mercoledì 8 marzo 2017

Golden State e Cleveland: la strada verso la Finale e le trappole

Nella storia della NBA non è mai successo che le stesse due squadre si siano affrontate in tre edizioni consecutive della Finale. Basta questa statistica per suggerire prudenza prima di dare per scontata la terza battaglia tra Golden State e Cleveland anche se tutto spinge verso questa direzione. In modi differenti.
I Warriors hanno perso per alcune settimane Kevin Durant per infortunio. Hanno temuto il peggio quindi alla fine sono rimasti estasiati dal responso medico. Ma l'episodio ha dimostrato quanto gli infortuni possano incidere su una stagione. Stephen Curry lo scorso anno non ha avuto un problema durante la stagione regolare ma li ha avuti durante i playoffs, ha perso ritmo e non è più stato lo stesso. Nemmeno i Warriors lo sono stati. Dalla scivolata sulla macchia di sudore di Motiejunas in poi, molti pensano che i Warriors abbiano perso il titolo molto prima di sperperare un vantaggio di 3-1 contro Cleveland.
Ma i Cavs la stagione prima hanno giocato la Finale senza Kevin Love e dopo gara 1 anche senza Kyrie Irving eppure nessuno pensa che avrebbero potuto vincere il titolo già nel 2015.
La terza Finale tra le stesse squadre sarebbe un'anomalia ma nell'epoca dei Superteam rappresenterebbe soprattutto un segno dei tempi. Il mercato dei buy-out è indicativo. I giocatori disponibili vanno puntualmente nelle squadre più forti. Cleveland dopo le pressioni di LeBron James ha aggiunto l'ala Derrick Williams, il point-man Deron Williams e infine anche Andrew Bogut (che si è infortunato meno di un minuto dopo il suo ingresso in campo). In un match-up con Golden State probabilmente Bogut sarebbe servito solo per confrontarsi con Zaza Pachulia nel primo e terzo quarto. Contro i Warriors la chiave è opporsi con la switching defense al quintetto di tutti tiratori. Cleveland può farlo con Kevin Love da finto 5 (altro infortunato), con Channing Frye e Tristan Thompson  (che dei tre è l'unico che viceversa non apre il campo in attacco). Bogut avrebbe aiutato ma Deron Williams è più importante perché può creare un tiro e soprattutto un passaggio. Le cifre dicono sia il miglior interprete del pick and roll come passatore sul perimetro quindi nel coinvolgere un terzo elemento, un tiratore.
Cleveland ha tiratori ovunque. Kyle Korver da quando è ai Cavs tira da tre oltre il 50% contro il 41% scarso di Atlanta. La sua percentuale effettiva a Cleveland è del 67.6%, la più alta della sua carriera.
L'infortunio di Durant di questi tempi non è grave. Ma i Warriors sono un po' meno profondi di quanto lo fossero l'anno scorso. Hanno perso Bogut, Barnes, Ezeli e Barbosa. Sono stati sostituiti con Pachulia e McGee, mentre Harrison Barnes si è tramutato in Durant e Iguodala ora non fa più sensazione dalla panchina. Ma senza Durant sono meno profondi. Avevano firmato Jose' Calderon, altro giocatore preso via buy-out salvo cambiare strada dopo l'episodio Durant. E così è arrivato Matt Barnes, espertissimo, duro e ovviamente con un bagaglio caratteriale pesante. Ma le squadre come i Warriors non hanno paura di prendere giocatori complessi. I Bulls riuscirono a vincere tre titoli prendendo il giocatore più complicato della storia, Dennis Rodman, e un altro con Brian Williams che poi diventò Bison Dele e purtroppo è finito molto male (è una storia differente).
Ma tre finali in tre anni sono tante lo stesso. Golden State ha giocato 45 partite di playoffs nelle ultime due stagioni. Cleveland 41. Andare in Finale una terza volta significherebbe per queste due squadre giocare almeno 65 partite in più su base triennale rispetto alle 82 del calendario. È come se avessero giocato una stagione in più. O avessero disputato quattro anni in tre. Sempre che ci arrivino. C'è un motivo se la stessa finale tre volte non c'è mai stata o se dai tempi dei Celtics degli anni '60 nessuno ha mai giocato quattro finali di fila. Il peso del calendario è spietato. Gli infortuni sono una spia. 

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