver interpretato questo avvio di stagione in modo serio. Segna 30.0 a partita, sempre oltre i 20, 8.0 rimbalzi e il suo 65.0% nel tiro da due spiega esattamente perché i Warriors sono offensivamente illegali. Il suo career-high nel tiro da due era del 56.9% (un anno fa). Il 42.9% da tre è record carriera. Questo è il beneficio di giocare accanto ad altri bomber.
3 James Harden – 31.5 punti e 12.3 assist di media, alle volte ha numeri ridicoli. Lui e Westbrook potrebbero inscenare un duello lungo un anno che li porterà ad essere vicini alla tripla doppia media e tutti e due possono eguagliare NateArchibald come leader contemporanei di punti e assist.
4 LeBron James – Un altro che può facilmente chiudere l’anno in tripla doppia mentre la sua squadra non perde un colpo e ha già ottenuto vittorie di qualità almeno ad est.
5 DeMar DeRozan – Le prime cinque gare tutte oltre i 30 eguagliano Michael Jordan. Alla sesta si è riposato segnandone 23. Tutto senza mai tirare da fuori ovvero attaccando il ferro in campo aperto e con una lunga messe di tiri dalla media per i quali può scrivere un manuale.
Next: Kawhi Leonard, Anthony Davis, Kyrie Irving, Damian Lillard, Blake Griffin.

FROM “NY BASKETBALL STORIES 2.0”
Kemba Walker oggi è un uomo da 48 milioni di dollari, il valore del contratto firmato con gli Charlotte Hornets, il club che lo scelse nei draft del 2011 dopo aver portato Connecticut al titolo NCAA da MVP. Walker però viene dai Sack-Wern Housing Projects nel Bronx, dove di recente ha voluto che Under Armour, il suo sponsor, costruisse un campo da basket per aiutare i Kemba Walker del futuro.
Per leggere “New York Basketball Stories 2.0”, clicca qui.


LA STATISTICA 1
StephenCurry contro i Lakers ha visto interrotta la striscia di 157 gare consecutive con almeno una tripla a segno in regular season. Contando la post-season erano 196. Osservando le prime sei partite, è tornato indietro di due anni rispetto allo stratosfera della stagione scorsa come produttività (23.3 punti) o minutaggio (32.2). Il suo 35.2% da tre era nettamente il minimo in carriera. Ma ha risposto con le 13 triple in una sera contro i Pelicans.

LA STATISTICA 2
KlayThompson ha il 19.6% da tre su 7.7 tentativi per gara. Lo scorso anno aveva il 42.5% su 8.1. E’ presto per suonare l’allarme ai Warriors che dichiaratamente vogliono vincere il titolo senza preoccuparsi troppo della regular season ma ad ogni errore al tiro fanno un po’ meno paura.

LA STATISTICA 3
Era dal 2009 che Dwyane Wade non eseguiva 3.5 tiri da tre per partita. C’era motivo: allora aveva il 31.7% dall’arco, il meglio in carriera fino a… ora. A Chicago ha il 47.6% dall’arco. Come opportunamente ha detto qualcuno è come se lui e Klay Thompson si fossero scambiati le parti.

IL GIOCATORE: MICHAEL KIDD-GILCHRIST
Chi è? - Cresciuto a Somerdale nel New Jersey, perse il padre quando aveva tre anni, un episodio traumatico che probabilmente ha a che fare con i suoi cronici e non del tutto risolti problemi di balbuzie. Carriera liceale strepitosa a St.Patrick High School, a Elizabeth, che include l’oro mondiale Under 17 di Amburgo. Reclutato da tutti i grandi college, scelse Kentucky e John Calipari. Rimase un anno solo nel quale vinse il titolo NCAA giocando accanto a Anthony Davis. Nei draft del 2012 fu scelto al numero 2 da Charlotte, dopo Davis. Secondo quintetto di rookie nel 2013. Ma ha avuto diversi problemi fisici, inclusa una frattura da stress nel suo terzo anno nella Lega. Nel 2015/16 si è dovuto operare alla spalla destra in prestagione. E’ rientrato a fine gennaio inaspettatamente ma è stato un errore perché dopo sette gare è tornato sotto i ferri. Charlotte l’ha firmato con un quadriennale da 52 milioni di dollari, 13 a stagione fino al 2019.
Come gioca – Kidd-Gilchrist è un giocatore molto particolare, grande difensore che ha imparato anche a tenere i piedi per terra senza fidarsi dell’atletismo risultando ancora più efficace. Inoltre è un rimbalzista superiore alla media per il ruolo. I problemi sono offensivi: Kidd-Gilchrist è un tiratore da fuori inesistente. Nel 2014/15 è riuscito a non tirare mai da tre. E’ fortissimo nell’uno contro uno, sa chiudere nel traffico, attaccare in campo aperto e procurarsi tiri liberi. Ma ovviamente è facilmente interpretabile. Se la salute lo assiste può essere un grande acquisto per Charlotte che con lui è ancora più solida in difesa e ha un attaccante dal palleggio di qualità per quanto condizionante (per creargli spazio è necessario circondarlo di tiratori). Ha lavorato sulla meccanica di tiro con Mark Price ma continua a non tirare. Gli Hornets gli hanno restituito il posto in quintetto accanto a Nicolas Batum e in cambio hanno un esterno da 9.8 punti di media attaccando solo il ferro e da 9.0 rimbalzi a partita, un’enormità considerando la taglia fisica e il ruolo.


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