lunedì 19 dicembre 2016

NBA WEEK 8/b: il nuovo contratto creerà un problema ai Warriors



Il nuovo contratto collettivo siglato in linea di principio è un atto di intelligenza. La NBA attraversa un momento strepitoso e rovinarlo o comprometterlo con una battaglia sindacale sarebbe stato delittuoso. Anche da parte dei giocatori ovviamente.
I dati salienti a quanto è dato sapere sono soprattutto quattro:
1) aumenteranno i salari all'interno dei contratti firmati da rookie che rappresentano in sostanza la tassa da pagare per avere il diritto di spartirsi la torta vera più avanti. Una volta i contratti dei rookie erano liberi e si generavano situazioni imbarazzanti ovvero esordienti che guadagnavano più di veterani affermati. Glenn Robinson fu l'ultimo a firmare un contratto da rookie libero nel 1994. Milwaukee gli diede 68 milioni in 10 anni. A quei tempi una cifra sbalorditiva. Negli ultimi anni si era esagerato in senso opposto e i contratti dei rookie erano diventati troppo bassi rispetto alla media e quindi utilissimi per avere squadre lunghe, giocatori di qualità a basso costo e poter riversare soldi sui veterani. La situazione dei Lakers attuali ad esempio è sintomatica. I contratti di  D'Angelo Russell, Brandon Ingram, Julius Randle e Larry Nance jr in totale non coprono il salario di un Timofey Mozgov qualunque. L'aumento di questi salari serve a riequilibrare la situazione e distribuire più equamente la ricchezza.
2) il salario medio dei giocatori passerà  - è stato calcolato - da 5 a 9 milioni di dollari. L'adeguamento dei contratti minimi oltre che quelli dei rookie dovrebbe favorire l'equilibrio dei salari o almeno indirizzare i soldi su pochi giocatori scongiurando che gli enormi salari dell'ultima estate si gonfino ulteriormente anche se la direzione è quella. Da un punto di vista economico sarà sempre più improbabile che i giocatori di un certo livello possano giocare in Europa perché le prospettive di guadagno nella NBA sono ormai spropositate anche per i giocatori di fine rotazione.
3) I roster passeranno da 15 a 17 giocatori, un altro modo per distribuire la ricchezza in modo più democratico per porre un qualche tipo di limite ai maxicontratti. Si tratta di palliativi. Due dei 17 contratti saranno "doppi". Il giocatore che va nella D-League in quel periodo guadagnerà un massimo di 75.000 dollari stagionali. Ritornerà con il suo contratto NBA al ritorno alla base. In questo modo le squadre potranno però controllare due giocatori in più a stagione. La NBA avrà quindi in mano 510 giocatori invece che 450.
4) La quarta novità rilevante è un sistema (designated player exception) che ha quale obiettivo rendere più doloroso per le grandi star lasciare il club da cui provengono, chiaramente per disincentivare la nascita dei Superteam e i casi Durant. In sostanza il giocatore entrato nella Lega con un club può estendere con lo stesso club dopo otto stagioni per cinque anni e godere di superiori benefici economici a patto che sia stato incluso in uno dei tre quintetti All-NBA  (o abbia ricevuto riconoscimenti individuali diversi ma in sostanza la discriminante è questa). Ma questa etichetta può essere applicata solo a due elementi. Stephen Curry che è sempre stato ai Warriors e gode dei benefici assicurati dai due titoli di MVP è stato calcolato che potrà firmare il prossimo luglio per 207 milioni in cinque anni. I Warrios in seguito saranno però obbligati a scegliere tra Klay Thompson e Draymond Green il loro secondo giovatore designato. Quindi il terzo non avrà gli stessi benefici. Al tempo stesso a luglio dovranno libetare spazio salariale per la seconda estate consecutiva al fine di estendere Kevin Durant che avendo giocato ai Warriors un solo anno può rimanere ma solo rispettando le regole sul salary cap. Queste modifiche dovrebbero permettere ai Wolves ad esempio di estendere con tutti i vantaggi del caso sia Karl-Anthony Towns che Andrew Wiggins. L'obiettivo è generare equilibrio e non penalizzare i club dei piccoli mercati. In tempi brevi aiuterà Indiana con Paul George, Utah con Gordon Hayward, la stessa OKC con Russell Westbrook che andrà a scadenza di nuovo nel 2018.

LOOKING LIKE TINY ARCHIBALD
Nate “Tiny” Archibald è stato l’unico giocatore della storia a vincere nello stesso anno la classifica dei marcatori e degli assist. Westbrook e Harden hanno la possibilità di imitarlo.

GiocatorePpgApg
Russell Westbrook1° (+0.2)2° (-0.8)
James Harden5° (-2.7)1° (+0.8)

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