domenica 14 maggio 2017

RIP Mario De Sisti, il genio delle difese ingiocabili

La squadra in attacco, la squadra di casa, era la mia squadra. Ma dopo 30 minuti di odissea offensiva ebbi la sensazione netta che il nostro playmaker, Giovanni Diana, fosse sul punto di ordinare alle proprie truppe di deporre le armi. Posare il pallone in terra e stringere la mano all'avversario. Non successe perché non è previsto ma la difesa di Gorizia era troppo ben organizzata, troppo ben eseguita per venirne a capo. Ricordo Billy Mayfield. Tommy LaGarde. Ovviamente Alberto Ardessi che era un attaccante. Ma quella squadra che avrebbe conquistato la A1 era un rebus insormontabile.

Probabile che Mario De Sisti sia stato un allenatore dei propri tempi, forse durato poco al top della propria professione, forse schiavizzato dalla passione per la tattica, le difese combinate, miste, autentici rompicapo che da molti anni nessuno esegue più. Di quelle difese che rendevano l'avversario impotente, abbattendone le  differenze di talento Il Maghetto di Ferrara, come lo chiamavano, era un'artista.
Riuscì ad allenare squadre importanti. Torino e Roma con cui vinse una Korac. Ma io lo ricordo soprattutto da avversario, prima che il basket diventasse una professione. Quando allenava la Liberti Treviso in un'altra vita mi inflisse una delle prime grandi delusioni sportive. Ci giocammo la promozione in A2 contro di loro. Noj eravamo la Magniflex Livorno. Avevano, loro, Pressacco, Ermano, Zin, Dolfi ed Ezio Riva. Ci rullarono nello spareggio di Treviso. De Sisti aveva costruito una squadra perfetta tanto che conquistò la promozione diretta dalla A2 alla A1 semplicemente aggiungendo i due americani che erano Steve Scheffler e Dave Sorenson. Due bianchi, durussimi, anche se Sorenson aveva tiro, era un giocatore di talento.
Al top, prima del tiro da tre, subito dopo, De Sisti faceva la differenza. Era un coach che poteva incidere tatticamente quanto i migliori giocatori. Non faceva giocare, ti stritolava. Lo conobbi in seguito e lo vidi anche allenare a Livorno finalmente. Ha avuto una carriera lunga e virtualmente interminata. Ma il De Sisti dei primi tempi, quando era l'allenatore più temuto, quello che azzerava, quello vi assicuro era un genio.

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