domenica 29 gennaio 2017

Non dimenticheremo mai il 1991 di Shackleford

Charles Shackleford ha giocato a Caserta in due riprese, ha giocato all'Aris Salonicco vincendo la Coppa Korac, a Istanbul, al Paok, a North Carolina State e nella NBA. Ma non importa cosa dicono le cifre la Sua stagione è quella dello scudetto di Caserta nel 1991. Di lui si ricordano i numeri: irreali. Era un rimbalzista fantastico, forse il migliore specialista che ci sia mai stato in Italia. Ma era anche un grande giocatore di post basso. Non dominava con la stazza ma con la forza e il fisico e l'atletismo. Voglio ricordare alcune cose di quella stagione.
La prima: nel 1991 c'erano i due stranieri per squadra e i roster erano forzatamente corti. Gli allenatori rischiavano i giocatori chiave con problemi di falli e i cambi erano ridotti al minimo. Caserta riuscì in una cosa enorme: vincere l'ultima partita dell'anno, in trasferta, perdendo uno dei cinque uomini del quintetto, Enzo Esposito, con una rotazione quasi inesistente. Caserta aveva un quintetto spettacolare poi Donadoni e Rizzo. Perse Esposito e vinse lo stesso a Milano.
La seconda: in gara 5 della finale scudetto, Milano era così preoccupata di Shackleford che per raddoppiare lui e riempire l'area lasciò completamente libero Sandro Dell'Agnello che giocava da ala piccola e in quell'occasione sfodero' la partita della vita. Le due squadre avevano concezioni diverse. Caserta aveva il quintettone con Dell'Agnello da 3 e due lunghi veri, Tellis Frank e Shack. Milano al primo anno da allenatore di Mike D’Antoni aveva già un look che sarebbe stato credibile anche molti anni dopo con Jay Vincent da 4 e tre esterni veri (Montecchi, Riva e Pittis). D'Antoni aveva intuito dove stesse andando il basket ma a quei tempi l'enfasi sul tiro da tre non era ancora significativa.
La terza: diretta conseguenza della seconda. L'Olimpia bruciata da Shackleford andò sul mercato per prendere il miglior centro disponibile: Darryl Dawkins. Con lui arrivò alle Final Four di Eurolega. Dawkins ebbe una stagione da Dawkins ma la chimica della squadra si sbriciolo' dopo le Final Four. D'Antoni fece un passo indietro nella sua concezione del basket e lo fece anche la squadra. Chiamiamolo "The Shack Impact".
La quarta: Caserta vinse lo scudetto rinunciando a Oscar che personalmente considero il miglior giocatore della storia che non sia mai andato nella NBA più di Cosic, Dalipagic, Bodiroga, Diamantidis, Belov e Meneghin. O meglio quello che più di loro avrebbe potuto andarci ed esserne protagonista per la sua caratteristica ovvia di tiratore irreale con taglia fisica imponente. Siccome la storia la scrivono i vincitori quella mossa impopolare fu coraggiosa e vincente. Non ci sono prove che con Oscar, Caserta non avrebbe vinto. Ma sarebbe stata una squadra molto differente. Non credo sia corretto dire che Shackleford abbia sostituito Oscar nemmeno numericamente. Franco Marcelletti cambiò proprio l'assetto della sua squadra. Oscar avrebbe potuto giocare con Shackleford senza Tellis Frank. Ma sarebbe stato complicato sfruttare il potenziale offensivo di Shack vicino a canestro con un catalizzatore come Oscar. Non ho idea di cosa sarebbe successo accoppiando i due. Di certo Milano non avrebbe mai raddoppiato Shackleford con Oscar sul perimetro. Sarebbe stato tutto diverso. Quello scudetto ottenuto senza di lui per me non toglie nulla alla grandezza di Oscar. Semmai esalta la presenza di Shack.
Ultima cosa: non so se la stagione di Shackleford sia stata la più grande individualmente di un centro del campionato italiano. Non ho esperienza diretta di quanto fatto prima di lui da giocatori diversi come Chuck Jura  (che non giocava per lo scudetto ma non per colpa sua) o Cresimir Cosic che invece vinse. Sono certo che esistono buone ragioni per sostenere Jura, Cosic, Dino Meneghin (non nei numeri ma nell'impatto), Bob McAdoo (che escluderei perché  a Milano giocava centro solo in difesa ed è sempre stato ritenuto un'ala forte), Bruce Flowers a Cantù (poco enfatizzato ma guardate le vittorie), Darryl Dawkins ai tempi di Torino. Ma date le circostanze (squadra corta, impatto, vittoria) andrei con Shackleford di istinto e l'unico confronto credibile con un centro a tempo pieno penso sia con Joe Barry Carroll. JB aveva un livello di classe largamente superiore (come conferma la sua carriera NBA) ma non era un rimbalzista alla Shack. E in Italia questo spostava. In più Carroll giocava in una squadra devastante accanto a Meneghin e Russ Schoene tra gli altri. Caserta aveva altri fuoriclasse come Nando Gentile ma non era necessariamente la squadra più dotata e di sicuro non era la più profonda. Carroll era più forte di Shackleford. Non ci sono dubbi ma sulla singola stagione Shack ha avuto un impatto quindi un'importanza superiore. Di certo negli anni seguenti il basket è cambiato nella direzione che D'Antoni aveva già indicato e nessun centro, dopo, ha avuto quel tipo di impatto neppure Rashard Griffith che nel Grande Slam della Virtus di dieci anni dopo contava tantissimo ma non quanto Manu Ginobili o Antoine Rigaudeau.
REST IN PEACE CHARLES.

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