La nona finale della carriera di LeBron James (eguagliato
Magic Johnson che ne vinse cinque) è anche l’ottava consecutiva. Ma mai era
arrivata partendo dal numero 4 del tabellone e con una squadra oggettivamente
così debole, dopo una stagione che ne ha racchiuse almeno tre in pochi mesi.
Solo nel 2007 quando non aveva ancora 23 anni l’approdo in finale poteva essere
considerato stupefacente come lo è adesso. I Cavaliers hanno cominciato questa
stagione perdendo Kyrie Irving, la seconda star della squadra, legittimamente
uno dei primi 10-12 giocatori di questa Lega; l’esperimento Isaiah Thomas è fallito;
affiancare a LeBron, in una specie di operazione nostalgia+amicizia, Dwyane
Wade è stato un altro fallimento. La rivoluzione di febbraio ha fatto
precipitare la squadra in classifica, afflitta da una difesa terribile e un’attitudine
spesso peggiore. La perla della rivoluzione, Rodney Hood, è fuori dalla
rotazione. Per arrivare in finale, Cleveland ha dovuto vincere due volte una
gara 7. Probabilmente Indiana meritava di avanzare più dei Cavaliers nel primo
turno; l’ostacolo più arduo, Toronto, si è rivelato un clamoroso bluff; Boston
ha avuto una stagione stupefacente ma l’accesso dei Celtics in finale era il
solo evento che avrebbe avuto addirittura meno senso, date le circostanze.
Boston, se avesse vinto gara 7, sarebbe entrata in finale con un record di 1-7
in trasferta nei playoff, due vittorie in gara 7 come Cleveland ma tutte e due
ottenute proteggendo il fattore campo. I Celtics meritavano la finale, per come
e dove sono arrivati senza i loro due migliori giocatori (e Dan Theis), ma
appunto avrebbe avuto meno senso di vedere qui LeBron, a tratti da solo.
Opinioni, analisi e i miei libri: il mondo del basket americano visto da me di Claudio Limardi
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lunedì 28 maggio 2018
lunedì 9 aprile 2018
MVP Review: l'interminabile LeBron e i quintetti All-NBA
LeBron James aveva cominciato questa stagione con l'atteggiamento di un uomo in missione. Sembrava volesse appropriarsi per acclamazione del titolo di MVP, un modo inequivocabile per mettere a tacere ogni argomento di discussione su chi sia il miglior giocatore del mondo o su un suo presunto declino. Le difficoltà di Cleveland, con la conseguente rivoluzione del roster, hanno determinato una sorta di passaggio a vuoto, anche mentale, attorno a metà stagione in cui James Harden nella percezione pubblica ha allungato decisamente, lasciandoselo alle spalle. Così probabilmente LeBron non sarà l'MVP della stagione. Non si aggiudica il trofeo dal 2014. Guardando all'età verrebbe da dire che è normale: superati i 33 anni, sarebbe legittimo si risparmiasse durante la regular season per dare il meglio nei playoffs. Non dimentichiamo che LeBron gioca la Finale ininterrottamente dal 2011 (sono sette di fila praticamente due anni di carriera supplementari).
venerdì 9 febbraio 2018
I Cavs scommettono che la cessione di IT ai Lakers non sarà un autogol
Quindi i Cleveland Cavaliers hanno consegnato ai Los Angeles
Lakers i mezzi per provare davvero a convincere LeBron James a trasferirsi
sulla Costa Ovest. Non sarà possibile valutare la clamorosa ristrutturazione
della squadra operata oltre la metà della stagione dai Cavs fino a che non conosceremo
la decisione di LeBron quando sarà free-agent il prossimo primo luglio. Per il
momento, il nuovo general manager Koby Altman ha alzato la pressione su sé
stesso in modo incredibile.
mercoledì 4 ottobre 2017
Tante star e un solo LeBron James
Sulla carta LeBron James dovrebbe imboccare il viale del tramonto e dovrebbe farlo presto. Nel 2018 avrà 34 anni ma gioca nella NBA da 15, ha disputato otto finali, le ultime sette consecutive, e la stagione scorsa è stato il giocatore più impiegato della Lega. Ma se c'erano dubbi sulla legittimità della sua permanenza sul trono di miglior giocatore contemporaneo sono stati fugati paradossalmente dal momento più brutto ovvero la sconfitta 4-1 contro Golden State. In finale LeBron ha viaggiato in tripla doppia media e segnato 33 punti per partita. Nessuno aveva mai fatto così bene in una finale e soprattutto contro un avversario del livello dei Warriors.
mercoledì 14 giugno 2017
In difesa di LeBron James e delle Finali perse
Non c'è dubbio che il record vinte-perse di LeBron James nella Finale NBA, 15-27, sia penalizzante, non c'è dubbio che averne cinque su otto sia fastidioso. No: frustrante. Ma una volta ricordati questi numeri restano le dimensioni enormi del giocatore. Per chi crede nei numeri e dunque deve dare peso a certe cifre, ce ne sono altre che esaltano LeBron. Non lo penalizzano. A 32 anni ha giocato una Finale in più di Kobe Bryant (otto contro sette), due in più di Michael Jordan, una in meno di Magic Johnson. E' stato nel 2016 il primo giocatore a realizzare una tripla doppia in gara 7. Nel 2017 è stato il primo giocatore a chiudere una serie finale in tripla doppia. Kevin Durant, legittimo MVP della Finale, è stato incensato giustamente anche per la sua difesa, anche quella su LeBron, ma non gli ha impedito di segnare 32.6 punti per gara. Se confrontiamo i numeri diventa persino difficile non ammettere che forse LeBron avrebbe meritato il titolo di MVP anche se battuto (giustamente non glielo hanno dato). E' il primo realizzatore di sempre nei playoffs.
sabato 10 giugno 2017
Cleveland ha salvato orgoglio e dignità della Finale
Cleveland ha salvato orgoglio e pregudizio di questa Finale NBA impedendo ai Warriors di diventare la prima squadra di sempre a chiudere la post-season senza sconfitte. Lo scorso anno fu la prima squadra della storia a vincere una Finale da 1-3, adesso proverà ad essere la prima di sempre a vincere una serie di playoffs da 0-3. Ma per imporsi in gara 4 ha dovuto giocare una partita irreale, forse irripetibile. Ha segnato 49 punti nel primo quarto (196 punti proiettati su un'intera gara!), 86 nel primo tempo (172 sui 48 minuti). Nel primo quarto ha sbagliato sette tiri liberi tirandone 22: è l'unico difetto di una prova offensivamente assurda. Golden State è morta nel quarto periodo in cui ha sbagliato a raffica da tre punti, anche tiri aperti. Ma fino a quando ha pensato di poter vincere - diciamo dopo i primi due o tre possessi del quarto periodo - aveva giocato una partita in attacco da Golden State. Non perfetta, anzi, ma di qualità (68 punti all'intervallo: in condizioni normali sarebbe stata avanti in doppia cifra). Sintetizzando si potrebbe dire che Cleveland, non riuscendo a fermare l'attacco dei Warriors, in particolare quell'aspetto di immarcabile efficacia e creatività portato da Kevin Durant, ha battuto Golden State giocando a chi sarebbe riuscito a segnare di più. Impensabile riuscirci quattro volte su sette (e adesso quattro volte su quattro) ma in questa partita ha funzionato. E' stato così perché per una volta alla consueta prova di Kyrie Irving e LeBron James, si sono aggiunte le prestazioni delle seconde linee e quella balistica di Kevin Love. JR Smith, Richard Jefferson sono stati eccellenti, Deron Williams almeno un paio di canestri li ha fatti, Kyle Korver è troppo poco atletico per questa serie ma ha messo anche lui un canestro da tre e finalmente Tristan Thompson ha giocato con la sua tradizionale intensità sotto canestro, a rimbalzo offensivo probabilmente l'unica area debole dei Warriors come avevano in parte dimostrato i Thunder un anno fa (ora Durant è sulla Baia ma in parte il difetto resta, anche perché Andrew Bogut era un protettore migliore di Zaza Pachulia).
venerdì 9 giugno 2017
LeBron e Durant: due mosse uguali eppure diverse
Così Kevin Durant è diventato il miglior giocatore del mondo superando in una settimana quello che sette giorni fa veniva considerato un degno sfidante di Michael Jordan come migliore di tutti i tempi. Giudizi e opinioni nella NBA cambiano davvero troppo in fretta. Era eccessivo ritenere LeBron James superiore a Jordan. Pat Riley - che con lui ha vinto due titoli a Miami da executive - l'altro giorno ha definito Magic Johnson il più grande di sempre. Sono opinioni. Appassionano perché possono durare all'infinito. Non c'è modo di arrivare ad un risultato definitivo. Ma LeBron è sicuramente uno dei più grandi della storia. Quanto al confronto con Kevin Durant oggi è ingiusto. La probabile conquista del trofeo di MVP della finale rende giustizia alla sua scelta di trasferirsi ai Warriors. La convalida. Ma se invertissimo i ruoli, LeBron starebbe vincendo il titolo con Golden State e Durant sarebbe sotto 3-0 con Cleveland. La narrativa di questa Finale sarebbe molto differente. Se Durant non fosse qui a giocare la Finale accanto a Curry, Thompson e Green oggi nessuno parlerebbe di lui - e la sua Finale resta fantastica - in questi termini come nessuno oggi parla di Westbrook, Harden e Leonard come facevamo fino a 15-30 giorni fa.
lunedì 5 giugno 2017
Nemmeno questo LeBron è abbastanza contro questi Warriors
Ci sono state serie simili a questa. È bastato cambiare arena, costa, fuso orario per ribaltare tutto. Ma il 2-0 di Golden State su Cleveland sembra diverso perché specie dopo gara 2 la sensazione è che i Cavs siano stati stritolati per manifesta inferiorità di fronte ad un avversario irresistibile. LeBron può segnare più che in gara 2 ma può giocare meglio? Kevin Love può fare meglio?
giovedì 4 maggio 2017
venerdì 21 aprile 2017
Ecco dove LeBron sta per superare anche Michael Jordan
Mancano appena 225 punti a LeBron James per diventare il primo realizzatore di sempre nella storia dei playoffs. A questo punto è molto probabile che ce la faccia prima del termine di questa stagione. Ha superato Kobe Bryant. Ha superato Kareem Abdul-Jabbarin gara 2 del secondo round e adesso andrà a caccia di Jordan. Il suo posto tra i più grandi di tutti i tempi è certo. Ma ogni giorno assume significati più forti.
sabato 28 gennaio 2017
Le pretese impossibili del general manager LeBron James
I Cleveland Cavaliers dovranno prendere almeno un giocatore
perché l'ha chiesto LeBron James e a LeBron James non puoi dire di no. I Cavs
hanno il monte salari più alto della Lega e pagano una fortuna di luxury tax
(54 milioni l’anno scorso, 27 in questa stagione) anche perché hanno strapagato
giocatori graditi a LeBron come Tristan Thompson nel 2015 e JR Smith nel 2016.
Per mantenere una parvenza di dignità ad un payroll enorme (127 milioni quest’anno)
hanno dovuto lasciar andare Timofey Mozgov - sacrificio modesto nel sistema di
gioco di Tyronn Lue - e Matthew DellaVedova che invece sarebbe stato utile.
Nonostante questo sono stati in grado di prendere Kyle Korver da Atlanta,
un'addizione generalmente considerata vincente.
domenica 22 gennaio 2017
NBA WEEK 13/a: le ali della Eastern Conference dopo LeBron
Il ruolo di ala nella Eastern Conference è LeBron James e
tutti gli altri, nessuno dei quali particolarmente esaltante incluso Paul George. Designando un
eventuale All-Star Team vanno considerati giocatori protagonisti di stagioni al
di sotto delle aspettative come Carmelo Anthony o Paul Millsap. Lo scenario
potrebbe cambiare includendo Jimmy Butler o Giannis Antetokoumnpo tra le ali in
modo improprio, ma tant’è. Prima le ali piccole.
lunedì 12 dicembre 2016
NBA WEEK 7/c: LeBron alla scalata dei più grandi di sempre
Nel giro di pochi giorni LeBron James ha realizzato due imprese
statistiche. Naturalmente rappresentano anche due buoni motivi per
rafforzare la sua candidatura, scontata, tra i più grandi giocatori di tutti i tempi. Ma è ovvio che tutte le grandi individualità nella storia
della NBA abbiano al loro attivo numeri stupefacenti. LeBron è
diventato il nono realizzatore di sempre superando Elvin Hayes,
probabilmente il meno noto al grande pubblico dei primi 10-15
realizzatori.
giovedì 17 novembre 2016
NBA Notes: Phil Jackson voleva colpire Riley non LeBron
Quando l'allenatore più vincente della storia (Phil Jackson) si concede
al più grande strumento mediatico dei nostri tempi (ESPN), ad una
giornalista di altissima qualità che ha alle spalle una storia di
interviste a cuore aperto (Jackie McMullan) e parla in maniera
controversa come gli è sempre capitato in passato del giocatore più
forte e potente della generazione attuale (LeBron James) è normale che
si scateni l'inferno. Il bello è che probabilmente Jackson voleva
colpire Pat Riley non LeBron.
giovedì 20 ottobre 2016
NBA Preview: JR Smith, altro esempio del potere di LeBron James
Qualcuno ricorderà quando LeBron James venne squalificato dal torneo statale dell'Ohio prima di andare nella NBA, reo di aver accettato alcune maglie sportive vintage a quei tempi molto in voga. Avevano un valore di 8 o 900 dollari totali. A procurargliele fu un ragazzino di Cleveland di nome Rich Paul. Dopo poco tempo, Paul è diventato l'agente di LeBron James e uno dei più potenti della Lega. Forse la seconda verità è una diretta conseguenza della prima.
venerdì 7 ottobre 2016
NBA Preview: chi può vincere veramente oltre ai Warriors?
Ogni squadra viene analizzata nei dettagli fino all'ultimo
giocatore del roster, vivisezionata. Ma nella NBA la realtà è molto
semplice. Per identificare chi possa davvero vincere il titolo NBA è
sufficiente considerare le squadre che allineano uno dei primi
tre-quattro giocatori della Lega. Quasi sempre uno dei primi due. Lo
dice la storia. Guardate dal 1991 ad oggi quante volte questa regola è
stata disattesa. Al massimo tre o quattro volte forse solo una.
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