venerdì 13 gennaio 2017

New York Basketball Stories 2.0: la nascita dei Just Ballin' guys



Pat Riley lasciò i New York Knicks per andare ad allenare i Miami Heat che gli permettevano un potere molto più ampio e un ruolo anche dirigenziale. La sua partenza sancì la fine di un ciclo ma a New York ricostruire non è mai stato possibile. Le aspettative sono sempre molto alte e prendere la scorciatoia una tentazione troppo forte che però non garantisce mai alcun risultato.
Ecco perché – partito Riley – Dave Checketts e Ernie Grunfeld puntarono su Don Nelson, allenatore espertissimo, apprezzato che aveva lavorato con Grunfeld quando questi giocava a Milwaukee. Nelson era stato il brillante allenatore dei Bucks e poi dei Golden State Warriors: aveva perso il lavoro nel momento stesso in cui la sua squadra sembrava sul punto di diventare grande, a causa di un diverbio pubblico con la stella emergente Chris Webber. Ma Nelson era un innovatore, un allenatore bravo a sperimentare, a inventare soluzioni alternative a quelle convenzionali. Poteva giocare con quintetti alti o molto bassi, cercava di adattare le proprie idee alle qualità della squadra.
Quando Nelson arrivò a New York, Patrick Ewing andava per i 33 anni e il coach decise che il suo primo obiettivo dovesse essere quello di ridurre la dipendenza dal centro. Viceversa era cestisticamente innamorato di Anthony Mason, un altro giocatore del “sommerso” che in estate dominava la West Fourth Street League e d’inverno inseguiva un ingaggio nella NBA. Fu Pat Riley a garantirglielo a New York e Mason diventò uno dei migliori difensori della Lega, un combattente che giocava due ruoli, un armadio che sapeva palleggiare, passare ed era mancino. Nei playground, Mason aveva imparato a trattare la palla come una guardia, caratteristica che Nelson sfruttò chiedendogli di manovrare, di partire in palleggio dopo un rimbalzo, di essere insomma una “point forward”.
Nelson però era un allenatore molto diverso da Riley, nell’approccio e nei metodi di lavoro. Riley controllava tutto, anche la disposizione dei giocatori in aereo e sul bus. Nelson era differente. Concedeva giorni liberi e programmava allenamenti blandi. Con i Knicks, condizionati dalla disciplina Riley, i suoi metodi non funzionarono. Con 23 gare da giocare in regular season, mentre la squadra era a Philadelphia, Jeff Van Gundy, giovane assistente di Rick Pitino e di Pat Riley poi, sentì bussare alla propria porta in hotel. Erano le sette del mattino. Ebbe un sussulto. Ernie Grunfeld con la barba lunga e gli occhi di chi non aveva dormito, gli disse di aver appena licenziato Nelson e aggiunse che lui, Van Gundy, sarebbe stato il nuovo allenatore fino al termine della stagione...
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