La programmazione e la credibilità - Gli Spurs non si sono mai fatti trovare impreparati. La leadership è passata fisiologicamente da David Robinson a Tim Duncan a Kawhi Leonard. Il supportong cast è stato costantemente corretto e ringiovanito. Quando venne scelto Leonard, Popovich pensava di avere in mano un Bruce Bowen al quadrato perché più alto, più atletico, con braccia lunghe e mani enormi. Ha superato le sue stesse aspettative. Ma quello che molti hanno sottovalutato è la qualità dello staff che ha sostenuto Popovich e Buford in questi anni. Il DNA degli Spurs è dappertutto. Hanno lavorato a San Antonio allenatori come Mike Budenholzer, Mike Brown, Brett Brown, Monty Williams (che ora è tornato), dirigenti come Sam Presti, Dell Demps, Danny Ferry, Sean Marks.
Opinioni, analisi e i miei libri: il mondo del basket americano visto da me di Claudio Limardi
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sabato 1 aprile 2017
giovedì 30 marzo 2017
Lo scouting miracoloso dei San Antonio Spurs
Lo scouting - La prima operazione di Gregg Popovich agli Spurs fu chiamare RC Buford come responsabile dello scouting ma di fatto l'ex assistente di Larry Brown a Kansas diventò il vero general manager del club nel momento stesso in cui Popovich assunse la carica di capo allenatore. Nel 2002 il suo ruolo è stato certificato. Buford ha messo al segno numerose, brillanti operazioni di mercato, alcune già citate. Vedi lo scambio per Kawhi Leonard, ovvero l'apoteosi della sua carriera. O la firma di free-agent funzionali o addirittura decisivi come LaMarcus Aldridge o Pau Gasol per citare gli ultimi.
martedì 28 marzo 2017
Continuità, coaching e Kawhi Leonard tra i segreti degli Spurs
La continuità e il coaching - Gregg Popovich è stato allenatore e di fatto il leader della franchigia per tutta la durata dell'era Duncan. In questi venti anni gli Spurs hanno affinato la loro organizzazione ed efficacia. Laddove Duncan era stato preso con un colpo di audacia e fortuna, le successive star sono arrivate grazie alla qualità dello scouting e la programmazione.
Spurs, analisi di una dinastia fortunata
La fortuna - Ovviamente la fortuna va aiutata. Nel 1996/97 gli Spurs hanno fatto tanking elegante quando la pratica non era ancora di moda. L'ho ricordato altre volte: David Robinson giocò solo sei partite, Sean Elliott venne fermato per motivi di salute e una squadra da 50 vittorie facili venne relegata in Lotteria.
lunedì 27 marzo 2017
L'interminabile dinastia degli Spurs: l'analisi
I San Antonio Spurs hanno superato la soglia delle 50 vittorie, che nella concezione NBA rappresenta l'eccellenza assoluta, per il 18° anno consecutivo. Il segnale è fortissimo perché nessuno aveva mai avuto una striscia così lunga e poi perché è il primo anno che questo avviene senza Tim Duncan, il volto della franchigia dal 1997 al 2016 ininterrottamente. Siamo persino oltre il livello di dinastia. In questo arco di tempo i Lakers hanno vinto gli stessi titoli (cinque) e giocato una Finale in più (sette contro sei) ma qui parliamo di una costanza di rendimento sconvolgente.
lunedì 26 dicembre 2016
I ritiri di maglia degli Spurs: ma chi era Captain Late James Silas?
Il ritiro della maglia numero 21 di Tim Duncan da parte dei San Antonio Spurs era un gesto scontato. Nessun giocatore ha vinto di più o è stato più importante nella storia della franchigia. Per quanto si tratta di un'organizzazione modello quasi nulla di quello che è stato realizzato sarebbe stato possibile senza il colpo di fortuna della Lotteria del 1997. Il 21 di Duncan è l'ottavo numero ritirato dagli Spurs. Prima di lui sono stati onorati dello stesso gesto David Robinson, Sean Elliott, Avery Johnson, Bruce Bowen, George Gervin, Johnny Moore e James Silas.
mercoledì 12 ottobre 2016
NBA Preview: perché San Antonio è sempre al top della NBA
La grande e lunghissima dinastia dei San Antonio Spurs è nata da un infortunio, forse due (David Robinson ma anche Sean Elliott), un'azione di forza considerata all'epoca altamente impopolare con la quale Gregg Popovich prese il posto di Bob Hill in panchina e un colpo di fortuna, quello di poter scegliere Manu Ginobili alla fine del secondo giro del draft.
Ma non sarebbe stato possibile resistere cosi a lungo al vertice quindi senza poter mai selezionare in alto nei draft se gli Spurs non fossero davvero di un altro pianeta nell'identificare e sviluppare il talento. Per dire: Tim Duncan ha trascorso tutta la carriera puntando al titolo NBA. Nessuno l'ha fatto per 18 anni senza cambiare squadra. Gli Spurs in tutto questo tempo non hanno mai dovuto ricostruire. Merito delle loro stelle ma anche di un "masterful job" eseguito nel cambiare le singole parti del roster ringiovanendolo e qualche volta migliorandolo.
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