martedì 2 agosto 2016

New York Basketball Stories 2.0: perché Ben Simmons è un prodotto di New York




Dave Simmons negli anni ’80 era un terrificante rimbalzista, un duro uscito dal più duro di tutti i posti. Da South Bronx. Nato nel 1963, 2.05 di statura, ala forte e centro, più forza e aggressività che talento. Era abbastanza bravo da fare la star a South Bronx High School ma non abbastanza da richiamare l’attenzione dei grandi college. Per questo andò a Oklahoma City Community College e poi si imbarcò in una breve carriera in Venezuela. La svolta della sua vita avvenne un giorno estivo del 1989. Venne invitato a giocare in una squadra di giro in Australia e pensò che sarebbe stato intelligente accettare. Quando mai sarebbe potuto andare in Australia? Venne notato da Lindsay Gaze, uno dei grandi coach del basket australiano e padre di Andrew Gaze, strepitoso bomber che aveva portato Seton Hall alla finale NCAA del 1989. Gaze gli offrì un contratto con i Melbourne Tigers. Pensava di restare un altro anno. Dall’Australia non sarebbe più andato via.

Draymond Green, la linea sottile che lo separa da Dennis Rodman


Quando parla Draymond Green è una persona articolata, che elabora e non ha problemi ad assumersi le proprie responsabilità. Ma ci sono dei limiti al perdono e verrà presto il giorno in cui persino i Golden State Warriors dovranno porsi delle domande se ogni notizia riguardante Green continuerà ad essere una brutta notizia.
Green è un grande giocatore, unico nel suo genere, un'ala forte sottodimensionata che fisicamente non va sotto contro nessuno anche quando gioca centro, può portare palla, passarla e tirare da tre. Gara 7 della Finale NBA è stata la più grande partita della sua carriera. Avrebbe meritato di vincerla. Green è stato una seconda scelta: i Warriors nello stesso draft puntarono tutto su Harrison Barnes e al numero 30 gli preferirono Festus Ezeli. Furono bravi a sceglierlo ma quando chiami qualcuno al numero 35 ed è il terzo giocatore che scegli non puoi raccontare di aver visto cose che gli altri non avevano visto. Rapidamente, il centro sovrappeso di Michigan State, è diventato un "point forward" multidimensionale che ha costretto tutte le squadre NBA a cercare un modo per neutralizzare la sua presenza e quello che significa in un quintetto "small".