venerdì 28 aprile 2017

Portland deve continuare con Lillard e McCollum?

Portland è uscita dai playoffs per mano dei Warriors per il secondo anno di fila e Golden State adesso è per  esplicita ammissione di Damian Lillard un'ossessione. Ma un anno fa i Blazers sembravano una squadra sulla rampa di lancio. Avevano colto l'attimo eliminando gli sfortunatissimi Clippers e battuto i Warriors una volta. Quest'anno sono stati sbattuti fuori 4-0 e gara 4 è stata una carneficina. Dopo sei minuti i Warriors andavano alla media di 200 punti per 48 minuti! Ed era il primo turno. I playoffs sono stati centrati sono in volata e la difesa è stata una delle peggiori della Lega fino all'arrivo da Denver di Jusuf Nurkic, The Bosnian Beast. Almeno con lui la squadra ha ottenuto una forza a rimbalzo che Mason Plumlee non poteva dare pur essendo un discreto centro tecnico e un notevole passatore.

giovedì 27 aprile 2017

Golden Times: così i Warriors hanno convinto Kevin Durant



...Cinque squadre, inclusi i Thunder, hanno ricevuto udienza da Durant in una villa affittata per l’occasione negli Hamptons, vicino Manhattan, sull’Oceano, un posto amato dai newyorkesi ricchi. La decisione l’ha presa la mattina del 4 luglio, Independence Day, con una telefonata a Bob Myers. Nella ricostruzione postuma di quanto accaduto, si pensa che i Warriors siano stati efficaci non tanto nel meeting (al quale si sono presentati anche quattro giocatori, Stephen Curry, Klay Thompson, Draymond Green e Andre Iguodala che aveva legato con Durant nel corso delle Olimpiadi di Londra nel 2012) quanto nei giorni successivi quando hanno continuato a chiamarlo mostrando un interesse genuino.

mercoledì 26 aprile 2017

Ora OKC torna nelle mani di Russell Westbrook

(Aggiornamento dopo i playoffs). Considero Billy Donovan un candidato credibile come allenatore dell'anno perché a dispetto della presenza di Russell Westbrook, i Thunder avevano difetti enormi che di norma nella NBA non riesci a soverchiare: uno starter nella posizione di ala piccola che gioca fuori ruolo ed è offensivamente impresentabile (Andre Roberson è un tiratore inguardabile - va detto anche dopo una serie in cui a tratti ha tirato in modo sorprendent da tre - ed una delle poche guardie della storia NBA su cui puoi efficacemente fare "hacking") per quanto sia difensore da primo o secondo quintetto All-Defense; uno dei roster più giovani della Lega (almeno sei giocatori della rotazione sono Under 25), una panchina da D-League (senza Westbrook OKC non poteva quasi stare in campo e la totale assenza di un point-man credibile contro Houston è stata letale) e la totale assenza di tiro da tre che ha permesso alle avversarie di riempire l'area eliminando il pick and roll Westbrook-Adams. Con una buona difesa, tanto contropiede, le scorribande di Westbrook e il tiro dalla media di Oladipo, una squadra con difetti enormi e facilmente individuabili ha raggiunto i playoffs ed è stata competitiva in quattro gare su cinque. Ha vinto anche 47 partite. Nell'anno in cui hai perso un Kevin Durant fare di più sarebbe stato eroico.

sabato 22 aprile 2017

Stevens vince small: gli aggiustamenti sono il sale dei playoffs

Gli aggiustamenti tra una gara e l'altra sono il sale dei playoffs e anche motivo di discussione perché non sapremo mai quanto un singolo adeguamento abbia cambiato o meno la storia di una serie o una partita. Ad esempio Boston ha vinto gara 3 perché Kevin Garnett ha parlato via video alla squadra, perché Rajon Rondo non ha potuto giocare, perché Jimmy Butler non ha giocato da Butler o perché Brad Stevens a dispetto dei problemi interni della sua squadra ha scelto di giocare small con Gerald Green in quintetto al posto del centro Amir Johnson e Jae Crowder da ala forte nominale?

venerdì 21 aprile 2017

Ecco dove LeBron sta per superare anche Michael Jordan

Mancano appena 225 punti a LeBron James per diventare il primo realizzatore di sempre nella storia dei playoffs. A questo punto è molto probabile che ce la faccia prima del termine di questa stagione. Ha superato Kobe Bryant. Ha superato Kareem Abdul-Jabbarin gara 2 del secondo round e adesso andrà a caccia di Jordan. Il suo posto tra i più grandi di tutti i tempi  è certo. Ma ogni giorno assume significati più forti.

giovedì 20 aprile 2017

Ecco perché Houston sta controllando la sfida Westbrook-Harden

Dunque la resa dei conti tra James Harden e Russell Westbrook altrimenti nota come primo turno dei playoffs si sposta a Oklahoma City con i Rockets in controllo netto. Westbrook ha giocato una gara 2 monumentale ma il suo 4/18 dell'ultimo quarto ha fatto notizia quanto la prima tripla doppia della storia dei playoffs confezionata con 51 punti. Come al solito è difficile tracciare una linea: ha preso 18 tiri perché non ha avuto sostegno dai compagni o li ha cancellati? Ha sbagliato Billy Donovan a tenerlo in campo tutto l'ultimo quarto anziché permettergli il consueto riposino a inizio del periodo? E possiamo criticare le scelte di tiro finali quando ripetute volte in questa stagione Westbrook ha vinto per i Thunder giocando il quarto periodo esattamente allo stesso modo?

martedì 18 aprile 2017

Ma chi è questo Bobby Portis?


Ma chi è Bobby Portis, il grande protagonista inatteso della vittoria dei Bulls in gara 1 a Boston? Non è raro che nei playoffs, dove la preparazione è massima, emerga un giocatore poco noto anche se Portis è un secondo anno ed è stato scelto al primo giro nei draft del 2015. Portis piace alla gente di Chicago perché è il classico giocatore tutto energia ed esplosività ma il suo secondo anno non è stato migliore del primo, neppure come spazio a disposizione, pur avendo migliorato notevolmente per percentuali di tiro, dal 42.7% al 48.8%. Infatti con lui i Bulls segnano 110 punti ogni 100 possessi, 10 in più dell'anno scorso.

Mike D'Antoni: anatomia di un coach rivoluzionario (All In One)

All'inizio degli anni '90 quando Mike D'Antoni passò dal campo alla panchina di Milano, il gioco era fisico, tutti utilizzavano due lunghi, l’ala forte era praticamente un centro un po’ più basso e magari un po’ più pericoloso al tiro. Valeva in tutto il mondo. Nel 1999, quindi alla fine del decennio, San Antonio vinse il suo primo titolo NBA con Tim Duncan da ala forte e David Robinson da centro. I Knicks che giocarono la finale, al completo avevano Patrick Ewing da centro e Kurt Thomas o Marcus Camby come ali grandi. In Italia la Virtus di Messina campione d'Europa nel 1998 aveva Savic e Nesterovic e Frosini; nel 2001 vinse tutto con Frosini da 4 e Griffith da 5 più Smodis. Era un altro basket.

domenica 16 aprile 2017

Perché Houston e D'Antoni sono stati un connubio perfetto

Gli Houston Rockets hanno avuto il buon senso di scegliere D'Antoni per estremizzare le loro idee, coincidenti con quelle di Mike. I Knicks lo scelsero perché era un coach di moda. I Lakers perché avevano Steve Nash e una parte del club non voleva riprendersi in casa Phil Jackson. Ma D'Antoni quando è stato chiamato dai Rockets era un allenatore ai margini del mercato. Veniva da una brutta esperienza ai Lakers, aveva 65 anni e il suo ultimo lavoro era stato di assistente allenatore dei Sixers, praticamente un ruolo da saggio esperto. O da consulente dei due Colangelo. La differenza è che i Rockets volevano lui, le sue idee e il suo gioco.

sabato 15 aprile 2017

Primo turno: ecco le previsioni!

Numero 1 contro numero 8
Dovrebbero essere serie scontate ma la storia è un po' differente. Chicago ha battuto Boston due volte in regular season. Il livello di motivazione di Rajon Rondo sarà alle stelle. Dwyane Wade e Rondo hanno vinto in combinazione quattro titoli NBA e giocato sette finali. Un bagaglio di esperienza che i Celtics non hanno. Jimmy Butler potrebbe essere il miglior giocatore della serie, anche migliore di Isaiah Thomas. Non quest'anno ma in assoluto vale di più. I Bulls vengono da una stagione di litigi, divisioni e polemiche. Ma non sono la classica numero 8 del tabellone. E Boston non è la classica numero 1. Il mismatch più grande per me è Brad Stevens contro Fred Hoiberg. Poi le panchine e la solidità organizzativa dei Celtics. Troppo per i Bulls, per questi Bulls anche se mi chiedo cosa potrebbe succedere se Chicago neutralizzasse Thomas nel quarto quarto.
Pronostico: Boston in 5

venerdì 14 aprile 2017

D'Antoni: quando i Suns erano davvero anni avanti

Nel primo anno di D'Antoni a Phoenix, i Suns vinsero 62 partite ma furono eliminati nei playoffs dai San Antonio Spurs 4-1 giocando con mezzo Joe Johnson che si era rotto un osso sopra l'occhio. Gli Spurs avrebbero eliminato Phoenix tre volte in quattro stagioni, in due di queste tre volte avrebbero poi vinto il titolo. Nel 2006, i Suns di D’Antoni furono battuti da Dallas 4-2. La prima Phoenix aveva Steve Nash nei panni dell'attuale James Harden di Houston (fu due volte MVP), Joe Johnson e Quentin Richardson come esterni. Shawn Marion da ala forte. Amar'e Stoudemire da centro.

giovedì 13 aprile 2017

Eric Gordon e il curioso caso del premio di miglior sesto uomo

Sesto uomo dell'anno: Eric Gordon
Quest'anno i Rockets hanno trasportato il concetto di sesto uomo ad un altro livello. D'Antoni ha trovato una quadratura perfetta quando, rientrato Patrick Beverley dall'infortunio di inizio stagione, ha potuto usare Gordon dalla panchina per assicurarsi punti istantanei anche nei rari minuti di riposo concessi a James Harden (ironicamemte quando giocava a Milano, D'Antoni veniva spremuto fino all'inverosimile e Peterson rispomdeva alla critiche assicurando che gli avrebbe permesso di riposare... d'estate. Adesso D'Antoni fa lo stesso con le sue star che fossero Steve Nash a Phoenix o Harden a Houston).

D'Antoni: la storia dello Smallball

All'inizio degli anni '90 quando Mike D'Antoni passò dal campo alla panchina di Milano, il gioco era fisico, tutti utilizzavano due lunghi, l’ala forte era praticamente un centro un po’ più basso e magari un po’ più pericoloso al tiro. Valeva in tutto il mondo. Nel 1999, quindi alla fine del decennio, San Antonio vinse il suo primo titolo NBA con Tim Duncan da ala forte e David Robinson da centro. I Knicks che giocarono la finale, al completo avevano Patrick Ewing da centro e Kurt Thomas o Marcus Camby come ali grandi. In Italia la Virtus di Messina campione d'Europa nel 1998 aveva Savic e Nesterovic e Frosini; nel 2001 vinse tutto con Frosini da 4 e Griffith da 5 più Smodis. Era un altro basket.

mercoledì 12 aprile 2017

Perché Mike D’Antoni è stato il coach dell'anno

Coach dell'anno: Mike D’Antoni
Essere di parte è facile. Il conflitto di sentimenti innegabile ma Mike D’Antoni ha confezionato il terzo record della Lega. I Rockets avevano vinto 41 partite un anno fa, erano una squadra "dysfunctional" e hanno anche rinunciato - più che perso - al loro secondo miglior giocatore, Dwight Howard. D'Antoni ha permesso a James Harden di produrre la miglior stagione della sua carriera, cambiandogli in parte ruolo, convalidando idee che un tempo erano rivoluzionarie poi sono diventate moderne, all'avanguardia.

martedì 11 aprile 2017

Draymond Green è il difensore più forte

Difensore dell'anno: Draymond Green
Il giocatore più tosto dei Warriors può difendere su tre tipologie di avversario e cambiare su quattro uomini. La versatilità difensiva lo rende superiore a Gobert.

Rookie dell'anno: giusto o no nessuno è paragonabile a Embiid

Rookie dell'anno: Joel Embiid
E' la scelta più attaccabile. Embiid ha giocato solo 31 partite. Non dovrebbero bastare per vincere un premio ma il livello cui si è espresso è talmente superiore a qualsiasi altro potenziale candidato che non vedo un'alternativa credibile. E' stata una classe di rookie deturpata dall'indisponibilità di Ben Simmons ma anche da una certa mediocrità che forse è casuale o forse il frutto dell'eccessiva impreparazione di un esercito di giocatori che hanno speso un solo anno al college. Non so se sia giusto che diano il premio a Embiid ma non sono certo che lo sarebbe darlo ad un altro.

lunedì 10 aprile 2017

I miei premi stagionali: Westbrook MVP, Jokic terzo quintetto


MVP: Russell Westbrook
Senza nulla togliere alla strepitosa stagione di James Harden. Quello che ha fatto è sensazionale e gli avrebbe garantito l'MVP in 40 diverse stagioni ma quello che ha fatto Westbrook è unico, senza precedenti reali. Mia classifica dei Top 10: 1 Westbrook, 2 Harden, 3 Leonard, 4 James, 5 Durant, 6 Thomas, 7 Curry, 8 Antetokoumnpo, 9 DeRozan, 10 Wall.

sabato 8 aprile 2017

Cosa faranno i Celtics della loro miniera d'oro del draft

Così i Boston Celtics affronteranno i playoffs con la scomoda sensazione di aver perso l'occasione di puntare subito alla Finale con un "upgrade" del roster che sarebbe stato automatico se avessero rinunciato ad almeno una delle due scelte di Brooklyn che avranno nel 2017 e 2018. Avrebbero potuto avere Paul George al posto di Jae Crowder (che è un duro e difende forte: per me non è l'uomo da cedere) o Jimmy Butler al posto di Avery Bradley. O magari DeMarcus Cousins, finito a New Orleans per molto meno. Ma non è così.

mercoledì 5 aprile 2017

Golden Times: la più grande regular season di sempre


Draymond Green, diventato ricco con il suo nuovo contratto, è diventato una storia intrigante, l’anima della squadra, un giocatore rivoluzionario, di quelli che dividono perché parlano tanto, picchiano, lottano, disturbano. A fine stagione, il suo spirito agonistico si sarebbe riversato contro di lui e contro i Warriors, ma durante la stagione Green è stato l’anima della squadra. 

lunedì 3 aprile 2017

San Antonio Spurs: dietro venti anni di vittorie (All in One)

I San Antonio Spurs hanno superato la soglia delle 50 vittorie, che nella concezione NBA rappresenta l'eccellenza assoluta, per il 18° anno consecutivo. Il segnale è fortissimo perché nessuno aveva mai avuto una striscia così lunga e poi perché è il primo anno che questo avviene senza Tim Duncan, il volto della franchigia dal 1997 al 2016 ininterrottamente. Siamo persino oltre il livello di dinastia. In questo arco di tempo i Lakers hanno vinto gli stessi titoli (cinque) e giocato una Finale in più (sette contro sei) ma qui parliamo di una costanza di rendimento sconvolgente.

sabato 1 aprile 2017

San Antonio alla fine è una questione di cultura

La programmazione e la credibilità  - Gli Spurs non si sono mai fatti trovare impreparati. La leadership è passata fisiologicamente da David Robinson a Tim Duncan a Kawhi Leonard. Il supportong cast è stato costantemente corretto e ringiovanito. Quando venne scelto Leonard, Popovich pensava di avere in mano un Bruce Bowen al quadrato perché più alto, più atletico, con braccia lunghe e mani enormi. Ha superato le sue stesse aspettative. Ma quello che molti hanno sottovalutato è la qualità dello staff che ha sostenuto Popovich e Buford in questi anni. Il DNA degli Spurs è dappertutto. Hanno lavorato a San Antonio allenatori come Mike Budenholzer, Mike Brown, Brett Brown, Monty Williams (che ora è tornato), dirigenti come Sam Presti, Dell Demps, Danny Ferry, Sean Marks.