La nona finale della carriera di LeBron James (eguagliato
Magic Johnson che ne vinse cinque) è anche l’ottava consecutiva. Ma mai era
arrivata partendo dal numero 4 del tabellone e con una squadra oggettivamente
così debole, dopo una stagione che ne ha racchiuse almeno tre in pochi mesi.
Solo nel 2007 quando non aveva ancora 23 anni l’approdo in finale poteva essere
considerato stupefacente come lo è adesso. I Cavaliers hanno cominciato questa
stagione perdendo Kyrie Irving, la seconda star della squadra, legittimamente
uno dei primi 10-12 giocatori di questa Lega; l’esperimento Isaiah Thomas è fallito;
affiancare a LeBron, in una specie di operazione nostalgia+amicizia, Dwyane
Wade è stato un altro fallimento. La rivoluzione di febbraio ha fatto
precipitare la squadra in classifica, afflitta da una difesa terribile e un’attitudine
spesso peggiore. La perla della rivoluzione, Rodney Hood, è fuori dalla
rotazione. Per arrivare in finale, Cleveland ha dovuto vincere due volte una
gara 7. Probabilmente Indiana meritava di avanzare più dei Cavaliers nel primo
turno; l’ostacolo più arduo, Toronto, si è rivelato un clamoroso bluff; Boston
ha avuto una stagione stupefacente ma l’accesso dei Celtics in finale era il
solo evento che avrebbe avuto addirittura meno senso, date le circostanze.
Boston, se avesse vinto gara 7, sarebbe entrata in finale con un record di 1-7
in trasferta nei playoff, due vittorie in gara 7 come Cleveland ma tutte e due
ottenute proteggendo il fattore campo. I Celtics meritavano la finale, per come
e dove sono arrivati senza i loro due migliori giocatori (e Dan Theis), ma
appunto avrebbe avuto meno senso di vedere qui LeBron, a tratti da solo.
Opinioni, analisi e i miei libri: il mondo del basket americano visto da me di Claudio Limardi
lunedì 28 maggio 2018
NBA Finals 1990-1999: l'arrivo a Chicago di Dennis Rodman
Aveva solo tre anni,
Rodman, quando il padre Philander scappò di casa. Anni dopo si rifece vivo
informandolo che viveva nelle Filippine, faceva il manager di un ristorante, si
era risposato e aveva qualcosa come ventinove figli, o giù di lì. Un giorno
arrivò a Chicago e una radio privata cercò di favorire l’incrocio tra Dennis e
Philander ma senza successo. Rodman è cresciuto nei ghetti di Dallas in una
famiglia divenuta… femminile con le due sorelle maggiori, Kim e Debra, e la
madre Shirley, che per mantenere i figli svolgeva due lavori e trascorreva il
tempo libero (ammesso che ne avesse) suonando il piano in chiesa. Kim e Debra
diventarono due splendide giocatrici, quest’ultima vinse il titolo NCAA con
Louisiana Tech, la prima diventò All-America alla Stephen F.Austin University.
Quanto a Dennis, lo sport gli piaceva ma quando cercò di conquistare un posto
nella squadra di football della South Oak Cliff High School venne tagliato
perché di corporatura troppo esile. A basket veniva regolarmente sbeffeggiato
dalle sorelle, più alte, grosse e dotate di lui.
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