mercoledì 10 agosto 2016

Russell Westbrook: la scelta rigenerante e la candidatura a MVP

Se Russell Westbrook avesse deciso di lasciare Oklahoma City all'indomani della fuga di Kevin Durant di fatto avrebbe messo al tappeto un'intera organizzazione. Ma nessuno avrebbe potuto accusarlo di alto tradimento. Durant gli ha servito un assist. Avrebbe potuto andare a scadenza e scegliere la nuova destinazione. Neppure uno scambio gli avrebbe forzato la mano. Anzi essendo subordinato ad un suo impegno successivo avrebbe potuto scegliersi la squadra in anticipo. Che abbia scelto anche dopo la defezione di Kevin Durant di impegnarsi con OKC rinunciando allo status di free-agent è stato rigenerante dopo un'estate di scelte economiche o di comodo.

Intendiamoci: Westbrook non ha fatto un sacrificio. La sua estensione preventiva l'ha spedito tra i giocatori posseasori di contratto massimo con una stagione di anticipo. L'adeguamento vale quasi nove milioni di dollari in più (giova precisare che non sarebbe stato possibile senza la defezione di Durant). Il contratto vale due anni più un'opzione a suo favore per il terzo. Esercitando l'uscita entrerà tra i giocatori con 10 anni di milizia NBA e il suo salario schizzera' fino al 35 percento del salary cap. Calcolano che abbia apparecchiato la tavola per firmare tra due anni un contratto pluriennale da oltre 200 milioni di dollari complessivi. Non voglio essere cinico a oltranza ma Westbrook ha avuto il suo tornaconto economico e si è impegnato per due anni appena anche se tra le righe sembra quasi un impegno a vita.
La sua sfida è raccogliere l'eredità di Kevin Durat e diventare volto e leader della franchigia. Nell'intero stato dell'Oklahoma oggi sarebbe molto arduo trovare un personaggio più popolare di lui
Ha restituito fiducia e credibilità ad una comunità non solo sportiva che si era sentita azzerata dal suo campione più amato salvo scoprire che il tipo dai vestiti sgargianti, cresciuto a Los Angeles e spesso scontroso con i media era affezionato alla brava gente di Oklahoma City più del Golden Boy del Maryland.
È anche possibile che la statura come giocatore di Westbrook sia cresciuta più di quanto fosse salutare per l'ego di Durant. Westbrook doveva diventare un grande secondo violino ma non era previsto diventasse quasi come Durant. Due anni fa quando Durant era stato in pratica out per infortunio, Westbrook fu capocannoniere della Lega a 28.1 di media. Negli ultimi due anni è stato sempre quarto nella classifica dell'MVP. Nell'ultima stagione per la prima volta Westbrook è stato incluso nel primo quintetto All-NBA. Durant era nel secondo.
Tutto questo non era previsto dovesse succedere. Che abbia avuto o meno un peso sulla scelta di Durant.
Oggi Westbrook è considerato un candidato fortissimo come potenziale MVP della prossima stagione. È una minaccia di tripla doppia costante anche se ipotizzarlo in tripla doppia media come fece Oscar Robertson sembra eccessivo (Magic Johnson, Penny Hardaway, Tracy McGrady e lo stesso LeBron James accreditati di chance in realtà non si sono mai avvicinati). E le statistiche ricordano che è sempre stato primo o secondo nella NBA in punti in contropiede per gara nelle ultime quattro stagioni. Senza Durant in campo due anni fa segnò oltre 30 di media. Ma non fu considerato un credibile MVP perché i Thunder non raggiunsero i playoffs.
Il problema esisterà anche l'anno prossimo. Partire senza Durant senza aspettarsi il suo rientro aiuterà i Thunder ad adattarsi ma la squadra ha difetti palesi. Victor Oladipo potenzialmente è una star. Sicuramente superiore a Dion Waiters - a Miami - e ad Andre Roberson ma il quintetto migliore è quello piccolo, senza ala e con due lunghi abbastanza interni come Enes Kanter e Steven Adams. Ai Thunder serve un'ala che esploda tra Anthony Morrow, Kyle Singler o addirittura Alex Abrines. O più probabilmente dovrà inventare qualcosa sul mercato ma con la necessità di non compromettere chance future.
La grande sfida di Westbrook è quella di garantire alla squadra un tasso di competitività alto per poi attirare un free-agent di alto livello che rimpiazzi per quanto possibile Kevin Durant ipotizzando che Adams sia davvero uno dei primi tre centri NBA. Tutti pensano a Blake Griffin perché attirare nell'Oklahoma un prodotto locale ha l'aria di essere più facile che convincere chiunque altro.
Ma se tutti aspettano da Westbrook cifre da PlayStation, la realtà potrebbe essere differente. L'anno scorso, l'ultimo con Durant, Westbrook è andato in doppia cifra media negli assist e ha avuto la miglior percentuale di tiro effettiva della carriera, per la prima volta oltre il 50 percento. Sono i due dati più rilevanti. Senza Durant segnerà di più, forse più di chiunque altro ma gli assist e l'efficacia al tiro quanto sono stati positivamente condizionati dalla presenza di Durant nell'ultima stagione?
Esiste una statistica avanzata nella NBA estremamente interessante perché al momento è la cifra più vicina ad identificare la dipendenza di una squadra da un giocatore. Si chiama Usage Rate. Si tratta della percentuale di giochi decisi nel bene o nel male da un giocatore quando si trova in campo. In una squadra perfettamente bilanciata e quindi inesistente ogni giocatore dovrebbe avere un rating del 25%. Westbrook ha avuto il 31.6 lo scorso anno con Durant. 38.4, primo nella Lega, l'anno prima con poco o nessun Durant. Questa cifra andra ridotta non obbligando Westbrook a limitarsi ma attraverso la crecita dei compagni e il suo grado di fiducia nei vari Oladipo, Kanter, Adams. La stagione dei primi Thunder appartenenti a Westbrook dipenderà da questo.

Nessun commento: