Ovviamente è molto presto per parlare di “allenatore dell’anno”
con due terzi di stagione ancora da digerire. Non credo sia possibile stilare
già una classifica ma qualche nomination è più credibile di altre. Ecco le mie.
MIKE D’ANTONI – La scelta di D’Antoni, il coach più adatto
al “Moreyball” di Houston, era stata criticata da molti, anche perché avrebbe
comportato l’automatica partenza di Dwight Howard, un centro di primissima
fascia che per tanti motivi non era prioritario per i Rockets. I risultati
danno ragione a Houston che è tra le prime quattro squadre della Western
Conference, ha vinto a Oakland contro i Warriors, ha in James Harden un
potenziale MVP e il miglior giocatore della Lega negli assist. D’Antoni haenfatizzato i ritmi alti (solo Golden State gioca ad un numero di possessi più
elevato), ha il quarto attacco della NBA, il secondo per punti segnati e grandi
margini di miglioramento difensivi dove al momento è 19° per punti concessi per
possesso di palla. Clint Capela in quintetto ha risposto, senza Howard a
rimbalzo i Rockets sono comunque la terza miglior formazione, senza Donatas
Motijeunas ha lanciato Sam Dekker e Patrick Beverley è diventato una delle più
asfissianti guardie difensive ed è stato il grande eroe della vittoria di
Oklahoma City quando rispondendo ad una serie di crossover di Westbrook l’ha
obbligato a prendersi nel possesso decisivo un tiro impossibile. Per ora è la
mia personale scelta come coach dell’anno.
GREGG POPOVICH – Lo considero il favorito popolare, con
ragioni innegabili perché quando perdi l’uomo franchigia, Tim Duncan, ma i
risultati restano gli stessi devi essere premiato. In realtà la transizione tra
i “Big Three” del passato (Duncan-Parker-Ginobili) a quelli del presente
(Leonard-Aldridge più Parker) era già stata avviata da tempo. Gli Spurs sono il
club che nella storia della NBA ha meno risentito del ritiro dei suoi Hall Of
Famer: dopo la partenza di David Robinson, ha vinto un titolo dopo due anni e
due nel giro di quattro stagioni. Anche allora la transizione gerarchica era
già stata completata. Hanno il secondo record di tutta la Lega e sia attacco
che difesa sono tra le top 10 assolute.
DAVID FIZDALE – Ha rivoluzionato Memphis in una squadra più
moderna, più proiettata nel futuro, ha dovuto fare i conti con tante assenze,
Zach Randolph per motivi personali, Chandler Parsons, che era stato il fiore
all’occhiello del mercato, più il classico infortunio catastrofico dello
sfortunatissimo Mike Conley eppure è ampiamente in zona playoffs e le sue
scelte non hanno deteriorato una difesa che al momento è la migliore della
lega, l’unica che concede meno di 100 punti ogni 100 possessi. Per un
debuttante, che proviene da un’altra squadra e non ha tiratori veri aspettando
Parsons (23° nel tiro da tre), è stato un approccio stupefacente.
STEVE CLIFFORD – Già elogiato su queste colonne. Il coach di
Charlotte al momento ha la terza squadra della Eastern Conference con una star
sotto l’1.80 di statura (Kemba Walker), una difesa superba (100.5 punti ogni
100 possessi) e la miglior copertura dei rimbalzi difensivi di tutta la NBA
(oltre l’80%). Gli Hornets sotto la sua ala migliorano ogni anno e non
dimentichiamo che quest’anno, a causa della gran quantità di free-agent, hanno
dovuto rinunciare a Jeremy Lin e Al Jefferson per tenersi Marvin Williams e
soprattutto Nicolas Batum.
BILLY DONOVAN – Non dimentichiamo che, con Kevin Durant
assente per tre quarti di stagione, due anni fa Oklahoma City non riuscì a
giocare i playoffs. Adesso, trascinata dal solo Russell Westbrook, un rookie in
quintetto (Domantas Sabonis), una squadra in fase di transizione e priva del
minimo sindacale di affidabilità nel tiro da fuori (21° nel tiro da tre),
viaggia nella parte alta della Western Conference, difende duro ed è
competitiva in ogni partita.
NEXT 5 –
Luke Walton (Lakers), Steve Kerr (Golden State), Quin Snyder (Utah), Dwane
Casey (Toronto), Jason Kidd (Milwaukee)
LOW 5 – Tom
Thibodeau (Minnesota), Mike Budenholzer (Atlanta), Nate McMillan (Indiana),
Scott Brooks (Washington), Alvin Gentry (New Orleans).
Nate “Tiny” Archibald è stato l’unico giocatore della storia a vincere nello stesso anno la classifica dei marcatori e degli assist. Westbrook e Harden hanno la possibilità di imitarlo.
Giocatore | Ppg | Apg |
Russell Westbrook | 2° (-0.5) | 2° (-0.3) |
James Harden | 5° (-3.6) | 1° (+0.3) |
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