venerdì 11 maggio 2018

Brad Stevens: quando la nuova star dei playoffs è un allenatore

Non si era mai vista nella NBA un'edizione dei playoffs in cui la stella emergente non è stato un giocatore con buona pace di Donovan Mitchell, Jayson Tatum, Scary Terry Rozier, Embiid and Simmons, Oladipo, Clint Capela, ma un allenatore. Nemmeno gli eroismi di LeBron hanno cancellato l'odierna fissa mondiale per il coach dei Boston Celtics.
Brad Stevens non è mai stato un giocatore. Meglio: è cresciuto nell’Indiana, ha giocato bene a livello liceale ma non ha ricevuto offerte vere per giocare in un college importante o semplicemente di Division One. Stevens ha giocato quattro anni in Division Three e anche lì era un giocatore marginale, a DePauw. Dopo essersi laureato ha lavorato nel marketing. Guadagnava 44.000 dollari all’anno, tanti per un 22enne. Ma voleva allenare, ha studiato tantissimo e ha ottenuto un posto quasi da volontario a Butler sotto Thad Matta impiegando cinque anni per tornare a guadagnare quanto guadagnava prima di lasciare il suo lavoro 9-to-5. La sua ascesa è cominciata così.
Quando è diventato capo allenatore a 30 anni ha vinto subito 30 partite e infine portato Butler a due finali NCAA consecutive, con un supergiocatore (Gordon Hayward), un point-man da NBA (Shelvin Mack) e qualche buon giocatore come Matt Howard. Ma a Butler ha costruito un programma sopravvissuto bene alla sua dipartita. Persino quando UCLA gli ha offerto Westwood ha rifiutato decidendo che avrebbe lasciato Butler solo per la NBA. E fu allora che arrivò la telefonata di Danny Ainge.

Danny Ainge non ha mai perso troppo tempo con gli allenatori. Ha la presunzione, corretta, di aver visto abbastanza basket da poter scegliere - guardando le squadre giocare - chi è adatto alle sue esigenze. Stevens l’ha colpito. Ed è stato un jackpot. Così nel 2013 è andato contro tutto prendendo un allenatore di college con zero esperienza NBA nonostante quella tipologia di coach nella NBA non funzionasse da anni. Vedi Rick Pitino (almeno in parte ma proprio a Boston), John Calipari addirittura, ma anche Leonard Hamilton, Tim Floyd, Lon Kruger e adesso possiamo dire anche Billy Donovan. E invece con Stevens ha avuto ragione.

Il suo primo contratto è stato di sei anni e 22 milioni di dollari, tanti per un debuttante, pochi per gli standard odierni. Dopo tre anni il contratto è stato esteso e scadrà nel 2022. Quando avrà 45 anni. Sicuro che prima di allora avrà firmato ancora.

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