mercoledì 12 aprile 2017

Perché Mike D’Antoni è stato il coach dell'anno

Coach dell'anno: Mike D’Antoni
Essere di parte è facile. Il conflitto di sentimenti innegabile ma Mike D’Antoni ha confezionato il terzo record della Lega. I Rockets avevano vinto 41 partite un anno fa, erano una squadra "dysfunctional" e hanno anche rinunciato - più che perso - al loro secondo miglior giocatore, Dwight Howard. D'Antoni ha permesso a James Harden di produrre la miglior stagione della sua carriera, cambiandogli in parte ruolo, convalidando idee che un tempo erano rivoluzionarie poi sono diventate moderne, all'avanguardia.

Alternative? Gregg Popovich potrebbe meritare questo trofeo quasi ogni anno per la longevità, la consistenza. Ma premiarlo per quello che gli Spurs hanno fatto perdendo Tim Duncan sarebbe negare che il processo di rinnovamento era in atto da anni. Steve Kerr per il terzo anno ha vinto con passo storico. Io sottolineo Scott Brooks che ha dato un senso ai Wizards, Erick Spoelstra perché Miami non aveva motivo di esplodere nella seconda parte di stagione, e sono un grande tifoso del lavoro a Utah di Quin Snyder specie pensando agli infortuni, davvero tanti.

Giocatore più progredito: Giannis Antetokounmpo
La differenza con Nikola Jokic è che il serbo ha avuto quel tipo di esplosione che tra primo e secondo anno è persino pronosticabile. Giannis era già un top-player ma ha aggiunto continuità e progressi sbarcando tra i primi 7 o 8 giocatori di questa Lega. Punto su di lui per il premio. Dopo lui, Nikola Jokic e Otto Porter, esploso come tiratore tra i più efficienti della Lega. Isaiah Thomas, Bradley Beal e Rudy Gobert meritano considerazione perché sono stelle e sono migliorati tantissimo partendo da un livello già alto.

Executive dell'anno: Daryl Morey
Ci sono tante alternative e dirigenti meritevoli per motivi vari. Bob Myers ha portato Kevin Durant a Golden State; RC Buford continua a scoprire giocatori funzionali per i suoi Spurs vedi Dewayne Dedmon; Masai Ujiri ha completato i Raptors con Serge Ibaka e Sam Presti ha messo attorno a Russell Westbrook una squadra credibile. Di solito una perdita come quella di Durant ti spinge indietro di cinque anni o dieci non di tre posizioni. Ma Morey a Houston ha avuto la forza di prendere un allenatore che nessuno gli consigliava di prendere ed estremizzato il gioco dei Rockets godendo una stagione sorprendente in cui sono emersi Clint Capela o Montrezl Harrell, che poi ha celebrato aggiungendo Lou Williams a metà stagione. È stata una stagione che ha convalidato il "Moreyball".

Nessun commento: