Il 31 ottobre è sempre l’ultimo giorno in cui i giocatori della
classe dei rookie di quattro anni prima possono firmare un’estensione con la
squadra che li ha scelti. Se non lo fanno, a fine stagione, diventano “Restricted
Free-Agent”: dal momento che la loro squadra continua a detenerne i cosiddetti “Bird
Rights” il rischio di perdere il giocatore non è altissimo perché esiste sempre
la possibilità di pareggiare l’offerta. Ma con un mercato imprevedibile come
quello attuale non è mai prudente trovarsi nella condizione di dover pareggiare
un’offerta. Oppure no?
Opinioni, analisi e i miei libri: il mondo del basket americano visto da me di Claudio Limardi
martedì 1 novembre 2016
Come nacque la "Linsanity"
Con il senno di poi ha perfettamente senso che la più incredibilmente
rapida ascesa dal nulla a fenomeno globale – con ridiscesa sul pianeta Terra ma
comunque sempre nel regno dei milionari dei canestri della NBA – sia andata in
scena nella più incredibile città del mondo. Nell’inverno del 2011, un playmaker
di origini taiwanesi, fresco di laurea ad Harvard, università tra le più note
al mondo ma non certo per la produzione di giocatori di basket, Jeremy Lin
aveva già raggiunto un accordo con la squadra italiana di Teramo. Era in corso
il lock-out e Lin pensò che quella fosse la sua strada.
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