Isaiah Thomas ha segnato 24 punti nel quarto periodo di una
vittoria su Detroit. E’ stato giocatore del mese a gennaio. Ha segnato 19 punti
nel quarto quarto contro Toronto spedendo Brad Stevens all’All-Star Game
(Tyronn Lue non era eleggibile). Thomas segna 10.7 punti di media nel quarto
periodo, oltre il record i 9.6 che fu stabilito da Kobe Bryant nel 2006.
Potrebbe battere il record di franchigia di Larry Bird (29.9 punti di media per
una stagione che risale al 1987/88). E sta minacciando la leadership di Russell
Westbrook come capocannoniere della Lega. E’ abbastanza per essere considerato
una star sia pure di 1.76?
ISAIAH THOMAS – Thomas viene da Seattle (o meglio da Tacoma,
che è attaccata), si chiama Isaiah in onore di Isiah (con una a in meno)
Thomas: il padre tifava per i Lakers e aveva scommesso che se i Pistons
avessero vinto il titolo avrebbe chiamato il figlio come l’odiato playmaker di
Detroit. La moglie accettò ma pretese che si chiamasse Isaiah come nella
Bibbia. In realtà, al di là della scommessa, il nome era piaciuto. I Pistons
vinsero ma il ragazzo si sarebbe chiamato comunque così. Ovviamente è sempre
stato considerato troppo piccolo. E’ normale. A Washington giocava con compagni
quotati, uno era Abdul Gaddy che è stato anche a Bologna. Quando andò nel draft
fu scelto da Sacramento come ultimo giocatore del secondo giro. Ma fu un
successo istantaneo. Al terzo anno aveva oltre 20 punti di media. Venne
reclutato da Phoenix: il general manager Ryan McDonough, ex braccio destro di
Danny Ainge a Boston, è convinto che non hai mai abbastanza point-men. Lui
aveva Eric Bledsoe e Goran Dragic. Volle anche Isaiah. Ma erano tutti giovani e
bramosi di palla. A metà stagione, Dragic venne ceduto a Miami prima che
diventasse free-agent e Thomas se ne andò a Boston. Di fatto è diventato uno
starter solo l’anno scorso. La sua esplosione è ben documentata. Stevens nell’ultimo
quarto gli mette la palla in mano. E lui risponde. Sta tirando meglio da tutte
le posizioni e sta tirando più tiri liberi con percentuali più alte. Quanto
possa durare non è chiaro ma che Thomas sia una star a dispetto degli scettici
o di chi possa essere condizionato dalla statura è certo. E quindi cosa fare
adesso? Il contratto di Thomas scade nel 2018 e chiama 6.261 milioni di dollari
nell’ultimo anno. Siamo ai limiti del “furto”. Con una scelta tra le prime
quattro ma forse tra le prime due Boston può prendere un point-man stellare e
di taglia fisica imponente. Tutta la NBA guarda a Markelle Fultz (Washington,
proprio come Thomas) e Lonzo Ball (UCLA). Però attenzione: scambiare Thomas per
avere una star in un altro ruolo (guardia? Ala piccola? Centro?) non è
ipotizzabile se non imbastendo un affare enorme visto che il suo salario è così
basso che non assicurerebbe alcun ritorno tecnico significativo. E poi
sostituire una star con un rookie spedirebbe i Celtics indietro di almeno un
paio di anni.
IL FUTURO – Danny Ainge probabilmente sarebbe disponibile a
rinunciare ad entrambe le sue scelte per un fuoriclasse che renda i Celtics già
da titolo. Chi possa essere però non è chiaro: Paul George lo sarebbe al posto
di Jae Crowder? Jimmy Butler al posto di Avery Bradley? DeMarcus Cousins in
sostituzione di Amir Johnson? Forse è questa la soluzione più intrigante e realistica
anche se per far quadrare i conti probabilmente si dovrebbe rinunciare anche ad
Al Horford. Tutto da vedere. Un’altra strada potrebbe essere meno immediata ma
più percorribile e di lunga gittata. Ovvero: scegliere il miglior giocatore
disponibile nei prossimi due draft e stare a vedere cosa possa succedere con
questo gruppo di giocatori. Fultz ha la taglia per cominciare la sua carriera
NBA giocando accanto a Thomas in alternativa a Bradley, sviluppato gradualmente
con probabile rinuncia a Smart. Ball non ha il tiro di Fultz, anzi la sua
meccanica è discutibile, ma ha velocità e una visione che suggeriscono il
paragone con Jason Kidd. Anche lui ha il fisico per giocare accanto a Thomas,
lasciare che Isaiah vada a scadenza e poi rinnovarlo per consegnare la squadra
al nuovo arrivato nei due anni successivi quando però i Celtics potrebbero già
essere molto competitivi. E poi ci sarà la scelta del 2018 da scoprire. E’
chiaro che si potrebbe andare verso un sovraffollamento di guardie (Smart può
essere usato come pedina di scambio per un’ala piccola alternativa a Crowder,
che però potrebbe essere Jaylen Brown; nel 2018 anche Bradley va a scadenza di
un contratto da otto milioni, anacronistico) mentre tra i “bigs” il talento è
buono ma non trascendentale soprattutto se Horford fosse davvero in declino.
Arriverà la scelta del 2016 Ante Zizic ma dovrebbe prendere il posto di Amir
Johnson, in scadenza, con promozione di Olynik in quintetto almeno all’inizio.
Ma è chiaro che è qui che i Celtics devono migliorare. Il draft può aiutarli
poco, perché quando selezioni così in alto non puoi accontentarti di migliorare
un ruolo, devi tentare il colpo e risolvere i problemi di abbondanza dopo. Su
queste mosse i Celtics si giocano la loro nuova dinastia. Ma sono in buone
mani.
3-fine
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