venerdì 17 marzo 2017

Abbiamo già visto Westbrook: nel 1989 si chiamava Michael Jordan

È curioso che parlando di Westbrook raramente vengano menzionate qualità tecniche mentre  quasi sempre si parla di questioni fisiche e atletiche. Cosa fa davvero al top Westbrook?
Ha un gran tiro dalla media e la straordinaria abilità di arrivare al ferro e improvvisare ma riesce a farlo perché esplode e fa tutto alla velocità della luce. Come tiratore da fuori è rivedibile. Come passatore è sempre al limite dell'errore. Come difensore è una scommettitore. Fa tutto molto bene però la differenza è nell'energia, l'atletismo, la testa. Prende più rimbalzi di quanti dovrebbe prenderne perché ha più energia e voglia di prenderli di compagni e avversari. Ha una devastante forza mentale che la partenza di Kevin Durant ha fatto emergere. Negli ultimi tre minuti non deve più preoccuparsi di nulla. È la sua palla, la sua squadra, saranno sue le scelte e quasi tutti i tiri. Kobe Bryant e Michael Jordan sono gli unici paragoni possibili in termini di forza mentale, autostima, senso della sfida.


Allen Iverson non era altrettanto sostenuto dalla disciplina mentale necessaria per prepararsi adeguatamente ma il suo 2001 quando arrivò in Finale giocando accanto a Eric Snow, Aaron McKie, Raja Bell, Tyronn Hill, Jumaine Jones più Dikembe Mutombo resta un'impresa titanica. In una Lega meno competitiva avrebbe potuto farlo Westbrook quest'anno in un team concepito in modo simile. Stephen Curry è più artista, un giocoliere. LeBron James è il più grande giocatore di questa generazione ma non ha la fame realizzativa che ha Westbrook. James è un'altra cosa, è Magic Johnson con la forza/velocità di Charles Barkley ma appunto è Magic Johnson. Un'altra cosa. Westbrook sarà anche il primo giocatore dal 1989 a viaggiare oltre i 30 punti e 10 rimbalzi di media. L'ultimo fu Karl Malone che era 2.05. Neppure Shaquille O'Neal l'ha fatto.

Giocare con Westbrook non è facile. La tendenza sarà sempre quella di starlo a guardare. Piazzare blocchi. Poter ricevere e tirare ma quasi mai gestire la palla. Probabilmente è più facile per Doug McDermott che per un talento come Oladipo. I Bulls riuscirono a dominare quando Scottie Pippen tolse un po' di pressione da Jordan e i tiratori senza palleggio (John Paxson e BJ Armstrong; Steve Kerr e Toni Kukoc anche) eseguivano su quanto lasciavano le difese. Oklahoma City dovrà arrivare lì.
Westbrook in realtà lo abbiamo gia visto nel marzo-aprile del 1989. In quei due mesi Doug Collins usò Michael Jordan da point-man. In sette gare di fila andò in tripla doppia, diede via 16 assist in una gara. Ecco le sue 24 partite da point-man che giocò in quella stagione. Nelle 23 gare in cui Jordan è stato etichettato come il point-man di Chicago ha segnato 31.0 punti per gara con 9.3 assist e 10.5 rimbalzi per gara. Ha avuto una striscia di sette partite consecutive in tripla doppia, 13 su 23 e 12 prove consecutive in doppia doppia con almeno 10 assist. Sembra molto Westbrook giusto? Westbrook è molto meno tiratore di lui ma più passatore e rimbalzista. È probabile che se avesse giocato una stagione intera da point-man Jordan avrebbe fatto quello che oggi sta facendo Westbrook.
Jordan tuttavia imparò a fidarsi dei compagni, cosa che a Kobe non è mai del tutto riuscita. Westbrook è diverso. Come compagno è umanamente più apprezzato, come Iverson, per la generosità ma è certamente un "ball-hog", un divoratore di possessi E ancora: esiste un'alternativa in questo tipo di squadta? Per vincere il titolo dovrà probabilmente andare via da OKC e forse non lo vorrà mai fare. Ma questa stagione è unica. È lui l'MVP. (2-fine)

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