venerdì 1 giugno 2018

La chiamata Durant/LeBron invertita con la scusa dell'instant-replay


La chiamata invertita, prima sfondamento di Kevin Durant poi fallo di LeBron James, non ha vinto la partita per i Golden State Warriors ma di sicuro ha impedito che la perdessero. La chiave è in una regola poco nota istituita nel 2012/13: consente agli arbitri, una volta optato per l'uso del replay, al fine di valutare la posizione del difensore (dentro o fuori il semicerchio?), di verificare successivamente se la chiamata fosse o meno corretta. Nei fatti si tratta di usare la tecnologia per correggere un ipotetico errore tecnico. Più che instant-replay può chiamarsi arbitraggio elettronico.
Coach Tyronn Lue ha ragione di lamentarsi. Gli arbitri sono andati al video per confermare che LeBron fosse al di fuori del semicerchio. Avevano il diritto di farlo ma non il dovere. LeBron era talmente al di fuori del semicerchio che non avrebbero mai dovuto andare al monitor per cercare conferma. Doveva essere scontato. Era almeno ad un passo di distanza dalla linea. Andati al replay il regolamento consentiva appunto di giudicare l'azione tecnicamente. Qui si fa tutto più complesso. La domanda è se abbiano sfruttato il regolamento per andare a controllare se fosse sfondamento. LeBron non era perfettamente piantato sul pavimento e leggermente angolato di spalla. Posizione non corretta al cento per cento. Eppure considerate le circostanze, il motivo della revisione del gioco, il timing di LeBron, che era perfetto, il ribaltamento della decisione è stato strano e inatteso. Un eccesso di arbitraggio. Cleveland sarebbe andata in attacco sul più due e nel possesso successivo ai due liberi di Durant, LeBron ha segnato. Ha deciso la gara più della gaffe di JR Smith o del tiro libero sbagliato da George Hill, episodi che hanno reso il finale di gara 1 ancora più rocambolesco.

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