Pat Riley lasciò i New York Knicks per andare ad allenare i Miami Heat che
gli permettevano un potere molto più ampio e un ruolo anche dirigenziale. La
sua partenza sancì la fine di un ciclo ma a New York ricostruire non è mai
stato possibile. Le aspettative sono sempre molto alte e prendere la
scorciatoia una tentazione troppo forte che però non garantisce mai alcun
risultato.
Ecco perché – partito Riley – Dave Checketts e Ernie Grunfeld
puntarono su Don Nelson, allenatore espertissimo, apprezzato che aveva lavorato
con Grunfeld quando questi giocava a Milwaukee. Nelson era stato il brillante
allenatore dei Bucks e poi dei Golden State Warriors: aveva perso il lavoro nel
momento stesso in cui la sua squadra sembrava sul punto di diventare grande, a
causa di un diverbio pubblico con la stella emergente Chris Webber. Ma Nelson
era un innovatore, un allenatore bravo a sperimentare, a inventare soluzioni
alternative a quelle convenzionali. Poteva giocare con quintetti alti o molto
bassi, cercava di adattare le proprie idee alle qualità della squadra.
Quando Nelson arrivò a New York, Patrick Ewing andava per i 33 anni e il
coach decise che il suo primo obiettivo dovesse essere quello di ridurre la
dipendenza dal centro. Viceversa era cestisticamente innamorato di Anthony
Mason, un altro giocatore del “sommerso” che in estate dominava la West Fourth
Street League e d’inverno inseguiva un ingaggio nella NBA. Fu Pat Riley a
garantirglielo a New York e Mason diventò uno dei migliori difensori della
Lega, un combattente che giocava due ruoli, un armadio che sapeva palleggiare,
passare ed era mancino. Nei playground, Mason aveva imparato a trattare la
palla come una guardia, caratteristica che Nelson sfruttò chiedendogli di
manovrare, di partire in palleggio dopo un rimbalzo, di essere insomma una
“point forward”.
Nelson però era un allenatore molto diverso da Riley, nell’approccio e nei
metodi di lavoro. Riley controllava tutto, anche la disposizione dei giocatori
in aereo e sul bus. Nelson era differente. Concedeva giorni liberi e
programmava allenamenti blandi. Con i Knicks, condizionati dalla disciplina Riley,
i suoi metodi non funzionarono. Con 23 gare da giocare in regular season,
mentre la squadra era a Philadelphia, Jeff Van Gundy, giovane assistente di
Rick Pitino e di Pat Riley poi, sentì bussare alla propria porta in hotel.
Erano le sette del mattino. Ebbe un sussulto. Ernie Grunfeld con la barba lunga
e gli occhi di chi non aveva dormito, gli disse di aver appena licenziato
Nelson e aggiunse che lui, Van Gundy, sarebbe stato il nuovo allenatore fino al
termine della stagione...
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