venerdì 2 giugno 2017

Le brutte sensazioni dopo gara 1: Golden State può dominare?

Adesso che Golden State ha vinto la tredicesima gara consecutiva di questi playoffs riservando a Cleveland lo stesso trattamento riservato in precedenza alle squadre della Western Conference, il sospetto che la trilogia di questa finale NBA si riveli un'altra galoppata trionfale dei Warriors è reale. Non così presto. Ci saranno aggiustamenti, ci saranno reazioni, si cambierà costa e tutto magari cambierà.
Ma Cleveland per avere una speranza deve eseguire meglio in attacco, non può permettersi di perdere 20 palloni, soprattutto se i Warriors ne perdono solo quattro, perché questo la espone al gioco in transizione, micidiale, di Golden State e di conseguenza alla differenza di gara 1 nei punti segnati in contropiede (27-9) o prodotti dentro l'area dei 3 secondi (56-30) o generati da palle perse (21-6). Deve anche sistemare la questione rimbalzi. Il computo totale dice 59 50 per i Cavs ma finché c'è stata partita, e soprattutto nel primo quarto quando i Warriors non stavano tirando bene, Golden State ha ottenuto troppe seconde opportunità. Cleveland deve sistemare la difesa sulle rimesse. Quando la gara era in equilibrio ha concesso almeno 4 canestri sul primo passaggio. Delle due squadre, paradossalmente, Cleveland può essere la migliore nel tiro da 3. In gara 1 almeno nel primo tempo lo è stata. Ma ha bisogno di costruire i suoi tiri, mentre i giocatori dei Warriors sono più creativi, migliori nel crearsi autonomamente i propri tiri. Su ogni gara di Golden State aleggia la scomoda sensazione che Steph Curry in ogni momento possa trasformare 4 o 5 teorici cattivi tiri in altrettanti canestri e spaccare la partita. Golden State ha vinto facilmente e Klay Thompson ha giocato un'altra partita sottotono. Ad un certo punto era avanti in maniera agevole e il duo Thompson-Draymond Green aveva 4 su 20 dal campo.
La differenza con il passato ovviamente sembra essere Kevin Durant. Con lui in campo il famoso quintetto della morte di Golden State è ancora più potente offensivamente e soprattutto più lungo ed efficace in difesa. Con Green, Thompson, Durant e Iguodala sostanzialmente ha quattro dei primi 20-25 difensori della Lega. È un'altra storia rispetto a quando aveva Harrison Barnes. Durant sembra fatto apposta per giocare in una squadra come Golden State: in attacco non ha punti deboli e se può giocare senza l'obbligo di crearsi da solo i propri tiri, vedi palleggiare nel traffico che è pericoloso per un 2.10, la sua efficacia risulta amplificata in modo esponenziale. Di qui le sue grandi performance  realizzative stagionali con percentuali di tiro fantastiche, ovviamente migliori di quelle che aveva quando giocava a Oklahoma City. Gara 1 ha detto questo. 

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