lunedì 20 febbraio 2017

NBA WEEK 17: la grande storia di Nate Archibald



La storia di Nate Archibald, l'unico ad aver vinto nello stesso classifica dei marcatori e degli assist nella NBA, tratta da "New York Basketball Stories 2.0". Oggi Russell Westbrook e James Harden provano ad imitarlo.

Un rumore di sottofondo. Sempre più pressante. Un brusio che in breve diventò un boato. "Tiny is here. Now the real fun is starting". Anni '70. L'attività estiva a Rucker Park era al top dell'energia anche se allora era tutto semiclandestino, le notizie si diffondevano con il passaparola e il consumismo non si era impossessato ancora dei playground. Era tutto più affascinante. Nate Archibald era un fedelissimo della scena estiva newyorkese. Che includeva questo fantastico torneo tra squadre provenienti da diverse città d'America. L'obiettivo era capire chi avesse la squadra di basket da strada migliore.  Il team di New York dipendeva da Archibald. Ma quella sera, avversaria Chicago, Archibald era assente ingiustificato. Le cose andavano male. Chicago era in controllo della partita. Più 13 nel cuore del secondo tempo. Poi un brusio. Poi un boato. Infine un'esplosione. Tiny is here.

Nate Archibald era alto 1.80, forse meno, e pesava 75 chili al massimo. Era di costituzione leggera e anche denutrito. Veniva da South Bronx, uno dei peggiori ghetti della città. Negli anni '60-'70 era anche peggio. Droga, alcool a buon mercato, prostituzione e violenza casuale ma spietata. Archibald quando era nella NBA, ma tornava ogni estate a South Bronx, aveva imparato che era conveniente girare con pochi centesimi in tasca. Per non essere derubati. Era una sorta di meccanismo di autodifesa cui aderivano in molti allora. In pericolo erano soprattutto le donne. Gli uomini meno perché non sapevi mai chi potevi tentare di derubare: un pazzo armato, un esperto di karate, non era sicuro. Ma una donna sola era anche indifesa.
La madre di Nate, Julia, che lavorava in un hotel, venne aggredita. Le rubarono la borsetta con una pistola puntata alla tempia. Non parlava mai del figlio. Svelare la sua identità sarebbe stato pericoloso. Nate le voleva acquistare una bella casa a Long Island in un posto sicuro ma lei aveva altri sei figli e nessuno di loro voleva lasciare South Bronx. Era il posto che chiamavano casa.
Il padre di Archibald lasciò moglie, figli e problemi quando Nate aveva circa 14 anni. La prima lezione che Nate imparò da piccolo è agghiacciante: “Non importa quanto sei affamato, non mangiare mai il veleno per i topi”. Ma Nate era differente dagli altri ragazzi del quartiere. Non usciva di casa a caccia di problemi ma solo se poteva giocare a basket. E spesso d'estate aspettava che fosse tardi, e i playground vuoti, per giocare da solo. I due fratelli Gomez e Geronomo erano diversi da lui. Sapevano giocare, avevano abbastanza talento da emergere nei playground ma erano sempre in cerca di problemi. Nate però era piccolo, leggerissimo, non aveva una guida. Frequentava la DeWitt High School nel Bronx ma al secondo anno lo tagliarono. Da junior fece la squadra ma solo dopo un diverbio con l'allenatore. Venne cacciato ma trovò due mentori fantastici, due che in lui avevano visto molto.
Pablo Robertson era un point-man leggendario nel circuito dei playground di New York. Non era diventato un giocatore ma non si era bruciato. Floyd Layne era uno dei Fab Five di CCNY, uno di quelli pescati nel 1951 ad addomesticare gli scarti delle partite. Solo per questa orrenda macchia non era diventato un professionista. Ma Layne a New York era qualcuno. Allenava nei playground e al Queensboro Community College. Archibald era un ragazzo da aiutare per evitare che sbagliasse come lui e come tanti altri. Quando Layne parlava, a New York veniva ascoltato. Archibald venne reintegrato in squadra.
Giocò due buone stagioni a DeWitt. Poi ne fece una in Arizona sempre grazie a Layne e infine diventò una realtà a Texas-El Paso. In quel periodo i due fratelli caddero nel vortice della droga. La madre li cacciò di casa. Finirono in galera. Uscirono. Tornarono dentro. Quando Nate riuscì a far breccia se li portò a Kansas City dove si trasferirono i Cincinnati Royals che lo scelsero nei draft NBA del 1970 al numero 19 che a quei tempi significava essere una seconda scelta. Il suo allenatore era Bob Cousy, il grandissimo playmaker dei Boston Celtics che veniva lui stesso da New York. Ralph Hall, un suo ex compagno di squadra a DeWitt, ebbe meno fortuna. Durante un torneo estivo morì per overdose di eroina.
La prima volta che lo incontrò, Bob Cousy neanche lo riconobbe. Era così minuto, Tiny appunto, che non pensava fosse davvero il futuro point-man della sua squadra. Lo scambiò per l’usciere dell’hotel di Memphis in cui dovevano incontrarsi. Nate ebbe bisogno di un paio di anni per adattarsi alla NBA. Quando Tim Van Arsdale si infortunò, Nate diventò il leader della squadra. Segnò 28.2 punti di media, secondo solo ad un altro newyorkese, Kareem Abdul-Jabbar. Nel suo quarto anno nella Lega viaggiò oltre i 34 punti di media e 11 assist. Divenne il primo giocatore della storia a vincere nello stesso anno la classifica dei punti e degli assist. Nessun altro è mai riuscito a fare altrettanto. Lo convocarono per l'All-Star Game e fu l'unico a presentarsi all'allenamento. Guadagnava 450.000 dollari all'anno ma manteneva una moglie, quattro figli, due fratelli e poi tutti coloro che erano ancora a South Bronx con la madre. Rimase a Kansas City fino al 1976. Poi lo cedettero ai New York Nets appena passati dalla ABA alla NBA. Era un sogno per lui giocare con Julius Erving che tra l'altro incontrava spesso l'estate sui playground di New York. Ma i Nets per accedere alla NBA dovettero svenarsi e non potevano permettersi il contratto di Doctor J. Lo cedettero ai Sixers. Per Nate fu un colpo terribile. Seguirono infortuni e un periodo buio in cui ebbe un calo di motivazioni.
Quando nel 1978 arrivò a Boston sovrappeso temette di essere arrivato a fine corsa. Fu allora che ebbe una reazione e diventò l'anziano playmaker di una grande squadra. Nel 1981 fu MVP dell'All-Star Game e fu decisivo nella conquista del titolo NBA. In tutto giocò 14 stagioni nella NBA cambiandone i connotati. Era una Lega per centri e ali volanti. Lui portò i playground di New York nella grande Lega. Dimostrò che c'era spazio anche per i piccoli. "Andavo a sfidare i lunghi nel loro territorio e sentivo che potevo prendere fallo ogni volta", dichiarò a Sports Illustrated. Nel 1972 e nel 1973 nessuno tirò più tiri liberi di lui. Fu tre volte primo quintetto NBA, due volte secondo quintetto, sei volte All-Star, la sua maglia numero 1 è stata ritirata dai Sacramento Kings, eredi dei Cincinnati/Kansas City Royals. 


LOOKING LIKE TINY ARCHIBALD
Nate “Tiny” Archibald è stato l’unico giocatore della storia a vincere nello stesso anno la classifica dei marcatori e degli assist. Westbrook e Harden hanno la possibilità di imitarlo.


Giocatore
Ppg
Apg
Russell Westbrook
1° (+1.2)
3° (-1.2)
James Harden
3° (-1.9)
1° (+0.7)


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