venerdì 12 agosto 2016

Il Grande Spencer Haywood, dall'oro olimpico a Venezia



In giorni Olimpici, The Undefeated, il bellissimo sito vicino a tematiche sociali vicine al mondo afroamericano, uno spinoff di ESPN, ha pubblicato una bellissima intervista a Spencer Haywood centrata sulla sua storia personale e la sua partecipazione alle Olimpiadi di Città del Messico nel 1968. La storia di Haywood è struggente: cresciuto nel Mississippi rurale fino a 15 anni la sua unica occupazione era raccogliere cotone. Non c’era più la schiavitù ma lui non si è mai sentito nulla di più che uno schiavo a quei tempi. Quando il clima a casa diventò pesante e il giovane Spencer conobbe anche la prigione, la madre lo spedì a Detroit dove imparò a leggere e scrivere meglio, dove la sua carriera di giocatore ebbe un’accelerazione. Nel 1968, anno della contestazione, molti afroamericani rinunciarono alle Olimpiadi di protesta. Tra questi anche Kareem Abdul-Jabbar. La squadra di basket rimase decapitata per tanti motivi. Haywood ne diventò l’inattesa star, il capocannoniere, l’uomo della medaglia d’oro. Quando tornò a casa temeva una cattiva accoglienza da parte della gente di colore perché non aveva realizzato il significato sociale della partecipazione ai Giochi di un afroamericano. I velocisti Tommy Smith e John Carlos alzarono il pugno guantato di nero sul podio disattendendo perfino le raccomandazioni di Jesse Owens, reclutato per calmare gli animi. Haywood temeva una contestazione invece fu abbracciato come un eroe. In seguito, si rivolse al tribunale per ottenere di passare al professionismo in anticipo. Fu lui a cambiare la regola che impediva di andare nella NBA prima di quattro anni dal “debutto” al college. Per questo vorrebbe si chiamasse “Haywood Rule”. Gli diedero ragione perché era povero in canna e andare nella NBA gli serviva per sopravvivere. Giocò a Denver nella ABA, diventò una star conclamata a Seattle, poi a New York anche se in una edizione dei Knicks inferiore alle sue possibilità in cui doveva dividersi gli spazi con Bob McAdoo. Lo cedettero ai Jazz. A fine carriera avrebbe avuto 20.3 punti di media. Era una stella vera. E giocò in Italia, a Venezia.