venerdì 4 agosto 2017

NBA Finals 1994: Hakeem Olajuwon

Quando Olajuwon uscì per la prima volta dal terminal dello Houston Hobby Airport era forte dei suoi 208 centimetri lungo i quali all’epoca non erano distribuiti più di 80 chili, il frutto di un’alimentazione incompleta, riso sei volte alla settimana e poco d’altro. Aveva in tasca l’indirizzo della University of Houston e un pacchetto di banconote arrotolate e nascoste chissà dove. Fermò un taxi. Prese posto sul sedile posteriore e con il suo accento africano colpì l’autista come un fulmine. “Ehi ma tu sei nigeriano come me!”. Il primo contatto di Hakeem Olajuwon con Houston fu subito fortunato, un segno del destino. Veniva da una giornata spesa in aereo. Cinque università da visitare, la prima doveva essere St.John’s, appena sbarcato a New York. Ma era l’ottobre del 1980 e appena mise la testa fuori dal terminal del JFK nel Queens, una ventata gelida lo rispedì all’interno. Andò subito al bancone del check-in e si fece anticipare il volo per Houston, previsto due giorni più tardi. Ricordava che all’ambasciata americana, dov’era andato per ottenere il visto d’ingresso negli Stati Uniti, gli avevano detto che New York è freddissima l’inverno e che Houston, per lui amante del caldo, sarebbe stata molto meglio. E poi Christopher Pond, l’allenatore americano nato nel North Carolina ma con la vocazione del missionario in valigia, che l’aveva scoperto ai Campionati Africani juniores dove guidava il Centrafrica, gli aveva chiesto come favore personale di considerare Houston prima di qualsiasi altra destinazione, vale a dire North Carolina State, Georgia, St.John’s e Providence, insomma tutte quelle che avevano accettato di dare uno sguardo a questo ragazzone di Lagos.