giovedì 13 aprile 2017

D'Antoni: la storia dello Smallball

All'inizio degli anni '90 quando Mike D'Antoni passò dal campo alla panchina di Milano, il gioco era fisico, tutti utilizzavano due lunghi, l’ala forte era praticamente un centro un po’ più basso e magari un po’ più pericoloso al tiro. Valeva in tutto il mondo. Nel 1999, quindi alla fine del decennio, San Antonio vinse il suo primo titolo NBA con Tim Duncan da ala forte e David Robinson da centro. I Knicks che giocarono la finale, al completo avevano Patrick Ewing da centro e Kurt Thomas o Marcus Camby come ali grandi. In Italia la Virtus di Messina campione d'Europa nel 1998 aveva Savic e Nesterovic e Frosini; nel 2001 vinse tutto con Frosini da 4 e Griffith da 5 più Smodis. Era un altro basket.
A Milano, D’Antoni aveva guidato in campo squadre con Meneghin e Gianelli; Meneghin e Carroll; Meneghin e McAdoo; Meneghin, McAdoo e Brown insieme addirittura. Ma  D’Antoni da allenatore scelse Jay Vincent come ala forte: per quei tempi era una rivoluzione perché Vincent era un 4 perimetrale, per quei tempi quasi un 3. La nascita dello “Smallball” che oggi caratterizza la NBA risale a quegli anni. D'Antoni l'ha ideato o applicato in Italia ed esportato. Gli statistici hanno dimostrato con i numeri che aveva sempre avuto ragione. A distanza di oltre venti anni D'Antoni resta il miglior interprete di questo stile di gioco. Tra poco gli varrà probabilmente il secondo titolo di allenatore dell'anno nella NBA.
In quattro anni, D’Antoni portò l’Olimpia ad una finale scudetto, una finale di Coppa Italia, alla vittoria in Coppa Korac contro Roma e ad una Final Four, nel 1992. A Istanbul, l’Olimpia arrivò a giocarsi la semifinale contro la squadra che poi avrebbe vinto il titolo, il Partizan Belgrado: i serbi non erano i favoriti ma con il senno di poi  avrebbero dovuto esserlo. Erano guidati da Zeljko Obradovic, il coach più vincente d’Europa (dopo), supportato come “senior assistant” da Aza Nikolic. In campo avevano Zeljko Rebraca, Sasha Djordjevic (che a fine anno sarebbe venuto a Milano) e Predrag Danilovic. L’Olimpia aveva probabilmente compiuto un errore puntando su Darryl Dawkins e Johnny Rogers così appesantendo la squadra, spostando gli equilibri vicino a canestro e di fatto rinnegando i principi chiave del gioco di D’Antoni. Successe a Milano e poi sarebbe successo di nuovo a Phoenix quando presero Shaquille O'Neal rovinando gli equilibri degli anni precedenti.
D'Antoni con il suo stile vinse in Italia e in Europa prima a Milano e poi a Treviso dove Ricky Pittis si trasformò in un 4 a tempo pieno. Nella sua seconda esperienza NBA a Phoenix decise di andare fino in fondo con le sue idee. E avrebbe cambiato la storia.
(1-continua)

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