lunedì 16 gennaio 2017

NBA WEEK 12/a: i Lakers in difesa del "terzo" pick

Non tutte le crisi vanno considerate negativamente. I Lakers avevano illuso inizialmente di poter essere una squadra competitiva nella Western Conference e invece non lo sono. Che questo sia un male non è detto. La prima scelta dei Lakers nel prossimo draft andrà infatti a Philadelphia se non sarà tra le prime tre.
Quindi ai Lakers conviene alla grande aumentare le chance di scegliere molto in alto perché perdere una scelta numero 4 o 5 sarebbe beffardo oltre che dannoso. È vero che accumulare giovani quando ne hai così tanti (D'Angelo Russell, Brandon Ingram, Julius Randle, nella foto, Larry Nance, lo stesso Jordan Clarkson) può comportare problemi, pochi progressi e in ultima analisi scelte difficili. Ma è sempre meglio avere tanti asset piuttosto che vincere cinque partite in più. Poi è chiaro che i Lakers dovranno prima o poi convertire qualcuno dei loro giovani in una star affermata, un leader, perché il sospetto è che a differenza ad esempio di Minnesota (che comunque non sta vincendo neppure lei) con Karl-Anthony Towns, i Lakers non abbiano un giocatore del primissimo livello o che possa arrivarci in tempi brevi.
Al momento ci sono sei squadre con un record peggiore di quello dei Lakers anche se le distanze sono minime. E' possibile che dopo l'All-Star Game chiedersi se fare "tanking" non sia la strada migliore per dare un senso compiuto a questa stagione. E' curioso ma anche significativo che la situazione dei Lakers - gestiti male in questi anni - sia opposta a quella dei Celtics che viceversa metteranno le mani sulla scelta dei Nets. A differenza dei Lakers, aggrappati ad un barlume di competitività negli anni finali di Kobe Bryant, i Celtics hanno sempre agito guardando avanti. E' la differenza che c'è tra un club a conduzione familire come i Lakers odierni e uno manovrato da Danny Ainge.

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