mercoledì 27 luglio 2016

New York Basketball Stories 2.0: Nate Archibald da South Bronx




Un rumore di sottofondo. Sempre più pressante. Un brusio che in breve diventò un boato. "Tiny is here. Now the real fun is starting". Anni '70. L'attività estiva a Rucker Park era al top dell'energia anche se allora era tutto semiclandestino, le notizie si diffondevano con il passaparola e il consumismo non si era impossessato ancora dei playground. Era tutto più affascinante. Nate Archibald era un fedelissimo della scena estiva newyorkese. Che includeva questo fantastico torneo tra squadre provenienti da diverse città d'America. L'obiettivo era capire chi avesse la squadra di basket da strada migliore.  Il team di New York dipendeva da Archibald. Ma quella sera, avversaria Chicago, Archibald era assente ingiustificato. Le cose andavano male. Chicago era in controllo della partita. Più 13 nel cuore del secondo tempo. Poi un brusio. Poi un boato. Infine un'esplosione. Tiny is here.

Nate Archibald era alto 1.80, forse meno, e pesava 75 chili al massimo. Era di costituzione leggera e anche denutrito. Veniva da South Bronx, uno dei peggiori ghetti della città. Negli anni '60-'70 era anche peggio. Droga, alcool a buon mercato, prostituzione e violenza casuale ma spietata. Archibald quando era nella NBA, ma tornava ogni estate a South Bronx, aveva imparato che era conveniente girare con pochi centesimi in tasca. Per non essere derubati. Era una sorta di meccanismo di autodifesa cui aderivano in molti allora. In pericolo erano soprattutto le donne. Gli uomini meno perché non sapevi mai chi potevi tentare di derubare: un pazzo armato, un esperto di karate, non era sicuro. Ma una donna sola era anche indifesa...  

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