venerdì 29 settembre 2017

I Big 3 di OKC sono un esperimento di un solo anno

L'aspetto più inusuale è che questi Thunder sono un esperimento di un solo anno. Persino se funzionassero molto bene e magari vincessero il titolo non potrebbero mai rimanere tutti assieme. Paul George è un free-agent puro. Russell Westbrook ha firmato un'estensione da 205 milioni in cinque anni ovvero 41 milioni di media a stagione. Carmelo Anthony diventa free-agent oppure può non esercitare l'opzione e andare a scadenza nel 2019.

giovedì 28 settembre 2017

Carmelo Anthony: come giocherà a OKC

I Thunder dunque giocheranno small. Carmelo sarà l'ala forte della squadra almeno in condizioni usuali. Dovrà colpire dagli angoli a sostegno del pick and roll centrale Westbrook-Adams, da realizzatore secondario come è sempre successo in nazionale ma mai a Denver o New York. Dovrà diventare la miglior opzione in post basso.

mercoledì 27 settembre 2017

Carmelo Anthony: ora OKC è una minaccia per i Warriors?

Lo scambio per Carmelo Anthony non ha controindicazioni per i Thunder. Hanno sacrificato per averlo davvero poco. Doug McDermott è stato insignificante a OKC e con l'arrivo di Paul George sarebbe presumibilmente scomparso dalla rotazione. Enes Kanter era il miglior attaccante del secondo quintetto ma era ingiocabile nei playoffs a causa dei suoi straripanti limiti difensivi. Di sicuro è l'unico piccolo sacrificio concesso allo star power portato da Melo a OKC. Adesso i Thunder non hanno un cambio per Steven Adams ma nel basket di oggi è un limite sopportabile. Patrick Patterson potrebbe essere il centro da smallball dei Thunder, il ruolo che due anni fa aveva Serge Ibaka.

martedì 26 settembre 2017

Carmelo Anthony: il punto di vista dei Knicks

Nei suoi sette anni a New York, Carmelo Anthony ha segnato 24.7 punti per gara con 7.0 rimbalzi, cifre da grande star che lasciano alle loro spalle solo macerie. I problemi di Anthony sono cominciati lo stesso giorno in cui ha preteso di essere scambiato a New York prima della scadenza del contratto con Denver. Per venirgli incontro e con una mossa strategicamente fallimentare i Knicks smantellarono mezza squadra per avere subito quello che avrebbero avuto gratis tre mesi dopo. L'inefficacia dell'era Anthony è cominciata così.

giovedì 21 settembre 2017

American Way: Jake La Motta, il toro del Bronx che ispirò Scorsese

Nel 1980 Martin Scorsese portò nelle sale cinematografiche "Raging Bull", Toro Scatenato: per molti resta il più grande film sportivo della storia. Robert De Niro che si preparò boxando contro Jake La Motta vinse l'Oscar. Scorsese in seguito avrebbe contestato la definizione di "film sportivo" ma il soggetto era un pugile, la sua storia, e ovviamente la sua vita. La Motta è morto in Florida a 96 anni: ha finito i suoi giorni in un'ospizio. Nel 1980, quando uscì il film, aveva già vissuto la vita di sei persone ma nei 37 anni seguenti ne ha vissute altre. Si è sposato sei volte, è tornato in carcere, ha perso due figli, uno in un disastro aereo.

lunedì 18 settembre 2017

Magic più grande di Kobe: un dibattito senza storia

Il ritiro delle due maglie di Kobe Bryant ci riporta ad un'altra questione: perché è giusto considerare Magic Johnson e non Kobe il miglior Laker di tutti i tempi? E la discussione deve essere limitata a loro due o aperta ad altri soggetti in una storia fantastica?
Lasciamo perdere George Mikan e i giocatori dei Minneapolis Lakers. Escludiamo il grande Elgin Baylor che ai Lakers non ha mai vinto un titolo e pure Wilt Chamberlain. La sua fenomenale carriera è stata divisa tra Philadelphia, San Francisco e appunto i Lakers dove però è arrivato già in uno stato declinante rispetto agli anni precedenti. Arrivò a 32 anni per spendere le ultime cinque stagioni di carriera vincendo un titolo da numero due di Jerry West. Chamberlain è un Top 5 o 10 di sempre ma non può entrare nella conversazione sul più grande Laker di tutti i tempi.

venerdì 15 settembre 2017

Le due carriere in una di Kobe Bryant

I Los Angeles Lakers ritireranno le maglie numero 8 e 24 indossate da Kobe Bryant durante i suoi 20 anni filati di carriera. Kobe sarà solo il decimo giocatore dei Lakers ad avere ritirata la propria maglia. In questo caso due maglie.

domenica 10 settembre 2017

Tracy McGrady: Hall of Famer o incompiuto?

Due volte è stato capo cannoniere della Lega. Sette volte è stato un All-Star. Una volta ha segnato 13 punti in 33 secondi, la sequenza di canestri che ne ha identificato la carriera. Ma allora perché Tracy McGrady ha dovuto spiegare i motivi per i quali la sua inclusione nella Hall of Fame va considerata meritata?

sabato 9 settembre 2017

NBA Finals 1999: David Robinson

Nel 1986/87, gli Spurs avevano vinto appena 26 partite, per l’ottavo anno erano in declino, non avevano più un uomo simbolo nel quale riconoscersi e il pubblico si stava demoralizzando e stancando. Quella stagione, le presenze medie scesero a 8.000 spettatori. Drossos dovette ammettere che spostare la franchigia era ormai una necessità. Tutte le speranze di garantire un futuro alla squadra erano legate alla Lotteria del draft. Se San Antonio l’avesse vinta avrebbe potuto scegliere David Robinson e costruire una squadra forte che avrebbe potuto richiamare pubblico e sponsor.

lunedì 4 settembre 2017

NBA Finals 1998: Scottie Pippen

Quando tramite i Sonics venne scelto dai Bulls, Scottie Pippen volle che nel contratto fosse inserita una clausola che gli assicurasse tutti i soldi pattuiti anche qualora fosse stato tagliato. Si fosse accontentato di un contratto breve, avrebbe guadagnato di più allora e rinegoziato più tardi a ben altre cifre. Ma Scottie voleva mettersi a posto finanziariamente per il resto della sua vita. Voleva certezze e le voleva subito. Così firmò per sei anni a 5.1 milioni di dollari. Fu un errore perché da quel contratto (poi rinegoziato) non è mai uscito veramente fino alla parte conclusiva della carriera, fino a quando si trasferì a Houston nel 1999 e poi a Portland. Ma a quei tempi Scottie aveva bisogno di mandare soldi a casa, di curare il padre gravemente malato, portare tutta la famiglia in un posto migliore. Aveva bisogno di non sentirsi più a rischio. Si domandava sempre che cosa sarebbe successo ai suoi se si fosse infortunato gravemente com’era successo a Ronnie o semplicemente se tutti avessero capito che non era davvero un giocatore NBA.