Dell Curry aveva quattro
sorelle. Tutte più grandi di lui. Trovava una via di fuga quando rimaneva fuori
di casa e il suo allenatore al liceo lo ospitava nella propria… stalla. E’ una
storia nota. Curry veniva da Harrisonburg in Virginia e aveva il canestro nel
sangue. La tecnica giusta, il gomito posizionato perfettamente a formare una
elle con l’avambraccio. Il rilascio perfetto. Dell Curry era un tiratore nato
ma non si accontentava di esserlo. No. Dell Curry percorreva i 15 minuti che lo
separavano dalla casa in cui viveva il suo coach a Fort Defiance High School.
C’era un canestro appeso nella stalla. Dell aveva il permesso di rimanere lì e
tirare all’infinito. L’obiettivo di ogni giorno era segnare 500 canestri. “Ma
il bello è che potevo andarci con qualunque tempo e a qualunque ora. La stalla
era sempre aperta”, racconta. Talento, istinto, tecnica e lavoro. Dell Curry
sarebbe diventato uno dei più grandi tiratori di tutti i tempi.
Opinioni, analisi e i miei libri: il mondo del basket americano visto da me di Claudio Limardi
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lunedì 10 luglio 2017
giovedì 6 luglio 2017
Golden Times Aggiornato: Klay Thompson
Prima di Klay Thompson,
molto prima di lui, c’era stato Mychal Thompson, il padre, un centro di 2.08
che avrebbe giocato anche a Caserta, nato e cresciuto a Nassau, la capitale
delle Isole Bahamas. Con la famiglia si trasferì presto negli Stati Uniti, a
Miami. Fu qui che conobbe il basket e diventò una star. La sua squadra del
liceo, Jackson High, vinse 33 partite a zero nel suo ultimo anno a scuola.
Purtroppo, quattro starters incluso Thompson erano accademicamente non
eleggibili, tutti provenienti da Cuba o dalle Bahamas. La stagione sarebbe
stata invalidata. Per Thompson sarebbe diventato un tema ricorrente.
mercoledì 5 luglio 2017
Golden Times Aggiornato: Kevin Durant
Joe Lacob aveva
rilasciato una dichiarazione che sembrava già una minaccia. Nei minuti
successivi di gara 7 aveva detto che i Golden State Warriors sarebbero stati
estremamente aggressivi sul mercato per migliorare ulteriormente la squadra,
anche sull’onda della delusione. Quella dichiarazione d’intenti, suffragata
dalla successiva firma di Kevin Durant, è stata un segnale. I Golden State Warriors
hanno raggiunto uno status che nella loro storia non avevano mai, mai, neppure
avvicinato. Sono una franchigia modello, cui nessuno dice no a priori.
martedì 6 giugno 2017
Il Dream Team dei Warriors potrebbe costare fino a 260 milioni!
La prossima estate i Golden State Warriors firmeranno Stephen Curry e Kevin Durant per una cifra globale che nel primo anno di contratto potrebbe variare tra i 65 e i 70 milioni di dollari. I Warriors hanno forse la miglior squadra offensiva della storia e una delle migliori di sempre in assoluto con i loro quattro All-Star tutti nel pieno della carriera, ma mantenere questo roster obbligherà la proprietà di Joe Lacob a pagare cifre senza precedenti.
lunedì 5 giugno 2017
Nemmeno questo LeBron è abbastanza contro questi Warriors
Ci sono state serie simili a questa. È bastato cambiare arena, costa, fuso orario per ribaltare tutto. Ma il 2-0 di Golden State su Cleveland sembra diverso perché specie dopo gara 2 la sensazione è che i Cavs siano stati stritolati per manifesta inferiorità di fronte ad un avversario irresistibile. LeBron può segnare più che in gara 2 ma può giocare meglio? Kevin Love può fare meglio?
mercoledì 31 maggio 2017
Finale 2017: la sfida più scontata ma ora c'è Durant
La terza finale consecutiva tra Golden State e Cleveland dimostra che
nella NBA il concetto di equilibrio non è stato raggiunto. Semmai è il contrario. Il fatto che
nella storia non ci fosse mai stata la stessa finale per tre anni
consecutivi è significativo. In passato giocare tre anni consecutivi la
finale si è rivelato difficile, ma giocarla tutte e tre le volte contro
lo stesso avversario è sempre stato impossibile. Ma questa è l'era dei
super team. Golden State e Cleveland godono di una superiorità nei
confronti della concorrenza schiacciante. Senza l'anomala sconfitta dei
Cavaliers in gara 3 contro Boston entrambe le squadre sarebbero arrivate
all'atto conclusivo della stagione imbattute. Un altro fatto senza
precedenti. Golden State ha imitato i Los Angeles Lakers del 2001
arrivando alla Finale senza sconfitte. Quei Lakers poi vinsero la finale
facilmente 4 a 1 contro Philadelphia. I Sixers riuscirono nell'impresa
titanica di vincere gara 1 a Los Angeles ma fu una sconfitta occasionale
generata da una prova iperbolica di Allen Iverson. Dopo i Lakers
dominarono facilmente la serie.
giovedì 27 aprile 2017
Golden Times: così i Warriors hanno convinto Kevin Durant
...Cinque squadre, inclusi i
Thunder, hanno ricevuto udienza da Durant in una villa affittata per
l’occasione negli Hamptons, vicino Manhattan, sull’Oceano, un posto amato dai
newyorkesi ricchi. La decisione l’ha presa la mattina del 4 luglio,
Independence Day, con una telefonata a Bob Myers. Nella ricostruzione postuma
di quanto accaduto, si pensa che i Warriors siano stati efficaci non tanto nel
meeting (al quale si sono presentati anche quattro giocatori, Stephen Curry,
Klay Thompson, Draymond Green e Andre Iguodala che aveva legato con Durant nel
corso delle Olimpiadi di Londra nel 2012) quanto nei giorni successivi quando
hanno continuato a chiamarlo mostrando un interesse genuino.
mercoledì 5 aprile 2017
Golden Times: la più grande regular season di sempre
Draymond Green, diventato ricco con il suo nuovo contratto, è diventato una storia intrigante, l’anima della squadra, un giocatore rivoluzionario, di quelli che dividono perché parlano tanto, picchiano, lottano, disturbano. A fine stagione, il suo spirito agonistico si sarebbe riversato contro di lui e contro i Warriors, ma durante la stagione Green è stato l’anima della squadra.
mercoledì 22 marzo 2017
Golden Times: la battaglia di Steve Kerr contro la propria schiena
Il dolore alla schiena era sempre più presente. Steve Kerr ne era cosciente. Ma erano i giorni dei playoffs. Giorni intensi, così intensi che non c’era nemmeno tempo di realizzare quanto stesse male. Poi durante gara 5 della Finale eseguì un movimento strano, brusco, sull’onda emotiva del gioco. Avvertì una fitta tremenda, una coltellata. E il dolore rimase. Non andò via.
domenica 19 marzo 2017
La nascita del "Death Line-Up" dei Warriors nei playoffs del 2015
...Ron Adams, il guru della difesa nello staff di Kerr, suggerì dopo gara 2 di utilizzare Andrew Bogut su Tony Allen, una guardia, trattandolo come se fosse un centro. In quasi tutti gli assetti difensivi, il centro permette al suo avversario di ricevere palla lontano dal canestro in posizione frontale da dove non è una minaccia. Questa posizione permette di fatto alla difesa di mantenere il presidio dell’area e quando la palla cambia mano, se un esterno riesce a entrare, trova la zona congestionata.
martedì 14 marzo 2017
Barnes e Green in quintetto: la "Mossa" di Kerr
Fu chiaro fin dall’inizio. Non ci furono dubbi. I Warriors erano pronti. La mossa di Kerr, Barnes in quintetto al posto di Iguodala, venne accolta nel modo corretto da ambedue i giocatori, mentre l’infortunio di David Lee passò semplicemente inosservato. Con Draymond Green in quintetto, recuperato Marreese Speights, i Warriors cominciarono la stagione 2014/15 con 10 vinte nelle prime 12 gare. Tra metà novembre e metà dicembre vinsero 16 partite di fila. Mai successo nella storia della franchigia. Sul 21-2, era già chiaro quale sarebbe stata la squadra da battere. Vinsero 19 gare di fila in casa e quando toccarono la vittoria stagionale numero 60 quella rappresentò anche il nuovo record di franchigia. Il massimo fino ad allora era stato di 59 successi. I Warriors sarebbero arrivati a 67.
martedì 7 marzo 2017
venerdì 3 marzo 2017
Golden Times: l'assunzione di Steve Kerr
Steve Kerr si presentò al colloquio per l’assunzione sfoggiando una presentazione di sé stesso in power-point. Il titolo “Perché è il momento giusto per diventare capo allenatore”. Nella presentazione Kerr indicò vari motivi, idee, strategie, anche sui Golden State Warriors. Il miglior strumento di convincimento era il suo passato. Non tanto da giocatore e forse neppure da telecronista, piuttosto l’esposizione ricevuta presso molti dei più grandi coach della sua era. Lute Olson al college, Phil Jackson e Gregg Popovich nella NBA. Quando parti con questi maestri, sei già avanti. E infatti molte delle idee di Kerr erano o sono diretta emanazione dei suoi mentori. Ad esempio intervallare le sedute video proposte ai giocatori con spezzoni di film o clip autoironiche: Phil Jackson allo stato puro.
martedì 28 febbraio 2017
Golden Times: il suicidio professionale di Mark Jackson
Darren Erman era un avvocato con la passione per il basket. Quando si laureò e cominciò a lavorare, non riusciva a star fermo, soprattutto non riusciva a stare lontano dal basket, e fece da assistente volontario – gratis, significa – alla St.Anthony’s High School di Jersey City, sotto Bobby Hurley sr, uno dei più grandi coach liceali di tutti i tempi. Quando si trasferì a Boston, sempre per lavoro, fece lo stesso al Brandeis College che però era anche il posto dove i Celtics si allenavano. Fu così che conobbe Brian Scalabrine, all’epoca giocatore volenteroso, non di talento, dei Celtics. Scalabrine lo presentò ai suoi allenatori e dopo poco Erman cominciò ad aiutare Tom Thibodeau, il primo assistente di Doc Rivers, specializzandosi nello scouting e nel lavoro individuale sui giocatori. Fece abbastanza bene da conquistarsi un posto minore nello staff dei Celtics. Quando Mark Jackson diventò capo allenatore a Golden State gli consigliarono di portarsi dietro Erman. Il fatto che Joe Lacob sapesse chi fosse grazie al suo passato a Boston di certo non lo penalizzò.
sabato 24 dicembre 2016
Golden Times: quando i Warriors scelsero Jerry West
Joe Lacob voleva un consigliere. Una persona che suggerisse, un appoggio esperto per lui e per i suoi manager o allenatori. Una voce sicura. Joe Lacob voleva Jerry West, l'uomo simbolo - letteralmente - della NBA. Un uomo che ha sempre avuto un appuntamento fisso con la Finale NBA prima da giocatore, quasi sempre dalla parte sbagliata (nel 1969 fu MVP di una finale persa: non è mai più successo), poi da infaticabile, geniale general manager. West aveva scambiato Norm Nixon per Byron Scott, un rookie, aveva firmato Bob McAdoo quando nessuno l'avrebbe voluto toccare, aveva scelto Pat Riley come allenatore preferendolo a sé stesso!, era l'uomo che aveva sfasciato i Lakers per poter firmare da free-agent Shaquille O'Neal e poi girare Vlade Divac a Charlotte per un 18enne di nome Kobe Bryant. Ma Jerry West, il cui ultimo lavoro era stato a Memphis, era sempre stato soprattutto una bandiera dei Los Angeles Lakers.
domenica 11 dicembre 2016
NBA WEEK 7/a: la lezione dei Warriors ai Clippers
I Warriors hanno vinto per la settima volta consecutiva
contro i Clippers che per molti - incluso me - sarebbero l'unica squadra con il
potenziale teorico per metterli in difficoltà nella Western Conference. Che si
sia giocato a Los Angeles e che la partita non abbia avuto storia è allarmante
per l'equilibrio o presunto equilibrio dei playoffs.
mercoledì 30 novembre 2016
Golden Times: Baron Davis, Stephen Jax e il "We Believe"
Baron Davis, californiano
di Los Angeles (anzi di UCLA) con il pallino del cinema e una personalità
dirompente, venne acquistato dai New Orleans Hornets, la sua unica squadra NBA
fino ad allora. Era un All-Star, generalmente disinteressato alla difesa ma di talento
enorme, un leader. Per averlo, Mullin sacrificò un giocatore marginale come
Speedy Claxton e un veterano a fine carriera, il suo ex compagno di squadra a
Indiana, Dale Davis. Una grande operazione.
martedì 29 novembre 2016
NBA WEEK 5: New Orleans, Kevin Love, i delusi e i deludenti, Noah, Westbrook
Tutto sommato la stagione dei Pelicans non era finita
prima di cominciare, a dispetto dei tanti infortunati. Il rientro di Jrue
Holiday ha avuto un effetto dirompente. Sia dal punto di vista tecnico - ha
molto più talento di qualsiasi altro giocatore del roster di New Orleans che
non si chiami Anthony Davis - che mentale. Holiday era stato dispensato
dall'unirsi al gruppo a causa della malattia della moglie - giocatrice di
calcio di livello internazionale -, colpita durante la gravidanza da un tumore
al cervello. La moglie ha partorito, ora sta meglio e Holiday è tornato a
giocare. Con lui in campo i Pelicans hanno vinto quattro gare su sei (in
assoluto 6-4 nelle ultime 10) e allentato la pressione su Coach Alvin Gentry e
anche l'attesa spasmodica di un'esplosione di Davis a chiedere una cessione che
ovviamente non avrebbe senso per il club. Holiday viaggia a 16.2 punti e 6.6
assist per gara partendo per ora dalla panchina.
sabato 19 novembre 2016
Golden Times: prima di Klay c'era stato Mychal Thompson
Prima di Klay Thompson,
molto prima di lui, c’era stato Mychal Thompson, il padre, un centro di 2.08
che avrebbe giocato anche a Caserta, nato e cresciuto a Nassau, la capitale
delle Isole Bahamas. Con la famiglia si trasferì presto negli Stati Uniti, a
Miami. Fu qui che conobbe il basket e diventò una star. La sua squadra del
liceo, Jackson High, vinse 33 partite a zero nel suo ultimo anno a scuola.
Purtroppo, quattro starters incluso Thompson erano accademicamente non
eleggibili, tutti provenienti da Cuba o dalle Bahamas. La stagione sarebbe
stata invalidata. Per Thompson sarebbe diventato un tema ricorrente.
giovedì 10 novembre 2016
Golden Times: quando da Brooklyn arrivò Chris Mullin...
Nel 1985, l’ultimo draft
dell’era Mieuli portò a Oakland uno dei più grandi giocatori nella storia della
franchigia. Chris Mullin era stato giocatore dell’anno a St.John’s. Aveva le
chiavi della palestra, era legatissimo alla famiglia, la fidanzata Liz veniva
dallo stesso quartiere e tutto quello di cui aveva bisogno per stare bene era
un canestro, un pallone e una birra irlandese.
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