martedì 12 luglio 2016

Perché Derrick Rose a New York non sarà un autogol




Bisogna prima di tutto ricordare che ogni scambio NBA non è mai solo una questione tecnica. Ci sono sempre implicazioni salariali, piani futuri da ricordare. Perché a prima vista la decisione dei New York Knicks di puntare su Derrick Rose sembra molto simile a quelle maturate a loro tempo di puntare su Steve Francis, Baron Davis, Jason Kidd o – per uscire dal rango dei playmaker – su Tracy McGrady o persino Penny Hardaway. Siamo solo un gradino meglio, visto che parliamo comunque di un giocatore di 27 anni da 16.4 punti di media nell’ultima stagione.
In realtà va riconosciuto a Phil Jackson di non aver mai seguito la strada del “fuoricampo” a basi piene puntando su un giocatore di nome e ovvio talento a costo di sacrificare il futuro e alzando il livello del rischio fino ad altezze inaudite. Derrick Rose ha un anno di contratto a circa 21 milioni di dollari. Se dovesse andare male, non verrebbe confermato e i Knicks aprirebbero una voragine di soldi sotto il salary cap in un mercato – quello del 2017 – nel quale non mancheranno le star cui offrirli. Russell Westbrook prima di tutti (peraltro al momento la forza dei Knicks è limitata: Kevin Durant non li ha neanche ricevuti). Se dovesse andare in un certo modo potrebbero provare a estenderlo a meno soldi per attirare altri free-agent. Onestamente, è stata una mossa condivisibile.