martedì 15 novembre 2016

NBA WEEK 3: Clippers, Wade, Charlotte, Steve Clifford, Bozeman e altro

E se fosse l’anno buono, quello in cui i Los Angeles Clippers esprimono finalmente il loro potenziale da Superteam? Dopo tre settimane, sono la miglior squadra NBA, non hanno mai perso in trasferta e la sconfitta incassata dai Thunder è stata vendicata nell’ultimo weekend.
Al momento, i dati salienti sono due: i Clippers hanno una panchina fortissima, non solo grazie a Jamal Crawford, che non comincia le partite ma le finisce tutte in un assetto che diventa “small” e comunque sta anche tirando male da tre, ma soprattutto con l’innesto di Marreese Speights, uno degli epurati di Golden State che è utilissimo potendo da “5” perimetrale al posto di DeAndre Jordan. Wesley Johnson, Austin Rivers e Raymond Felton sono gli altri uomini della rotazione. La chiave ovviamente sono gli infortuni: i Clippers hanno un conto aperto con la sfortuna ma se stanno bene hanno un quintetto irresistibilecon tre superstar, il bomber JJ Redick, lo specialista Richard Mbah-a-Moutè che difende e tira da tre nel quintetto iniziale. Il secondo dato eclatante: i Clippers hanno la miglior difesa della Lega e la seconda non esiste. Concedono circa 90 punti ogni 100 possessi. Contro Oklahoma City hanno chiuso l’area per impedire che Russell Westbrook arrivasse al ferro, per prevenire il pick-and-roll Westbrook-Adams esponendosi al tiro da tre coscientemente. Il gioco ha pagato. I Clippers sanno cosa fare e se stanno bene sono pericolosi. Una serie, con tutte le due squadre al top, Golden State e il suo attacco, i Clippers e la loro difesa sarebbe memorabile (anche se bisogna riconoscere che finora i Warriors hanno sempre dominato gli scontri diretti). Il tallone d’Achille ovviamente restano i tiri liberi di DeAndre Jordan: è ancora il peggiore di tutta la NBA e la tattica di mandarlo sistematicamente in lunetta – esteticamente orrenda – ha un senso. Billy Donovan venerdì notte l’ha fatto in cinque possessi consecutivi. La strategia continua a non essere del tutto convincente: quando i Thunder l’hanno applicata erano sotto di tre, quando hanno smesso erano sotto di otto. Hanno fermato l’attacco dei Clippers. Ma mandando in lunetta l’avversario non si va mai in contropiede, ogni attacco è contro la difesa schierata e complesso. Continuo a pensare che l’”Hack” sia più indicato nelle situazioni di protezione di un vantaggio per impedire all’avversario di segnare da tre o alzare i ritmi. In ogni caso il 39.0% dalla lunetta è un invito e un problema che i Clippers possono schivare solo usando Speights in quei momenti.



LA LEZIONE RAMBIS
I Knicks dopo aver concesso 65 punti nel solo secondo tempo ai Jazz hanno deciso di affidare la difesa a Kurt Rambis. Mossa curiosa perché Rambis aveva chiuso la stagione scorsa da capo allenatore ed era stato considerato come possibile allenatore della squadra odierna in competizione con Jeff Hornacek che adesso gli ha affidato la difesa. Rambis era il defensive coordinator dei Lakers quando vinsero i loro ultimi due titoli e avevano una delle prime 10 difese della Lega. Ma quando diventò capo di Minnesota amministrava una delle due peggiori difese della NBA. Cosa significa? Che nessun allenatore è più bravo dei giocatori che allena.


CHARLOTTE TIME
Move over Brad Stevens. Il coach emergente nella NBA non ha il look da enfant prodige (bravissimo davvero peraltro) dell'allenatore dei Celtics e nemmeno da divo di Hollywood alla Pat Riley prima maniera ma sta confezionando un'altra stagione superiore alle previsioni a Charlotte. Steve Clifford è la mossa migliore che Michael Jordan abbia mai fatto da proprietario degli Hornets.
Lo scorso anno gli Hornets approdando ai playoffs e mettendo in difficoltà Miami sembravano aver toccato l'apice del loro potenziale dovendo affrontare un'estate terribile con tutti i migliori giocatori in regime di free-agency. Unica eccezione era Kemba Walker (25.3 punti di media) vincolato per 44 milioni di dollari, che nella NBA post-2016 sono nulla. Ma anziché sfaldarsi oppure muoversi senza un senso logico sotto la direzione del general manager Rick Cho hanno puntato tutte le loro fiches su una parte di free-agent lasciando andare Jeremy Lin e Al Jefferson per pagare Nicolas Batum ovvero il loro miglior tiratore e Marvin Williams, giocatore misteriosamente moderno, ala piccola perfetto per fare il 4 in assetto small. Recuperato l'infortunato Kidd-Gilchrist hanno poi esteso Cody Zeller e aggiunto Marco Belinelli ad un roster che con Cho e Clifford è stato sempre affollato di tiratori (come anche il secondo anno Frank Kaminsky). Il risultato al momento è la squadra numero 11 per rendimento offensivo e la numero 4 per rendimento difensivo (concede 100.7 punti ogni 100 possessi). E ha - fatto inusuale per una squadra come Charlotte - una panchina altamente produttiva anche a dispetto delle gare saltate per infortunio da Jeremy Lamb e dal centro Roy Hibbert che ha spedito in quintetto da centro Zeller, ovvero un giocatore per dinamismo e tiro dalla media più tagliato per giocare da ala forte. Oggi Charlotte, a Est, è competitiva per il ruolo di terza forza con Atlanta e Boston, alle spalle di Cleveland e Toronto, le due squadre con le quali si è misurata sfavorevolmente nell’ultima settimana. Quanto a Clifford, non è un ragazzino, ha 55 anni, e ha fatto l’assistente per tutta la vita, prima a New York sotto Jeff Van Gundy che lo volle anche a Houston, poi a Orlando andò in finale con Stan Van Gundy da allenatore. Charlotte l’ha preso dai Lakers. Questa è la sua quarta stagione: ha fatto i playoffs due volte in tre anni, ha un top di 48 vittorie ma quest’anno può fare meglio in tutto.

IL RITORNO DI WADE A MIAMI
Ci sono storie che finiscono bene anche quando finiscono male. Dobbiamo dare credito a Dwyane Wade e ai Miami Heat. Wade avrebbe dovuto finire la carriera a South Beach. Non è stato possibile ma il suo ritorno da avversario è stato gestito bene da tutti. Soprattutto dal pubblico riconoscente. Nella NBA è molto difficile che anche una star conclamata riesca a spendere tutta la carriera con la stessa squadra. Perché succeda è necessario uno sforzo collettivo. Il giocatore dovrebbe abbreviare la carriera, chiuderla uno o due anni prima.
Penso l'abbia fatto solo Isiah Thomas nel 1994 a 33 anni ma era infortunato. Lo fece Michael Jordan nel 1998 ma poi riprese a Washington. Perché succeda il club deve essere pronto a fare uno sforzo di riconoscenza, rinviare il ricambio e la ricostruzione come hanno fatto i Lakers con Kobe Bryant (ma non con Shaquille O'Neal). Come fecero i Celtics con Larry Bird e Kevin McHale giurando che non sarebbe più successo. L'hanno fatto gli Spurs con Tim Duncan ma lui ha accettato sia una riduzione del compenso che del ruolo. E quel Duncan era ancora funzionale alle ambizioni della squadra. Il caso Wade è diverso. Ritirarsi non avrebbe avuto senso. Lui non voleva accettare un salario al ribasso perché l'aveva fatto spesso in passato. Ma gli Heat sono un club lucido e razionale. Non sentimentale. PatRiley è un sentimentale a parole ma non nei fatti. E si è arrivati ad un divorzio che non ha lasciato troppi strascichi. Il 3 di Wade sarà ritirato. E il suo ruolo come giocatore di punta della storia della franchigia inattaccabile. Questa la mia classifica.
 1 Dwyane Wade
2 LeBron James
(ha permesso il superteam delle 4 finali)
3 Shaquille O'Neal (ha fatto la spalla a Wade permettendogli di vincere il primo dei suoi tre titoli)
4 Alonzo Mourning  (la prima grande star degli Heat)
5 Tim Hardaway (il primo free-agent di spessore che ha scelto Miami)
6 Ray Allen  (figura minore per Miami ma la sua tripla nella finale del 2013 pedalando indietro è stata il canestro più famoso della storia del club)
7 Chris Bosh  (il terzo Superfriend)
8 Glen Rice (prima di Wade c'era lui)
9 Lamar Odom (la sua presenza ha consentito l'acquisto di Shaq)
10 Rony Seikaly  (quando Miami era una franchigia di espansione lui ne era il volto: centro di origini libanesi da Syracuse).

IL RANKING
1 CLEVELAND – E’ la squadra che tira di più da tre della Lega a completamento di un percorso cominciato con l’arrivo di Tyronn Lue in panchina. Kyrie Irving è diventato un bomber affidabile, oltre il 40% dall’arco.
2 L.A. CLIPPERS – La miglior difesa della Lega, ha vendicato a OKC l’unica sconfitta subita in questa stagione.
3 GOLDEN STATE – Welcome Back Stephen Curry in una settimana in cui i Warriors hanno vinto tutte le partite giocate.
4 TORONTO – La vittoria nello scontro con Charlotte è significativa, DeRozan segna 34.0 punti di media ma i Raptors stanno vincendo senza Jonas Valanciunas con la loro pletora di giovani lunghi che include anche Lucas Nogueira.
5 SAN ANTONIO – Ha perso tre gare su quattro in casa e sembra più forte in trasferta ma ha dovuto fare i conto con gli infortuni e Danny Green addirittura è stato mandato in D-League a recuperare.

THE RACE FOR THE MVP
1 James Harden – Ha eguagliato ElvinHayes come unico giocatore della storia dei Rockets ad andare in tripla doppia in gare consecutive. Sta giocando a livelli spaziali anche se il record di Houston, poco oltre il 50% può diventare un ostacolo. D’Antoni vorrebbe ridurre i suoi 38 minuti di media ma quando lui è in panchina Houston gioca come una squadra di D-League.
2 LeBron James – 23.4 punti, 9.0 rimbalzi e 9.3 assist di media nella miglior squadra della Lega. Fuori da ogni iperbole, questo è il mondo di LeBron.
3 DeMar DeRozan – Non solo guida la Lega con 34.0 di media ma non sbaglia una partita. La sua continuità di rendimento offensivo è sconvolgente considerato che tutti gli concederebbero volentieri un tiro da tre aperto ma lui se ne frega.
4 Russell Westbrook – Una settimana complicata in cui ha giocato contro difese preparate. I numeri sono sempre quelli ma le percentuali no. Rispetto a LeBron ha 8.9 rimbalzi (-0.1), 9.4 assist (+0.1), 30.9 punti (+7.5). Ma deve prendersi troppi tiri forzati e lo paga.
5 Kevin Durant – Settimana “calda” per Stephen Curry. Fa parte delle regole del gioco che KD abbia concesso qualcosa.
Next: Kawhi Leonard, Stephen Curry, Kyrie Irving, Blake Griffin, Anthony Davis.

LA STATISTICA 1
John Wall ha superato il grande Wes Unseld diventando il leader ogni epoca dei Wizards per assist totali superando quota 3.822. La differenza è che Wall è un point-man mentre Unseld era un centro la cui specialità era il passaggio a due mani sopra la testa a tutto campo.


LA STATISTICA 2
Il record di triple in una partita ora detenuto con 13 da Stephen Curry era di 12 e di proprietà di Donyell Marshall, dello stesso Stephen Curry e di Kobe Bryant. Che non era necessariamente un tiratore.


LA STATISTICA 3
James Harden a San Antonio ha piazzato la prima tripla doppia nella storia dei Rockets con almeno 15 assist. Qualcuno ha notato che i Thunder avrebbero potuto spendere dieci anni con tre dei primi cinque giocatori del mondo insieme?


LA STATISTICA 4
Kevin Durant ha interrotto la sua striscia di 72 gare consecutive con almeno 20 punti segnati. Ma l'ultima volta gli era successo in una partita in cui si era infortunato. Si tratta della quarta striscia più lunga della storia dopo i 126 e i 92 di Wilt Chamberlain. Dopo figura Oscar Robertson con 78. Jordan ne ha fatte 72 come Durant ma ha una seconda striscia di 69.

  
FROM “GOLDEN TIMES”
Steph Curry ha portato l’arte di tirare ad un livello sconosciuto in precedenza. Ha trasformato il gesto aleatorio di un tiro da lunga distanza in un’esecuzione costante nella precisione. E’ diventato un tiratore olimpico, di quelli che spaccano 99 piattelli su 100 e lo fanno sempre. Come ci sia riuscito può avere molteplici spiegazioni: genetica (Dell Curry è legittimamente considerabile tra i primi 25-30 tiratori della storia), tecnica (è stato corretto dallo stesso Dell), etica (ha lavorato tantissimo e ha variato il resto del repertorio). L’aspetto del lavoro è stato fondamentale: Larry Brown, che vinse da allenatore il titolo del 2004 con i Detroit Pistons, sosteneva che i giocatori NBA, tutti, migliorino il tiro nel corso degli anni perché durante la stagione c’è talmente poco tempo per allenamenti veri, di squadra, che lavorare sul tiro spesso è l’unica cosa che riescono a fare con costanza. Curry ha memorizzato nei gesti il tiro e la sua velocità di esecuzione. I progressi hanno aumentato la sua fiducia, la convinzione e l’hanno portato a lavorare infine anche sulla gittata, che è senza precedenti.

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FROM “NEW YORK BASKETBALL STORIES 2.0”
L’ultimo prospetto di Coney Island arrivato nella NBA: “Isaiah Whitehead, una guardia esplosiva di 1.94 ha accettato di andare a Seton Hall quando Morton è st
ato “reclutato” come assistente allenatore. Morton a Seton Hall è durato un anno poi è tornato indietro, a riprendersi la panchina di Lincoln. Una storia stranissima e anche un po’ misteriosa. Whitehead nei draft del 2016 è stato scelto da Utah al numero 42 ma subito scambiato ai Nets”.
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IL GIOCATORE DA SCOPRIRE: KENT BAZEMORE
Classico late bloomer. Viene dal North Carolina ma è andato a Old Dominion per il college. Primo anno da red-shirt poi tre stagioni in crescendo. L'esplosione da junior. Difensore dell'anno da senior a livello di college. Con gli anni ha ampliato il repertorio diventando un miglior attaccante. Polifunzionale. Undrafted nel 2012, perché 12.3 punti a Old Dominion non ti mandano in Lotteria. Provato alle summ­­er league da Oklahoma City e Golden State che gli ha dato il primo contratto. Visto nella D-League con numeri da stella. Scambiato ai Lakers per avere Steve Blake. A fine anno da free agent è andato ad Atlanta. 2 milioni di dollari di salario nella stagione 2015/16. Partito DeMarre Carroll, si è trovato in quintetto e ha risposto: rifirmato per 70 milioni in quattro anni. I suoi numeri ne confermano le qualità difensive ma lui attribuisce grandi meriti a Mike D’Antoni che a Los Angeles gli diede fiducia e a Ben Sullivan, uno degli assistenti di Mike Budenholzer, che gli ha ricostruito il tiro. Ha segnato 11.6 punti di media, è diventato un buon tiratore di liberi, quando prima era scarso, e occasionalmente può segnare da tre.
Come gioca - Gran fisico. Giocatore atletico con apertura di braccia impressionante. Ha energia. Il classico motore sempre ad alto numero di giri. Non fa nulla davvero bene tranne difendere forte, ma attacca il ferro, taglia con aggressività ed è sempre in movimento. Migliorato in attacco, giocatore in crescita.


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