mercoledì 12 ottobre 2016

NBA Preview: perché San Antonio è sempre al top della NBA


La grande e lunghissima dinastia dei San Antonio Spurs è nata da un infortunio, forse due (David Robinson ma anche Sean Elliott), un'azione di forza considerata all'epoca altamente impopolare con la quale Gregg Popovich prese il posto di Bob Hill in panchina e un colpo di fortuna, quello di poter scegliere Manu Ginobili alla fine del secondo giro del draft.
Ma non sarebbe stato possibile resistere cosi a lungo al vertice quindi senza poter mai selezionare in alto nei draft se gli Spurs non fossero davvero di un altro pianeta nell'identificare e sviluppare il talento. Per dire: Tim Duncan ha trascorso tutta la carriera puntando al titolo NBA. Nessuno l'ha fatto per 18 anni senza cambiare squadra. Gli Spurs in tutto questo tempo non hanno mai dovuto ricostruire. Merito delle loro stelle ma anche di un "masterful job" eseguito nel cambiare le singole parti del roster ringiovanendolo e qualche volta migliorandolo.
Questo ha consentito agli Spurs di passare silenziosamente da una leadership all'altra, da Tim Duncan e David Robinson  (titolo del 1999) a Duncan, Tony Parker - che a fine stagione avevano tentato di affiancare a Jason Kidd in una sorta di esperimento pazzo - e Stephen Jackson (2003). Da Duncan, Parker, Manu Ginobili e Robert Horry (2005 e 2007) al titolo di Kawhi Leonard (2014). Oggi gli Spurs restano in qualche modo competitivi al top senza più Duncan, con un Ginobili ormai ridotto al lumicino e un Parker sempre più gregario. Lo sono perché hanno trovato in Kawhi Leonard uno dei primi 7 o 8 giocatori della Lega, trasformandolo da specialista difensivo in giocatore a due dimensioni con un atletismo debordante e un tiro che prima di lasciare San Diego State nessuno gli riconosceva o aveva visto.
Leonard e LaMarcus Aldridge sono i punti di riferimento di una squadra che adesso non ha più l'ombrello Duncan ma un Pau Gasol che in post basso può essere anche più efficace offensivamente. Gasol è una soluzione temporanea ma ha acquistato del tempo (lo scorso anno a Chicago aveva 16.5 punti e 11.0 rimbalzi di media giocando 31 minuti) che gli Spurs potranno usare per completare la seconda parte della transizione considerato che Ginobili è presumibilmente all'ultimo anno di carriera e Parker viene da una stagione da 11.9 punti di media, il valore più basso da quando era un rookie (in carriera ne ha 16.6).

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