giovedì 7 dicembre 2017

NBA Finals: il Sonicsgate

Seattle è stata la più dolorosa perdita subita dalla NBA. Altre città hanno perso la loro squadra, Buffalo, Kansas City, Charlotte l’ha persa e ritrovata, naturalmente Vancouver. Ma sono state perdite precoci o addirittura indolori. Ma Seattle… Seattle aveva un seguito popolare enorme, un pubblico caldissimo, una grande tradizione – ancora esistente – di giocatori locali. E aveva tradizione. Vinse il titolo nel 1979 con Jack Sikma, Gus Williams e Fred Downtown Brown. Negli anni Seattle si è evoluta dal punto di vista sportivo, parallelamente alla crescita economica della città. I Seattle Seahawks hanno vinto il Superbowl. I Sounders di calcio sono diventati una realtà intrigante. I Mariners di baseball sono una presenza stabile e sono stati la prima squadra del grande Alex Rodriguez. Ma i Sonics sono arrivati per primi, avevano un valore civico, erano motivo di orgoglio per tutta la città. Negli anni successivi alla Finale del 1996, a Seattle vennero inaugurati il Safeco Field e il CenturyLink Field, impianti moderni costruiti con soldi pubblici per baseball e football. Il problema è che i Sonics arrivarono tardi a battere cassa.

Fiutando la malaparata Barry Ackerley li cedette ad Harold Schultz, il boss di Starbucks, giovane, ricchissimo ed entusiasta. Ma Schultz aveva bisogno di un impianto nuovo perché la Key Arena non era necessariamente piccola ma era d sicuro vecchia, un po’ scomoda ma soprattutto non aveva tutte le amenità dei nuovi impianti, quelle che permettono di fare soldi veri. In più il contratto di affitto con la città di Seattle, proprietaria dell’impianto, era penalizzante e di fatto impediva ai Sonics di evitare una costante perdita di denaro.
Schultz comprò i Sonics nel 2001. La sua fu una gestione imperfetta e anche discussa. Nel 2006 dopo aver perso un referendum che mirava ad ottenere soldi pubblici per la ricostruzione e ammodernamento della Key Arena, decise di cedere il club. Ma lo cedette ad un gruppo capitanato da Clay Bennett e Aubrey McClendon, quest’ultimo il miliardario più spericolato d’America, secondo la definizione di Forbes e scomparso nel marzo del 2016 in un incidente stradale. Schultz cedette i Sonics con un profitto di 80 milioni di dollari insignificante rispetto a quanto sono costati a Bennett, 325 milioni per un valore che oggi supera il miliardo.
Ma Bennett, McClendon e i loro soci erano tutti di Oklahoma City e nonostante si fossero impegnati a mantenere la squadra a Seattle la realtà è che questa non è mai stata una priorità. OKC era già stata la sede temporanea dei New Orleans Hornets quando furono costretti ad abbandonare la loro città in seguito ai danni provocati dell’Uragano Katrina. La città era pronta ad ospitare un club NBA, si era tassata per ampliare e ammodernare l’arena locale (adesso Chesapeake Energy Arena). Bennett provò a costruire una nuova arena a Reston, vicino Seattle, ma chiedendo anche lui una parte di soldi pubblici. Di fronte al no popolare e delle istituzioni, nel 2008, al termine della stagione da rookie di Kevin Durant, chiese il trasferimento a Oklahoma City. La città di Seattle ottenne 45 milioni di dollari per liberare il club dall’affitto della Key Arena. 
Ma durante il processo (e le cause inevitabili) emerse uno scambio di email tra i proprietari in cui proprio McClendon esortava Bennett a muoversi in modo tale da portare via la squadra da Seattle il prima possibile. Schultz a quel punto fece causa al gruppo e chiese che la cessione del 2006 fosse invalidata perché i nuovi proprietari avevano negoziato in malafede. L’ex proprietario voleva rifarsi un’immagine a Seattle e vendere il club all’ex boss di Microsoft Steve Ballmer, che in seguito avrebbe acquistato i Clippers. Ma il procedimento era troppo complicato e venne ritirato in breve. Nel 2008, i Seattle Supersonics diventarono gli Oklahoma City Thunder. I successivi tentativi di riportare un club NBA a Seattle sono tutti andati falliti, un’arena nuova non c’è e non è prevista. Esiste un’organizzazione, combattiva, “Save Our Sonics” che ha anche prodotto uno strepitoso documentario ed è riuscita a tenere vivo un ideale. Per quello che vale.





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