giovedì 29 giugno 2017

I Clippers dopo Paul tra Griffin e tanking per un anno

I Clippers hanno ora la possibilità di ripartire. Nella NBA non c'è modo di farlo senza passare attraverso un periodo di mediocrità. A certe condizioni potrebbero ricostruire in tempi rapidi. Chris Paul era un free-agent. Avrebbero potuto perderlo in cambio di nulla. Accordandosi prima, hanno spremuto dalla trade una prima scelta di modesto significato e qualche giocatore che potrebbe completare la panchina anche in futuro. Lou Williams va a scadenza e magari lo scambieranno ancora. Sam Dekker e Patrick Beverley hanno un senso. Lo ha anche Montrezl Harrell. Ma non è questo il punto.

Paul e Harden ecco come funzionerà la supercoppia di Houston

Un anno fa nessuno avrebbe parlato di potenziali problemi di coesistenza tra Chris Paul e James Harden perché semplicemente il miglior point-man sarebbe stato affiancato alla miglior guardia tiratrice di tutta la NBA. Adesso è chiaro che ambedue dovranno adattarsi a giocare "off the ball" più di quanto abbiano fatto nell'ultima stagione. Ma potrebbe essere persino meglio per i Rockets. Nell'arco di 48 minuti avranno sempre in campo un portatore di palla di elite, aggressivo e produttivo. Era quello che volevano avere quando hanno scambiato per Lou Williams. Solo che Paul è di un altro livello. Da ricordare che la famosa trade negata ai Lakers prevedeva che Paul giocasse accanto a Kobe Bryant. Harden non è Bryant ma è tecnicamente più altruista. Probabile che gli assist di ambedue diminuiscano ma non vedo grandi problemi. Lo scorso anno sono stati primo e quarto in classifica. Ovvio che non lo saranno ancora.

lunedì 26 giugno 2017

La ricostruzione dei Bulls parte dalla Lotteria del 2018

Come succede (quasi) sempre quando una squadra è costretta a vendere, i Chicago Bulls hanno ricavato dalla cessione di Jimmy Butler meno di quanto avrebbero dovuto ricavare. Zach LaVine è un eccellente guardia ma con un potenziale inferiore a quello di Butler, Kris Dunn da rookie ha fatto vedere poco pur essendo un difensore importante. L'addizione di Lauri Markkanen è attenuata come impatto dalla cessione della scelta numero 16 ai Wolves. Questo scambio di diritti era evitabile. Minnesota non avrebbe fatto saltare l'operazione per così poco.

sabato 24 giugno 2017

Le promesse del Superteam di Minnesota con Butler

Se la condizione minima, indispensabile  per definirsi un Superteam è allineare almeno tre superstar assolute allora dopo l'acquisto di Jimmy Butler, Minnesota è arrivata a buon punto. Naturalmente Golden State ha quattro superstar e tutte e quattro sono da Top 25 del momento inclusi probabilmente due dei primi cinque e tre dei primi dieci giocatori: questo al momento rende il confronto con chiunque impari. Ma Minnesota ha avanzato la candidatura come potenziale Next Superteam con un livello di talento forse superiore a quello di Philadelphia, meno asset da sfruttare in futuro ma maggiore affidabilità. Le tre baby star dei 76ers hanno giocato una media di 10.3 partite in carriera. I Wolves hanno due numeri 1 del draft che hanno già legittimato il loro status e un All-Star perenne. Più 20 milioni da spendere sul mercato e un asset spendibile o meno che è Ricky Rubio.

giovedì 22 giugno 2017

Dwight Howard: il declino suo e dei centri classici

Nel 2009 Dwight Howard era il miglior giocatore di una squadra da Finale NBA. I suoi Orlando Magic eliminarono in finale di conference i Cavaliers di LeBron James. Nel 2012 venne ceduto ai Los Angeles Lakers in un maxiscambio che coinvolse 11 giocatori. I Lakers lo consideravano l'ultimo di una catena di centri dominanti che ha costellato tutta la loro storia da George Mikan a Wilt Chamberlain, da Kareem Abdul-Jabbar a Shaquille O'Neal. Ma il Superteam dei Lakers aveva uno Steve Nash ormai improponibile ed era allenato dall'allenatore meno adatto a gestire una squadra che aveva un centro teoricamente dominante ovvero Mike D'Antoni. Un anno dopo Howard lasciò i Lakers da free-agent per andare a Houston, mossa senza precedenti. I Rockets festeggiarono la supercoppia Harden-Howard. Era il 2013. Avrebbero giocato una finale di conference. Nel 2016 i Rockets hanno lasciato che Howard se ne andasse da free-agent senza fare una piega anzi assumendo, subito prima, proprio D'Antoni. Implicitamente chiarendo di non essere più interessati a lui. Nel 2017 gli Atlanta Hawks l'hanno ceduto dopo un anno e un utilizzo superficiale nei playoffs a Charlotte.

martedì 20 giugno 2017

La sorpresa dei Celtics e il Baby Superteam dei 76ers

È stata molto sorprendente la mossa di Danny Ainge di scambiare la scelta numero 1 del draft. Nella storia è accaduto molto raramente. I Celtics ne furono già protagonisti nel 1980. Girarono di fatto Joe Barry Carroll (numero 1) a Golden State e in cambio ebbero la scelta numero 3 ovvero Kevin McHale e Robert Parish. I Sixers cedettero la scelta numero 1 a Cleveland in cambio di Roy Hinson e fu un errore catastrofico. I Cavs la usarono per Brad Daugherty. Era il 1986. Cleveland cedette Andrew Wiggins nel 2014 a Minnesota ma dopo averlo scelto. Doveva avere Kevin Love. Era un ordine che veniva dall'alto, da LeBron. Ma il caso più simile a questo si è verificato nel 1993: Orlando voleva Penny Hardaway e si rese conto che avrebbe potuto averlo anche al numero 3 così scelse all'1 Chris Webber solo per cederlo a Golden State e avere in cambio Hardaway e tre future prime scelte.

lunedì 19 giugno 2017

Tra Paul George e i Lakers c'è Cleveland

La questione Paul George va affrontata subito. In fretta. Perché potrebbe svoltare di nuovo in un'ora, un giorno o un mese. Avevo già detto dopo l'eliminazione dei Pacers che la sua cessione sarebbe stata inevitabile. George non ha alcun motivo se non quello economico per restare a Indiana. Adesso ha confermato ufficialmente che andrà via nel 2018 da free-agent. Mossa impopolare ma onesta. Di fatto ha chiesto di essere ceduto. Tutti sanno che vorrebbe andare ai Lakers. E a Indiana conviene imbastire subito una trattativa con loro. Si ripete un po' il caso Carmelo Anthony-Denver-New York. Melo aveva espresso il desiderio di giocare nei Knicks. I Knicks potevano aspettare che diventasse free-agent e prenderlo liberamente. I Nuggets coinvolsero i Nets e James Dolan, il proprietario dei Knicks, temendo di perderlo per mano dei vicini di casa, decise di scambiare subito sacrificando mezza squadra. Soprattutto Danilo Gallinari e Wilson Chandler. I Lakers devono evitare di commettere lo stesso errore.

venerdì 16 giugno 2017

Il mercato delle ali forti tra Blake Griffin e Paul Millsap

Il ruolo di ala forte è probabilmente il più intrigante in ottica free-agency dopo quello di point-men, anche se identificare le "ali forti" sta cominciando a diventare complicato. Ci sono ali forti come Taj Gibson o Zach Randolph e ci sono ali forti che potrebbero somigliarae a qualcosa di molto diverso. Danilo Gallinari va considerato un'ala forte nella NBA che stanno costruendo? E Rudy Gay che è uscito dal contratto con Sacramento? In ogni caso è il ruolo di Blake Griffin che come Chris Paul tiene in qualche modo ostaggio i Los Angeles Clippers, condannati a firmarli costi quel che costi ma senza alcun elemento per pensare che pagarli il massimo salariale - scontato - serva a raggiungere un risultato migliore della semifinale di conference fallita quest'anno.

mercoledì 14 giugno 2017

In difesa di LeBron James e delle Finali perse

Non c'è dubbio che il record vinte-perse di LeBron James nella Finale NBA, 15-27, sia penalizzante, non c'è dubbio che averne cinque su otto sia fastidioso. No: frustrante. Ma una volta ricordati questi numeri restano le dimensioni enormi del giocatore. Per chi crede nei numeri e dunque deve dare peso a certe cifre, ce ne sono altre che esaltano LeBron. Non lo penalizzano. A 32 anni ha giocato una Finale in più di Kobe Bryant (otto contro sette), due in più di Michael Jordan, una in meno di Magic Johnson. E' stato nel 2016 il primo giocatore a realizzare una tripla doppia in gara 7. Nel 2017 è stato il primo giocatore a chiudere una serie finale in tripla doppia. Kevin Durant, legittimo MVP della Finale, è stato incensato giustamente anche per la sua difesa, anche quella su LeBron, ma non gli ha impedito di segnare 32.6 punti per gara. Se confrontiamo i numeri diventa persino difficile non ammettere che forse LeBron avrebbe meritato il titolo di MVP anche se battuto (giustamente non glielo hanno dato). E' il primo realizzatore di sempre nei playoffs.

martedì 13 giugno 2017

Quale ruolo hanno questi Warriors tra le migliori squadre di sempre?

Un anno dopo aver prodotto la miglior regular season di sempre i Golden State Warriors hanno prodotto la miglior edizione dei playoffs vincendo 16 gare su 17 sulla strada del secondo titolo in tre anni. Per batterli una volta è stata necessaria una prestazione offensivamente unica, irripetibile. È chiaro che abbiano maturato il diritto di essere tenuti in considerazione nel dibattito su quale sia stata la più forte squadra della storia oppure di aver spremuto la miglior stagione di semprr o il miglior triennio. Sono considerazioni che non ci porteranno mai da nessuna parte perché non esistono risposte certe e forse nemmeno intelligenti. Ma l'argomento è sempre troppo affascinante per resistere alla tentazione.

lunedì 12 giugno 2017

La grande notte del "Flu Game" di Michael Jordan

Il "Flu Game" di Michael Jordan, che ha compiuto 20 anni, lo ricordo bene. Io ero lì. Al Delta Center di Salt Lake City. Era la prima delle due finali consecutive tra Chicago e Utah. Entrambe finirono 4-2 ma in modo differente, perché i Bulls avevano il vantaggio del campo nel 1997 ma non lo avevano nel 1998, nel 1997 fu una serie equilibrata fin dal principio e in sostanza in tutte le partite mentre quella del 1998 fu rocamboleca: i Jazz vinsero gara 1 ma persero gara 2, vennero devastati in gara 3 e 4, salvo rovinare la festa a Chicago in gara 5 e farsi rovinare il grande sogno nella sesta partita a Salt Lake City, quella della "posa" di Michael Jordan.

sabato 10 giugno 2017

Cleveland ha salvato orgoglio e dignità della Finale

Cleveland ha salvato orgoglio e pregudizio di questa Finale NBA impedendo ai Warriors di diventare la prima squadra di sempre a chiudere la post-season senza sconfitte. Lo scorso anno fu la prima squadra della storia a vincere una Finale da 1-3, adesso proverà ad essere la prima di sempre a vincere una serie di playoffs da 0-3. Ma per imporsi in gara 4 ha dovuto giocare una partita irreale, forse irripetibile. Ha segnato 49 punti nel primo quarto (196 punti proiettati su un'intera gara!), 86 nel primo tempo (172 sui 48 minuti). Nel primo quarto ha sbagliato sette tiri liberi tirandone 22: è l'unico difetto di una prova offensivamente assurda. Golden State è morta nel quarto periodo in cui ha sbagliato a raffica da tre punti, anche tiri aperti. Ma fino a quando ha pensato di poter vincere - diciamo dopo i primi due o tre possessi del quarto periodo - aveva giocato una partita in attacco da Golden State. Non perfetta, anzi, ma di qualità (68 punti all'intervallo: in condizioni normali sarebbe stata avanti in doppia cifra). Sintetizzando si potrebbe dire che Cleveland, non riuscendo a fermare l'attacco dei Warriors, in particolare quell'aspetto di immarcabile efficacia e creatività portato da Kevin Durant, ha battuto Golden State giocando a chi sarebbe riuscito a segnare di più. Impensabile riuscirci quattro volte su  sette (e adesso quattro volte su quattro) ma in questa partita ha funzionato. E' stato così perché per una volta alla consueta prova di Kyrie Irving e LeBron James, si sono aggiunte le prestazioni delle seconde linee e quella balistica di Kevin Love. JR Smith, Richard Jefferson sono stati eccellenti, Deron Williams almeno un paio di canestri li ha fatti, Kyle Korver è troppo poco atletico per questa serie ma ha messo anche lui un canestro da tre e finalmente Tristan Thompson ha giocato con la sua tradizionale intensità sotto canestro, a rimbalzo offensivo probabilmente l'unica area debole dei Warriors come avevano in parte dimostrato i Thunder un anno fa (ora Durant è sulla Baia ma in parte il difetto resta, anche perché Andrew Bogut era un protettore migliore di Zaza Pachulia).

venerdì 9 giugno 2017

LeBron e Durant: due mosse uguali eppure diverse

Così Kevin Durant è diventato il miglior giocatore del mondo superando in una settimana quello che sette giorni fa veniva considerato un degno sfidante di Michael Jordan come migliore di tutti i tempi. Giudizi e opinioni nella NBA cambiano davvero troppo in fretta. Era eccessivo ritenere LeBron James superiore a Jordan. Pat Riley - che con lui ha vinto due titoli a Miami da executive - l'altro giorno ha definito Magic Johnson il più grande di sempre. Sono opinioni. Appassionano perché possono durare all'infinito. Non c'è modo di arrivare ad un risultato definitivo. Ma LeBron è sicuramente uno dei più grandi della storia. Quanto al confronto con Kevin Durant oggi è ingiusto. La probabile conquista del trofeo di MVP della finale rende giustizia alla sua scelta di trasferirsi ai Warriors. La convalida. Ma se invertissimo i ruoli, LeBron starebbe vincendo il titolo con Golden State e Durant sarebbe sotto 3-0 con Cleveland. La narrativa di questa Finale sarebbe molto differente. Se Durant non fosse qui a giocare la Finale accanto a Curry, Thompson e Green oggi nessuno parlerebbe di lui - e la sua Finale resta fantastica - in questi termini come nessuno oggi parla di Westbrook, Harden e Leonard come facevamo fino a 15-30 giorni fa.

giovedì 8 giugno 2017

Quando esce LeBron non c'è storia: Warriors ingiocabili

Cleveland era avanti 31-29 nel primo quarto e - in attesa che si scatenasse anche Kyrie Irving - LeBron James stava giocando come se fosse posseduto dal demonio. Klay Thompson aveva giocato un primo periodo dei suoi, 16 punti sbagliando nulla. Che i Cavs fossero avanti in una sparatoria per loro insostenibile era già un'impresa. Poi Tyronn Lue ha fatto riposare LeBron per due minuti. Golden State ha chiuso con un 10-0 di parziale schizzando sopra di otto. Ad un livello così alto, quello dei Warriors, Cleveland non può permettersi nessun lusso. Come far riposare LeBron.

mercoledì 7 giugno 2017

30 su 30: nessuna squadra NBA cambierà allenatore!



Trovo abbastanza curioso che pochi abbiano notato un fatto a suo modo storico sia per la NBA che per il basket e forse per qualsiasi lega professionistica sportiva al mondo. In questa post-season probabilmente nessuna delle 30 squadre NBA cambierà il proprio allenatore. Non credo sia mai successo in passato. Spiegare questo fenomeno in parte casuale non è facile ma si possono fare alcune considerazioni.

martedì 6 giugno 2017

Il Dream Team dei Warriors potrebbe costare fino a 260 milioni!

La prossima estate i Golden State Warriors firmeranno Stephen Curry e Kevin Durant per una cifra globale che nel primo anno di contratto potrebbe variare tra i 65 e i 70 milioni di dollari. I Warriors hanno forse la miglior squadra offensiva della storia e una delle migliori di sempre in assoluto con i loro quattro All-Star tutti nel pieno della carriera, ma mantenere questo roster obbligherà la proprietà di Joe Lacob a pagare cifre senza precedenti.

lunedì 5 giugno 2017

Nemmeno questo LeBron è abbastanza contro questi Warriors

Ci sono state serie simili a questa. È bastato cambiare arena, costa, fuso orario per ribaltare tutto. Ma il 2-0 di Golden State su Cleveland sembra diverso perché specie dopo gara 2 la sensazione è che i Cavs siano stati stritolati per manifesta inferiorità di fronte ad un avversario irresistibile. LeBron può segnare più che in gara 2 ma può giocare meglio? Kevin Love può fare meglio?

venerdì 2 giugno 2017

Le brutte sensazioni dopo gara 1: Golden State può dominare?

Adesso che Golden State ha vinto la tredicesima gara consecutiva di questi playoffs riservando a Cleveland lo stesso trattamento riservato in precedenza alle squadre della Western Conference, il sospetto che la trilogia di questa finale NBA si riveli un'altra galoppata trionfale dei Warriors è reale. Non così presto. Ci saranno aggiustamenti, ci saranno reazioni, si cambierà costa e tutto magari cambierà.