domenica 16 luglio 2017

NBA Finals 1990: i Bad Boys di Detroit



La limousine era pronta fuori dal Memorial Coliseum di Portland. All'aeroporto un jet privato del proprietario dei Detroit Pistons, Bill Davidson, lo stava aspettando. Tutto quel che restava da fare era comunicare a Joe Dumars che 90 minuti prima della palla a due di gara 3 della Finale NBA del 1990 il padre Joe jr aveva lasciato la terra nella sua casa di Natchitoches in Louisiana. Non era una notizia inaspettata. Joe jr stava male da tempo, le sue condizioni erano peggiorate nelle due settimane precedenti e Joe Dumars III, il più giovane dei suoi sette figli, aveva dato istruzioni precise su come gestire la scomparsa se fosse coincisa con il giorno di una partita. Aveva chiesto che lo lasciassero giocare salvo informarlo solo alla fine. A quel punto sarebbe rientrato a casa per il funerale.

Debbie, la moglie, aveva chiamato Chuck Daly, il coach dei Pistons. A sua volta questi aveva informato il fido assistente Brendan Malone e poi la notizia era stata comunicata al Capitano, leader e amico Isiah Thomas. Tutti e tre confessarono di essere stati sul punto di disattendere il piano e informare Dumars. Tutti e tre avevano resistito.
Joe jr era il vero idolo di Joe III, era l'uomo che aveva costruito il suo primo canestro usando il cerchione di una bicicletta inutilizzata. Un anno prima quando Dumars fu nominato MVP della Finale NBA l'anello era finito al dito di Joe jr. Quello era il giorno di gara 3. La serie era 1-1. E i Pistons avevano bisogno di una vittoria. Dumars, che non stava giocando benissimo quei playoff, esplose proprio in gara 3. Segnò 33 punti guidando i Pistons alla vittoria. 121-106. A fine gara Daly portò Dumars in un angolo. Al telefono Debbie lo informò. Dumars lasciò Portland senza dire se sarebbe tornato in tempo per gara 4. O gara 5. Con i suoi 33 punti e il suo atto eroico. Con tutto il suo dolore, scomparve nella notte.
Gli anni '80 della NBA erano stati contrassegnati dall'egemonia dei Los Angeles Lakers. La dinastia, cominciata nel 1979 con l'arrivo da Michigan State di Magic Johnson, prima scelta assoluta, aveva prodotto nove finali e cinque titoli. Boston, con l'arrivo contemporaneo a quello di Magic, di Larry Bird, e poi con quello di Kevin McHale con tre titoli vinti - l'ultimo nel 1986 - era stata l'altra grande forza del decennio. Dal 1979 al 1987 solo quattro squadre avevano provato l'ebrezza di una finale NBA: Boston e Philadelphia a est; Lakers e Houston a ovest. I Rockets avevano approfittato di due anni buchi dei californiani ma solo nel 1986 avevano dato la sensazione di poter essere una dinastia in costruzione. L'illusione era durata poco. La Finale NBA del 1990 tra Detroit e Portland era la prima dal 1979 a non coinvolgere Lakers o Celtics. 
La nuova grande forza emergente erano così i Detroit Pistons, ribattezzati “Bad Boys” per il loro gioco duro, la difesa aggressiva, i colpi che volavano dentro l’area dei tre secondi in un’era in cui il gioco fisico era dominante, in cui la regola era non concedere mai nulla. Nessuno è stato identificto in questo stile di gioco come quei Pistons. 





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