Nel 1985, l’ultimo draft
dell’era Mieuli portò a Oakland uno dei più grandi giocatori nella storia della
franchigia. Chris Mullin era stato giocatore dell’anno a St.John’s. Aveva le
chiavi della palestra, era legatissimo alla famiglia, la fidanzata Liz veniva
dallo stesso quartiere e tutto quello di cui aveva bisogno per stare bene era
un canestro, un pallone e una birra irlandese.
Nel 1984 vinse la medaglia d’oro
alle Olimpiadi di Los Angeles: Michael Jordan era la star della squadra, ma
Mullin finì il torneo come secondo realizzatore. Fece un ultimo anno a
St.John’s con Lou Carnesecca allenatore e infine entrò nei draft NBA con la
speranza non tanto segreta di giocare per i Knicks, la squadra della sua città.
Al numero 7 lo selezionarono invece i Golden State Warriors. “Dov’è Golden
State?”, chiese Liz. “A Oakland”, rispose Chris. “E Oakland invece dove si
trova?”.
Il suo primo allenatore
fu John Bach, il suo approccio con il basket NBA traumatico. Joe Barry Carroll
era appena rientrato dall’Italia, la squadra era scarsa e nessuno condivideva
nulla. Finito l’allenamento, Chris provava a fare quello che aveva sempre fatto:
fermarsi a tirare. Un veterano lo approcciò dopo qualche giorno: “Ci fai fare
brutta figura: finito l’allenamento devi andartene come tutti noi”. Non era un
buon ambiente.
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