domenica 29 ottobre 2017

Phoenix Suns: la storia di un crollo

Nessuno dei 30 club NBA aveva cambiato allenatore in estate, una sorta di record che inevitabilmente  era preludio ad un inverno movimentato. Ma nessuno poteva pensare che Phoenix staccasse la spina ad Earl Watson dopo tre partite.
La tempistica e i modi, quello che il licenziamento ha poi generato - la rottura con Eric Bledsoe - ha scoperchiato la pentola delle critiche nei confronti di Robert Saver, il proprietario del club, e in generale dei Suns. Da un lato Watson - che ha avuto una apprezzata carriera da journeyman nella NBA - era ritenuto una scelta prematura come allenatore e in quanto tale suscettibile di fallimento (la sua esperienza di panchina era un anno e mezzo da assistente quando ha ricevuto l'incarico). Dall'altro il licenziamento è stato ovviamente troppo rapido per essere anche comprensibile. E così è sembrato pensarla anche Bledsoe, finito fuori squadra e in attesa di cessione.
La sostanza non cambia: Watson avrebbe potuto andare avanti altre 10, 20 o 50 partite, magari arrivare al termine della stagione e non sarebbe cambiato nulla per una franchigia che come New York o Chicago ha bisogno di perdere per costruirsi un futuro attraverso i draft. Ma l'episodio ha esposto il management, da Sarver al general manager Ryan McDonough, di fronte alla pubblica opinione costringendolo a farsi carico di un lungo ciclo di errori. Alcuni grossolani.
Sarver acquistò i Suns da Jerry Colangelo che amministrava una cordata di imprenditori per 401 milioni di dollari nel 2004. A quei tempi si trattava di un record, ora Sarver potrebbe vendere i Suns per il quintuplo. I Rockets sono stati appena venduti a Tilman Fertitta per 2.2 miliardi, la valutazione data ai Nets in seguito alla cessione del 49% della franchigia è di 2.3 miliardi.
Il ciclo di Sarver è stato finora giudicato negativamente: nei suoi primi anni di gestione i Suns avrebbero potuto vincere il titolo ma erano la squadra costruita da Colangelo padre con Bryan Colangelo general manager, Mike D'Antoni in panchina e Steve Nash in campo. Gradualmente, Sarver ha sostituito Colangelo jr con Steve Kerr, poi se ne sono andati D'Antoni, lo stesso Kerr, Nash e Stoudemire e via dicendo fino a diventare lui, Sarver, il punto di riferimento della franchigia. McDonough, arrivato dopo la parentesi dell'ex agente Lon Babby, è stato la sua scelta forte come general manager, così forte da meritarsi l'etensione del contratto fino al 2020 a prescindere da una serie di operazioni in perdita eseguite sul mercato. Nel 2016 ESPN l'ha scelto come peggior proprietario di club sportivi d'America.
GORAN DRAGIC - Per capire come i Suns siano caduti in basso si potrebbero narrare le storie di operazioni di mercato che hanno coinvolto Isaiah Thomas, lo stesso Bledsoe, o magari Tyson Chandler e i gemelli Morris ma in ordine cronologico occorre cominciare con Goran Dragic. Lo sloveno fu scelto nel 2008 da San Antonio e girato subito dopo ai Suns in cambio di Malik Hairston. Uno scambio ovviamente a senso unico favorevole ai Suns che poi lo firmarono e portarono in America. Ma dopo due anni e mezzo molto promettenti l'allora 26enne Dragic venne ceduto a Houston in cambio di Aaron Brooks che veniva da un anno da oltre 19 punti e 5 assist di media e aveva anche lui solo 26 anni. Per averlo, i Suns cedettero ai Rockets anche una prima scelta chiaramente sbagliando la valutazione su Dragic. Due anni dopo quando lo sloveno diventò free-agent ripararono all'errore firmandolo per 7.5 milioni di dollari all'anno. Era il 2013. Un anno dopo a sorpresa i Suns vinsero 48 partite e sembravano una franchigia sull'orlo dell'esplosione.
(1-continua)

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