mercoledì 30 maggio 2018

Come può Houston tenere Paul, Capela e migliorare lo stesso?


Più che disquisire sui tanti, troppi, tiri da tre che Houston ha preso e sbagliato in gara 7, bisognerebbe capire quanto i Rockets abbiano pagato le ridotte dimensioni della loro rotazione e coinvolgere la cronica tendenza di Mike D’Antoni di utilizzare pochi giocatori spremendo i migliori o i più fidati. Nelle partite importanti, D’Antoni ha usato una rotazione di sette giocatori. Se questo abbia causato il calo vistoso della squadra nel secondo tempo di gara 6 e 7, se questo sia uno dei motivi dell’infortunio di Chris Paul – che di infortuni al momento sbagliato purtroppo ne ha avuto tanti in carriera – non è dimostrabile né in un senso né in un altro. Ma di sicuro questa stagione ha rinforzato alcuni concetti, tipo la necessità di proteggere Paul durante la regular season (fatto già quest’anno ma forse bisognerà farlo ancora di più) e trovare il sistema di aumentare il numero di giocatori fidati su un mercato che per i Rockets comincia in salita.

Cosa possono fare per superare i Warriors? Dei sette seguaci di D’Antoni, Gerald Green e Trevor Ariza sono free-agent, Clint Capela è un free-agent con restrizione e Chris Paul è eleggibile per un contratto da 207 milioni che però scadrà quando avrà 37 anni. E’ ovvio che quando sei così vicino ad un titolo non pensi a cosa succederà quando Paul graverà sul payroll per 43 milioni di dollari, ma il problema resta. Confermare Paul e firmare Capela per evitare che vada via (Dallas potrebbe fargli firmare un contrattone da restricted obbligando Houston a pareggiarlo o facendo nascere qualche dubbio) sono mosse obbligate. Poi toccherà ad Ariza, che ha 33 anni, mentre il journeyman Green, che è di Houston e prima che lo chiamassero era virtualmente fuori dalla NBA, non dovrebbe essere un problema.
Ma queste mosse dicono che Houston nella migliore delle ipotesi avrebbe la stessa squadra di quest’anno solo (molto) più costosa, consegnandosi allo stesso destino probabilmente. Il general manager Daryl Morey però è molto creativo. I due anni e 41.7 milioni di contratto di Ryan Anderson sono il suo vero problema per andare poi sul mercato e portare a Houston una nuova stella. Durante l’anno persino LeBron James è stato rumoreggiato di approdo a Houston per giocare con l’amico Paul e avere una squadra pronta per vincere subito ma che non ha vinto (qui la differenza con la scelta di Kevin Durant: i Warriors avevano già vinto l’anno prima ed erano reduci dal record di vittorie in una stagione). Ma creare spazio per firmarlo senza smantellare la squadra è virtualmente impossibile dovendo estendere Chris Paul senza il quale nulla avrebbe senso. Quindi l’unico modo è ripetere l’operazione Paul coinvolgendo Cleveland come un anno fa vennero coinvolti i Clippers. Ma è davvero dura.

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