mercoledì 8 febbraio 2017

Boston verso una nuova dinastia: Isaiah Thomas e il futuro del draft



Isaiah Thomas ha segnato 24 punti nel quarto periodo di una vittoria su Detroit. E’ stato giocatore del mese a gennaio. Ha segnato 19 punti nel quarto quarto contro Toronto spedendo Brad Stevens all’All-Star Game (Tyronn Lue non era eleggibile). Thomas segna 10.7 punti di media nel quarto periodo, oltre il record i 9.6 che fu stabilito da Kobe Bryant nel 2006. Potrebbe battere il record di franchigia di Larry Bird (29.9 punti di media per una stagione che risale al 1987/88). E sta minacciando la leadership di Russell Westbrook come capocannoniere della Lega. E’ abbastanza per essere considerato una star sia pure di 1.76?
ISAIAH THOMAS – Thomas viene da Seattle (o meglio da Tacoma, che è attaccata), si chiama Isaiah in onore di Isiah (con una a in meno) Thomas: il padre tifava per i Lakers e aveva scommesso che se i Pistons avessero vinto il titolo avrebbe chiamato il figlio come l’odiato playmaker di Detroit. La moglie accettò ma pretese che si chiamasse Isaiah come nella Bibbia. In realtà, al di là della scommessa, il nome era piaciuto. I Pistons vinsero ma il ragazzo si sarebbe chiamato comunque così. Ovviamente è sempre stato considerato troppo piccolo. E’ normale. A Washington giocava con compagni quotati, uno era Abdul Gaddy che è stato anche a Bologna. Quando andò nel draft fu scelto da Sacramento come ultimo giocatore del secondo giro. Ma fu un successo istantaneo. Al terzo anno aveva oltre 20 punti di media. Venne reclutato da Phoenix: il general manager Ryan McDonough, ex braccio destro di Danny Ainge a Boston, è convinto che non hai mai abbastanza point-men. Lui aveva Eric Bledsoe e Goran Dragic. Volle anche Isaiah. Ma erano tutti giovani e bramosi di palla. A metà stagione, Dragic venne ceduto a Miami prima che diventasse free-agent e Thomas se ne andò a Boston. Di fatto è diventato uno starter solo l’anno scorso. La sua esplosione è ben documentata. Stevens nell’ultimo quarto gli mette la palla in mano. E lui risponde. Sta tirando meglio da tutte le posizioni e sta tirando più tiri liberi con percentuali più alte. Quanto possa durare non è chiaro ma che Thomas sia una star a dispetto degli scettici o di chi possa essere condizionato dalla statura è certo. E quindi cosa fare adesso? Il contratto di Thomas scade nel 2018 e chiama 6.261 milioni di dollari nell’ultimo anno. Siamo ai limiti del “furto”. Con una scelta tra le prime quattro ma forse tra le prime due Boston può prendere un point-man stellare e di taglia fisica imponente. Tutta la NBA guarda a Markelle Fultz (Washington, proprio come Thomas) e Lonzo Ball (UCLA). Però attenzione: scambiare Thomas per avere una star in un altro ruolo (guardia? Ala piccola? Centro?) non è ipotizzabile se non imbastendo un affare enorme visto che il suo salario è così basso che non assicurerebbe alcun ritorno tecnico significativo. E poi sostituire una star con un rookie spedirebbe i Celtics indietro di almeno un paio di anni.
IL FUTURO – Danny Ainge probabilmente sarebbe disponibile a rinunciare ad entrambe le sue scelte per un fuoriclasse che renda i Celtics già da titolo. Chi possa essere però non è chiaro: Paul George lo sarebbe al posto di Jae Crowder? Jimmy Butler al posto di Avery Bradley? DeMarcus Cousins in sostituzione di Amir Johnson? Forse è questa la soluzione più intrigante e realistica anche se per far quadrare i conti probabilmente si dovrebbe rinunciare anche ad Al Horford. Tutto da vedere. Un’altra strada potrebbe essere meno immediata ma più percorribile e di lunga gittata. Ovvero: scegliere il miglior giocatore disponibile nei prossimi due draft e stare a vedere cosa possa succedere con questo gruppo di giocatori. Fultz ha la taglia per cominciare la sua carriera NBA giocando accanto a Thomas in alternativa a Bradley, sviluppato gradualmente con probabile rinuncia a Smart. Ball non ha il tiro di Fultz, anzi la sua meccanica è discutibile, ma ha velocità e una visione che suggeriscono il paragone con Jason Kidd. Anche lui ha il fisico per giocare accanto a Thomas, lasciare che Isaiah vada a scadenza e poi rinnovarlo per consegnare la squadra al nuovo arrivato nei due anni successivi quando però i Celtics potrebbero già essere molto competitivi. E poi ci sarà la scelta del 2018 da scoprire. E’ chiaro che si potrebbe andare verso un sovraffollamento di guardie (Smart può essere usato come pedina di scambio per un’ala piccola alternativa a Crowder, che però potrebbe essere Jaylen Brown; nel 2018 anche Bradley va a scadenza di un contratto da otto milioni, anacronistico) mentre tra i “bigs” il talento è buono ma non trascendentale soprattutto se Horford fosse davvero in declino. Arriverà la scelta del 2016 Ante Zizic ma dovrebbe prendere il posto di Amir Johnson, in scadenza, con promozione di Olynik in quintetto almeno all’inizio. Ma è chiaro che è qui che i Celtics devono migliorare. Il draft può aiutarli poco, perché quando selezioni così in alto non puoi accontentarti di migliorare un ruolo, devi tentare il colpo e risolvere i problemi di abbondanza dopo. Su queste mosse i Celtics si giocano la loro nuova dinastia. Ma sono in buone mani.
3-fine

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