martedì 28 febbraio 2017

Golden Times: il suicidio professionale di Mark Jackson


Darren Erman era un avvocato con la passione per il basket. Quando si laureò e cominciò a lavorare, non riusciva a star fermo, soprattutto non riusciva a stare lontano dal basket, e fece da assistente volontario – gratis, significa – alla St.Anthony’s High School di Jersey City, sotto Bobby Hurley sr, uno dei più grandi coach liceali di tutti i tempi. Quando si trasferì a Boston, sempre per lavoro, fece lo stesso al Brandeis College che però era anche il posto dove i Celtics si allenavano. Fu così che conobbe Brian Scalabrine, all’epoca giocatore volenteroso, non di talento, dei Celtics. Scalabrine lo presentò ai suoi allenatori e dopo poco Erman cominciò ad aiutare Tom Thibodeau, il primo assistente di Doc Rivers, specializzandosi nello scouting e nel lavoro individuale sui giocatori. Fece abbastanza bene da conquistarsi un posto minore nello staff dei Celtics. Quando Mark Jackson diventò capo allenatore a Golden State gli consigliarono di portarsi dietro Erman. Il fatto che Joe Lacob sapesse chi fosse grazie al suo passato a Boston di certo non lo penalizzò.

sabato 25 febbraio 2017

OKC-Westbrook, perché la cessione tornerà di attualità

Considero Billy Donovan un candidato credibile come allenatore dell'anno perché a dispetto della presenza di Russell Westbrook, i Thunder avevano (e hanno) difetti enormi che di norma nella NBA non riesci a soverchiare: uno starter nella posizione di ala piccola che gioca fuori ruolo ed è offensivamente impresentabile (Andre Roberson ha il 24% da tre) per quanto sia difensore da primo o secondo quintetto All-Defense; un rookie da ala forte che nel 2017 tira da tre con il 14% venendo meno a quei compiti da Stretch 4 per i quali è stato scelto (Domas Sabonis); una panchina da D-League (senza Westbrook OKC segna 10 punti per 100 possessi in meno rispetto a quando è in campo lui) specie nell'ultimo periodo giocato senza Enes Kanter (rientrato) e la totale assenza di tiro da tre che ha permesso alle avversarie di riempire l'area eliminando il pick and roll Westbrook-Adams. Con una buona difesa, tanto contropiede, le scorribande di Westbrook e il tiro dalla media di Oladipo, una squadra con difetti enormi e facilmente individuabili è sempre stata saldamente in zona playoffs.

venerdì 24 febbraio 2017

NBA WEEK 18: la frettolosa cessione di Nerlens Noel

È molto improbabile che i Mavericks raggiungano i playoffs con l'innesto di un giocatore acerbo e comunque con dei limiti quale Nerlens Noel ma esserselo assicurato in cambio di Justin Anderson (ala atletica e difensiva che nella NBA non ha ancora mostrato nulla come tiratore quindi non è un 3andD) e di due seconde scelte è un colpo (Andrew Bogut non rientrava più nei piani di Dallas e non rientra in quelli dei Sixers).

mercoledì 22 febbraio 2017

Lou Williams ai Rockets: perché è uno scambio buono anche per i Lakers


Lo scambio Lou Williams in cambio di Corey Brewer e la prima scelta del 2017 è perfetto sia per i Rockets che per i Lakers. La prima mossa di Magic Johnson al vertice dei Lakers è stata dolorosa ma ineccepibile. Parlare di colpo quando il miglior realizzatore della squadra, a bilancio per appena 7 milioni, è davvero difficile da accettare ma nella NBA odierna è cosi e basta.

martedì 21 febbraio 2017

Lo scambio di DMC dal punto di vista dei Kings

Il nuovo contratto collettivo con il rafforzamento della figura del "Designated Player" e la possibilità di pagarlo molto di più e per più tempo ha come obiettivo permettere ai club di piccoli mercati come Sacramento di trattenere le loro star. Ironicamente nella prima potenziale applicazione della modifica il risultato è stato opposto.

lunedì 20 febbraio 2017

Lo scambio di DMC dal punto di vista dei Pelicans

La realtà degli scambi nella NBA è perversa e ciò che oggi sembra evidente magari viene ribaltato nel corso degli anni anche perché la possibilità di includere scelte negli affari rende i contorni di una contropartita chiari solo dopo anni. E poi gli scambi sono strategici. Non è che a Sacramento pensino di essere più forti oggi che non hanno più DeMarcus Cousins ma prima di definire la sua cessione un suicidio bisogna aspettare che il piano si completi.

NBA WEEK 17: la grande storia di Nate Archibald



La storia di Nate Archibald, l'unico ad aver vinto nello stesso classifica dei marcatori e degli assist nella NBA, tratta da "New York Basketball Stories 2.0". Oggi Russell Westbrook e James Harden provano ad imitarlo.

Un rumore di sottofondo. Sempre più pressante. Un brusio che in breve diventò un boato. "Tiny is here. Now the real fun is starting". Anni '70. L'attività estiva a Rucker Park era al top dell'energia anche se allora era tutto semiclandestino, le notizie si diffondevano con il passaparola e il consumismo non si era impossessato ancora dei playground. Era tutto più affascinante. Nate Archibald era un fedelissimo della scena estiva newyorkese. Che includeva questo fantastico torneo tra squadre provenienti da diverse città d'America. L'obiettivo era capire chi avesse la squadra di basket da strada migliore.  Il team di New York dipendeva da Archibald. Ma quella sera, avversaria Chicago, Archibald era assente ingiustificato. Le cose andavano male. Chicago era in controllo della partita. Più 13 nel cuore del secondo tempo. Poi un brusio. Poi un boato. Infine un'esplosione. Tiny is here.

venerdì 17 febbraio 2017

NBA WEEK 16: il punto sul futuro dei Celtics (all in one)



I Boston Celtics arriveranno alla pausa dell’All-Star Game nelle condizioni perfette per andare all’assalto dei Cleveland Cavaliers per il miglior record ad Est e in ogni caso con il vento alle spalle e un presente brillante. Eppure il futuro potrebbe essere ancora migliore. I Celtics hanno ricostruito sui resti dello squadrone che nel decennio scorso ha vinto un titolo e perso una Finale alla settima partita, in trasferta, senza dover scendere agli inferi e con una rapidità stupefacente. In pratica dopo la rinuncia a Kevin Garnett, Paul Pierce (oltre  Ray Allen ma è un'altra storia) e la partenza di Doc Rivers per Los Angeles, nel 2013, hanno dovuto accettare una sola stagione di mediocrità. In tre anni completi da capo allenatore, Brad Stevens ha amministrato un club da 25, 40 e 48 vittorie. Quest’anno saranno di più, nonostante nel “defensive rating” i Celtics siano passati dal quarto posto della stagione passata al 22° attuale. Un dato che non sarà sfuggito a Stevens e di certo non lo rende felice, conseguenza presumibile di quello che è il problema tecnico attuale dei Celtics, i rimbalzi.

giovedì 16 febbraio 2017

NBA WEEK 16: la storia di Oscar Robertson, il Re della tripla doppia



Nella sua stagione da rookie Oscar Robertson arrivò a 0.3 assist per gara dalla tripla doppia che raggiunse la stagione successiva sempre giocando nei Cincinnati Royals. E - come sta cercando di fare Russell Westbrook -, la sua tripla doppia media fu ottenuta segnando oltre 30 punti per gara. Era il 1961/62. Da allora nessuno è più riuscito nell’impresa. Potremmo dire che nessuno l’ha davvero sfiorata perché occorrono circostanze straordinarie per riuscirci, ad esempio una squadra che abbia abbastanza talento da tradurre in assist i passaggi smarcanti ma non così ricca di talento da togliere minuti o punti. E non deve avere specialisti dei rimbalzi altrimenti nessun giocatore con queste caratteristiche potrebbe catturarne oltre 10 di media. Ad esempio, se Westbrook giocasse con Hassan Whiteside o Andre Drummond forse la storia sarebbe differente.

martedì 14 febbraio 2017

NBA WEEK 16: il colpo Ibaka nel giorno del.k.o di Love

Masai Ujiri è il general manager che diventò famoso nel mondo quando venne colto a gridare "Fuck Brooklyn" durante una serie di playoffs tra i suoi Raptors e i Nets. Ma quell'episodio, ovviamente sanzionato dalla Lega, è insignificante rispetto a quello che Ujiri ha fatto davvero.

NBA WEEK 16: Miami, come è salita così in alto?

Prima di fermarsi a Philadelphia nella seconda gara in due giorni in trasferta, i Miami Heat avevano vinto 13 partite consecutive. La striscia, la più lunga della stagione, ha colto tutti di sorpresa. Solo una volta, nel 2007/08 (Portland), una squadra senza All-Star aveva vinto così tante partite di fila; nessuna squadra sotto il 50% di vittorie per l'intera durata della striscia aveva mai vinto 13 partite e infine gli Heat ne avevano vinte appena 11 in totale prima di esplodere (sopra Dion Waiters).

lunedì 13 febbraio 2017

Golden Times: l'impossibile trattativa per Andre Iguodala



I Golden State Warriors avevano eliminato i Denver Nuggets 4-2 nei playoffs del 2013. Andre Iguodala aveva toccato con mano la consistenza della squadra. L’1 luglio, primo giorno disponibile per contattare i free-agent, Rob Pelinka – l’amico di Kobe Bryant diventato potentissimo agente – chiamò Bob Myers. Erano amici, avevano lavorato assieme. Iguodala voleva giocare nei Warriors. 

domenica 12 febbraio 2017

NY Basketball Stories 2.0: la "verità" di Walter Berry



La Benjamin Franklin High School, nel Bronx, ha prodotto altri grandi giocatori, prima e dopo Manigault. Gerald Thomas, detto “Dancing Doogie”, lasciò la scuola nel 1979 preferendo alimentare la sua leggenda sui playground. Alla fine degli anni ’80 fu MVP sia al Rucker sia a West Fourth Street, era un incredibile tiratore di tabellone con un primo passo immarcabile.

sabato 11 febbraio 2017

Chi era Charles Oakley, l'enforcer dei Knicks

Charles Oakley non è mai stato un tipo facile, quindi che il suo ritorno da spettatore pagante al Madison Square Garden sia diventato un episodio di cronaca giudiziaria con arresto e denunce sorprende relativamente. Il pubblico e i media si sono schierati con lui. I giornalisti che lo seguivano da giocatore non hanno dubbi.

giovedì 9 febbraio 2017

NBA WEEK 15: l'addio a Boston di Paul Pierce

Ricordo come fosse oggi Paul Pierce a terra dolorante. Era gara 1 della Finale NBA del 2008. Massimo Oriani accanto a me pronostico' un immediato cappotto. "Se si è infortunato gravemente la serie è già finita".

mercoledì 8 febbraio 2017

Boston verso una nuova dinastia: Isaiah Thomas e il futuro del draft



Isaiah Thomas ha segnato 24 punti nel quarto periodo di una vittoria su Detroit. E’ stato giocatore del mese a gennaio. Ha segnato 19 punti nel quarto quarto contro Toronto spedendo Brad Stevens all’All-Star Game (Tyronn Lue non era eleggibile). Thomas segna 10.7 punti di media nel quarto periodo, oltre il record i 9.6 che fu stabilito da Kobe Bryant nel 2006. Potrebbe battere il record di franchigia di Larry Bird (29.9 punti di media per una stagione che risale al 1987/88). E sta minacciando la leadership di Russell Westbrook come capocannoniere della Lega. E’ abbastanza per essere considerato una star sia pure di 1.76?

martedì 7 febbraio 2017

Boston Celtics verso una nuova dinastia: Brad Stevens



Brad Stevens non è mai stato un giocatore. Meglio: è cresciuto nell’Indiana, ha giocato bene a livello liceale ma non ha ricevuto offerte vere per giocare in un college importante o semplicemente di Division One. Stevens ha giocato quattro anni in Division Three e anche lì era un giocatore marginale, a DePauw. Quando si è laureato ha lavorato nel marketing e guadagnava 44.000 dollari all’anno, tanti per un 22enne. Ma voleva allenare, ha studiato tantissimo, ha ottenuto un posto quasi da volontario a Butler sotto Thad Matta impiegando cinque anni per tornare a guadagnare quanto prima. La sua ascesa è cominciata così. Quando è diventato capo allenatore a 30 anni ha vinto subito 30 partite e infine portato Butler a due finali NCAA consecutive, con un supergiocatore (Gordon Hayward), un point-man da NBA (Shelvin Mack) e qualche buon giocatore come Matt Howard. Ma a Butler ha costruito un programma sopravvissuto bene alla sua dipartita. Persino quando UCLA gli ha offerto Westwood ha rifiutato decidendo che avrebbe lasciato Butler solo per la NBA. E arrivò la telefonata di Danny Ainge.

lunedì 6 febbraio 2017

Boston Celtics verso una nuova dinastia: Danny Ainge



I Boston Celtics arriveranno alla pausa dell’All-Star Game nelle condizioni perfette per andare all’assalto dei Cleveland Cavaliers per il miglior record ad Est e in ogni caso con il vento alle spalle e un presente brillante. Eppure il futuro potrebbe essere ancora migliore. I Celtics hanno ricostruito sui resti dello squadrone che nel decennio scorso ha vinto un titolo e perso una Finale alla settima partita, in trasferta, senza dover scendere agli inferi e con una rapidità stupefacente. In pratica dopo la rinuncia a Kevin Garnett, Paul Pierce (oltre  Ray Allen ma è un'altra storia) e la partenza di Doc Rivers per Los Angeles, nel 2013, hanno dovuto accettare una sola stagione di mediocrità. In tre anni completi da capo allenatore, Brad Stevens ha amministrato un club da 25, 40 e 48 vittorie. Quest’anno saranno di più, nonostante nel “defensive rating” i Celtics siano passati dal quarto posto della stagione passata al 22° attuale. Un dato che non sarà sfuggito a Stevens e di certo non lo rende felice, conseguenza presumibile di quello che è il problema tecnico attuale dei Celtics, i rimbalzi.

giovedì 2 febbraio 2017

NBA WEEK 14/c: la pazzia di Kanter danneggerà la stagione di Westbrook?

Russell Westbrook ha quattro obiettivi individuali da qui alla fine della regular season (nessuno dichiarato): vincere il trofeo di MVP, finire la stagione in tripla doppia, vincere la classifica marcatori e vincere la classifica degli assist. Tutti e quattro i traguardi sono raggiungibili e gli ultimi tre possono influenzare il raggiungimento del primo. Ma il gesto suicida di Enes Kanter (si è procurato la frattura dell'avambraccio a causa di un pugno di frustrazione sferrato contro una sedia metallica che ha "risposto" nel modo sbagliato) potrebbe incidere sulla sua stagione storica?

mercoledì 1 febbraio 2017

New York Basketball Stories 2.0: il ritorno a Brooklyn

New York ha due squadre di baseball, due di football, due di hockey ma nel basket nessuno ha mai pensato che i Nets siano una vera alternativa ai Knicks. Magari succederà più avanti, quando i ragazzi che oggi crescono a Brooklyn potranno riconoscersi nei Nets e nella loro avveniristica arena nel cuore di downtown. Ma per chi è cresciuto a New York nei cinquanta anni precedenti, basket e Knicks sono la stessa cosa. I Nets sono sempre stati solo un rumore di fondo, anche se tecnicamente l’ultimo titolo nel basket pro vinto a New York porta la loro firma. Nel 1976. American Basketball Association.