giovedì 30 marzo 2017

Lo scouting miracoloso dei San Antonio Spurs

Lo scouting - La prima operazione di Gregg Popovich agli Spurs fu chiamare RC Buford come responsabile dello scouting ma di fatto l'ex assistente di Larry Brown a Kansas diventò il vero general manager del club nel momento stesso in cui Popovich assunse la carica di capo allenatore. Nel 2002 il suo ruolo è stato certificato. Buford ha messo al  segno numerose, brillanti operazioni di mercato, alcune già citate. Vedi lo scambio per Kawhi Leonard, ovvero l'apoteosi della sua carriera. O la firma di free-agent funzionali o addirittura decisivi come LaMarcus Aldridge o Pau Gasol per citare gli ultimi.
Ma è nello scouting, nella scoperta dei giocatori sottovalutati che ha dato il meglio. Nonostante gli investimenti che ogni club NBA esegue per non sbagliare le scelte, nonostante il tentativo crescente di ridurre l'impatto del giudizio umano nelle valutazioni, le squadre NBA continuano a sbagliare. Chi sbaglia meno ha un vantaggio importante. E chi non sbaglia praticamente mai? Gli Oklahoma City Thunder non hanno mai sbagliato una scelta o uno scambio da quando il general manager è Sam Presti tranne una volta. Ma cedere James Harden è stato un errore colossale. Forse quel giorno hanno cominciato a perdere anche Kevin Durant. Agli Spurs non è mai successo. Eppure dopo Duncan non hanno mai più scelto prima del numero 15 e hanno potuto farlo sacrificando George Hill. Non hanno mai avuto una chiamata che appartenesse a loro migliore della 20! In base a ogni concetto di moda ma anche per la logica scegliere per venti anni fuori dalle prime 19 posizioni non può portare a nulla di duraturo. Non è stato così a San Antonio.
Ecco cos'ha fatto Buford con il suo staff dal 1999 in poi in operazioni legate al draft.
Nel 1999 con il numero 57 del draft scelse Manu Ginobili. Per capire che attesa ci fosse attorno a lui: seppe di essere stato scelto con un giorno di ritardo. Ginobili sarebbe diventato una delle migliori seconde scelte della storia e uno dei più grandi sesti uomini mai visti. Avrebbe esportato lo Eurostep che inizialmente sembrava illegale e non era capito dagli arbitri. Dwyane Wade e James Harden in qualche modo hanno sviluppato un tipo di gioco simile al suo. In quel draft di alto livello vennero scelti Elton Brand all'1, Steve Francis al 2, Baron Davis al 3, Lamar Odom al 4, Rip Hamilton al 7, Shawn Marion al 9 e Andrei Kirilenko al 24. Sarebbe interessante rifare quel draft oggi. Ginobili guadagnerebbe non meno di 50 posizioni.
Nel 2001 al numero 27 Buford/Popovich/San Antonio scelsero Tony Parker. Fu il draft di Pau Gasol al 3, Joe Johnson al 10 e Zach Randolph al 19. Parker oggi non andrebbe oltre il 4 ed è dubbio che Johnson e Randolph verrebbero chiamati prima di lui. In ogni caso al  27 fu un furto simile a quello operato con Ginobili.
Altre operazioni minori: nel 2002 fu scelto al 55 Luis Scola (la sua riluttanza ad andare nella NBA infine spinse gli Spurs a cederlo a Houston per due giocatori che avrebbero dimostrato ulteriormente la loro capacità di leggere il mercato europeo: Spanoulis e DeColo); nel 2004 hanno preso al 28 Beno Udrih che per due anni ha fatto il cambio di Parker vincendo il titolo del 2005. Alla stessa posizione numero 28 hanno preso nel 2005 Ian Mahinmi e nel 2007 Tiago Splitter che sarebbe arrivato nel 2010 dando a Popovich cinque anni con 151 presenze in quintetto.
Gli Spurs hanno scelto nel 2008 Goran Dragic al 45 cedendolo in cambio di quelli che sarebbero stati i diritti su DeJuan Blair che ha dato quattro anni e 186 presenze in quintetto. Nel 2008 scelsero al 26 George Hill che fece tre anni di qualità a San Antonio ed era uno dei giocatori preferiti da Popovich. Venne poi usato per avere con il 15 da Indiana addirittura Kawhi Leonard. Hill oggi s Utah è una combo-guard tra le più apprezzate ma gli Spurs l'hanno trasformato in Kawhi Leonard! Non solo: da quella trade hanno ricavato anche Davis Bertans, oggi apprezzabile rookie della rotazione. Nel 2011 scelsero al 29 Cory Joseph. Quando questi da free-agent se ne andò a Toronto poterono evitare di strapagarlo perché nel frattempo avevano già coltivato Patty Mills che dopo due anni mediocri a Portland era finito fuori dalla Lega. Mills oggi è ancora un eccellente membro del secondo quintetto, è stato capocannoniere di un Mondiale e pedina chiave della Nazionale australiana alle ultime Olimpiadi. L'ultimo colpo è stato Kyle Anderson, esterno da fine primo giro che è già competitivo.
Sul mercato dei reietti hanno fatto ancora meglio: presero Boris Diaw che era stato tagliato da Charlotte e gli diedero un ruolo chiave nel titolo del 2014; presero Mills che era stato in Cina nel 2011; presero Marco Belinelli da free-agent ricavandone le migliori annate della carriera e il titolo del 2014 nel quale fu eccellente gregario; hanno preso Jonathon Simmons tra gli undrafted e tramutato Dewayne Dedmon in un centro affidabile dopo che tre squadre l'avevano avuto e cacciato (Golden State, Philadelphia e Orlando). Ma il capolavoro resta Danny Green, undrafted da North Carolina e lanciato come tiratore da 40.2% in carriera, difensore stellare, prima utilizzato in versione low-cost e poi esteso per un accordo da 40 milioni che somiglia sempre di più ad un altro furto.

(4-continua)

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